L’ITALIA E L’EUROPA HANNO FATTO RIPORTARE IN LIBIA ANCHE UN NEONATO NATO SUL BARCONE: “CRIMINE CONTRO L’UMANITA”
POSSIAMO RINGRAZIARE I CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA E I DIFFAMATORI DEI TAXI DEL MARE… L’ITALIA HA REGALATO IN QUATTRO ANNI 213 MILIONI DI EURO A DEI DELINQUENTI
Sull’ultimo gommone riportato in Libia c’era anche un neonato. Era stato partorito lì, a bordo, in mezzo ad oltre novanta persone.
Uomini, donne e bambini stipati sull’imbarcazione di fortuna per sfuggire alla guerra e ai campi di prigionia.
Non ce l’hanno fatta, la Guardia costiera libica li ha ricondotti al punto di partenza, precipitandoli di nuovo nell’orrore che stavano provando a lasciarsi alle spalle.
È successo ieri, stamattina la portavoce di “IOM – UN Migration” ha confermato: 93 persone risospinte nei lager libici e 6 – come hanno riferito i naufraghi – morte. È l’ultimo dei respingimenti a cui, da bordo, ha assistito l’equipaggio della “Mare Jonio”, la nave dell’associazione “Mediterranea Saving Humans”. E purtroppo, nel Mediterraneo centrale, non è un caso isolato.
Per la presidente di “Mediterranea”, Alessandra Sciurba, quello che sta succedendo sulla rotta migratoria definita da Medici senza frontiere “la più mortale del mondo” ha una definizione precisa. “È un crimine contro l’umanità . In dieci giorni per tre volte noi abbiamo assistito a migranti riportati in Libia dalle milizie, due nel giro di quarantotto ore”, spiega ad HuffPost.
Ieri la “Mare Jonio” aveva ricevuto il messaggio di Sos lanciato da Alarm Phone per segnalare il gommone partito dalla Libia alla deriva col motore in avaria, la nave aveva provato a raggiungerlo spingendo i motori al massimo.
Ma la Guardia costiera libica è arrivata prima. “Avevamo individuato le navi militari europee più vicine chiedendo ufficialmente il loro intervento, avevamo offerto la nostra disponibilità ad imbarcare i naufraghi sulla Mare Jonio, avremmo potuto garantire loro cure medico-sanitarie adeguate. Ma i miliziani libici hanno rifiutato”.
Nel racconto tornano l’angoscia della corsa contro il tempo, la frustrazione di assistere impotenti e “la consapevolezza sempre maggiore che chi avrebbe potuto fare qualcosa subito non aveva la minima intenzione di farlo”, come ha scritto sui social stamattina Vanessa Guidi, medico di bordo sulla Mare Jonio.
Eccolo qui il punto della questione. “Sono l’Italia e l’Europa ad aver scelto di non salvare quel neonato e gli altri naufraghi che erano su quel gommone ieri – scandisce Sciurba – queste persone sono vittime di una tratta all’infinito, in un sistema pagato dai contribuenti italiani. La Libia è in piena guerra civile e l’Italia finanzia la cosiddetta Guardia costiera, guidata, sebbene non ufficialmente, anche da quel comandante Bija definito dall’Onu un torturatore”.
Il riferimento è al Memorandum di intesa tra Italia e Libia, stipulato nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, e prorogato a febbraio scorso. Qualche giorno fa, di ritorno dalla capitale libica, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato che i colloqui tra le parti per apportare modifiche agli accordi, riprenderanno a breve.
Oggi è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a incontrare il leader di Tripoli, Sarraj, per ribadire la convinzione italiana che “la soluzione non può essere affidata al piano militare ma esclusivamente ad un impegno comune per il rilancio del processo politico per la stabilizzazione del Paese”.
L’ufficio stampa del Governo di Tripoli rende nota la volontà comune di “formare un comitato per seguire il ritorno delle imprese italiane al fine di riprendere le loro attività in Libia e la continuazione del contributo dell’Italia all’operazione di sminamento che è cominciata da qualche giorno”.
Martedì inoltre – lo ha annunciato la ministra dell’interno, Luciana Lamorgese – la maggioranza si incontrerà di nuovo per confrontarsi sulla modifica ai Decreti Sicurezza su cui non c’è ancora la quadra nella maggioranza. A frenare sono i 5 stelle, che non rinnegano la linea dura promossa con il Governo gialloverde, potrebbero presentarsi al Viminale con un loro documento, ma premono per un rinvio a settembre.
“Sentire parlare di correggere, emendare, gli accordi con la Libia è un insulto all’intelligenza, ma anche ai valori fondanti della nostra Costituzione, dell’Europa e del diritto internazionale” commenta la presidente di “Mediterranea”.
E per meglio far capire il senso delle sue parole ricorre ai numeri: “Dal 2017 al 2020 l’Italia ha dato alla Libia 213 milioni di euro, con 2 milioni e mezzo la Comunità di Sant’Egidio ha fatto arrivare nel nostro Paese in aereo, dunque in tutta sicurezza, mille persone garantendo loro accoglienza per un anno. Perchè allora continuare a finanziare la milizia libica che tortura e uccide esseri umani com’è stato denunciato? La Libia non è un porto sicuro, non siamo noi a dirlo. E allora quali sono gli interessi internazionali che si nascondono dietro l’orrore che si consuma nel Mediterraneo e in Libia?”.
Mare Jonio stamattina è tornata in mare. Nonostante la rabbia e il senso di sconfitta per non aver potuto impedire l’ultimo respingimento e le onde alte più di due metri. “La nostra missione è salvare le persone al di là della nazionalità ”, ripete Sciurba.
Di nuovo e ancora “finchè i Governi europei che sono committenti e finanziatori di questo crimine contro l’umanità non faranno il loro dovere”.
Di nuovo in mare tra la vita e la morte, addosso “la sensazione di vivere in un mondo capovolto” e il pensiero rivolto a quel bambino partorito su un gommone, “quel neonato che l’Italia e l’Europa non hanno voluto salvare. Fossimo arrivati prima dei libici magari avrebbe avuto un futuro diverso e invece ora chissà in quale inferno è precipitato”.
(da “Huffingtonpost”)
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