LEZIONE DI STILE. L’ALLENATORE DI MINIBASKET PICCHIATO DA UN PAPA’: “NON INSULTATE LA SUA FAMIGLIA”
SUI SOCIAL INSULTI A MOGLIE E FIGLI DELL’UOMO CHE HA ROTTO IL NASO ALL’ALLENATORE DEL FIGLIO: “BASTA MANCANZA DI RISPETTO, E’ GIUSTO CHE PAGHI LUI, MOGLIE E FIGLI NON C’ENTRANO NULLA”
“Chi prende di mira la moglie e i figli di quell’uomo sbaglia almeno quanto ha sbagliato lui quando mi ha picchiato”: quello di Roberto Guali, l’allenatore della squadra di minibasket Basket 2000 di Lavena Ponte Tresa (nel Varesotto) che lo scorso weekend al termine di una partita è stato aggredito dal padre di uno dei suoi piccoli giocatori, è un appello ad abbassare i toni, in modo che del brutto gesto di cui è stato vittima non facciano le spese bambini incolpevoli.
L’episodio, denunciato prima con un comunicato congiunto firmato dai presidenti delle società Pallacanestro Verbano Luino e Basket 2000 Lavena Ponte Tresa e poi con un lungo sfogo dello stesso Guali pubblicato sulla pagina Facebok “La giornata tipo”, ha suscitato un’ondata di indignazione. Al punto tale che ora è proprio chi ha subito l’aggressione a chiedere di mettere un freno: “La famiglia dell’uomo che mi ha colpito sta vivendo troppe difficoltà – spiega Roberto Guali – È giusto che paghi lui, ma non sua moglie e soprattutto non i suoi figli”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la società : “A noi non interessa alimentare polemiche, ma far arrivare ai bambini e alle loro famiglie un messaggio fondamentale, ovvero che qui le regole della buona educazione e del rispetto reciproco devono sempre essere rispettate – sottolinea Giuseppe Cosentino, presidente del Basket 2000 Lavena Ponte Tresa – Altrimenti potremmo addirittura prendere la decisione drastica di non ammettere più i genitori alle partite”.
La moglie del genitore manesco ha scritto una lettera ai giornali locali chiedendo di tenere conto anche dei suoi sentimenti e di quelli dei loro tre figli, che stanno soffrendo per l’odio e il disprezzo che tante persone stanno manifestando nei confronti della loro famiglia. “Lo voglio ribadire, i suoi bambini non devono pagare per il suo errore – conclude Guali – Non li faccio pagare io in nessun modo quando li alleno in palestra e così devono fare anche gli altri”.
(da agenzie)
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