LIVORNO, LA CITTA’ DOVE IL PD NON TROVA NESSUNO DISPOSTO A FARE IL SINDACO
DOPO MOLTI NO RESTA IM BALLO UN UNICO CANDIDATO: IL CAPOGRUPPO IN REGIONE RUGGERI, IMPIEGATO ENI
C’era una volta quella poltrona. Bella e potente, ambita e combattuta, nascosta come uno scrigno in uno dei pochi palazzi storici della città , nella piazza del Comune.
Adesso sembra peggio di una sedia elettrica, pronta a fulminare ogni velleità politica.
POLTRONA
La poltrona è quella del sindaco di Livorno, città importante, la seconda della Toscana per numero di abitanti sino a quando i cinesi hanno fatto crescere Prato che ha scavalcato in classifica il porto toscano.
Che però, nonostante la crisi, che qui ha soffiato come un libeccio cattivo, resta un centro industriale importante, affacciato sul Tirreno e frontiera della Toscana.
Nessuno sembra aver più voglia (almeno senza una bella spinta del partito) di fare il sindaco come lo furono raffinati intellettuali quali Furio Diaz e Nicola Badaloni e, nel partito di maggioranza, il Pd, sono già sei le rinunce e i ritiri.
Tanto che probabilmente non si faranno neppure le primarie.
Il primo a dire gentilmente ma irrevocabilmente di «no» è stato l’avvocato Giuseppe Angella, già amministratore delegato del Tirreno e cariche importanti nel gruppo l’Espresso.
Poi ha declinato l’invito il professor Emanuele Rossi, giurista di fama internazionale e docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
E ancora, dopo una settimana di pensamenti e ripensamenti, non ha accettato di correre per primo cittadino il Signore dei Robot, alias Paolo Dario, professore di robotica alla Scuola Sant’Anna e «visit professor» in numerose università straniere.
I POSSIBILI CANDIDATI
Si è cercato anche un politico di lungo corso, quale l’assessore regionale Gianfranco Simoncini, già sindaco di Rosignano Marittimo, ma quando sembrava fatta Simoncini ha preferito fare diversi passi indietro e rimanere nella più sicura Firenze.
Sfumata, stavolta per un’accoglienza assai tiepidina del partito, anche la possibile candidatura della renziana Nicoletta Batini, un lavoro al Fondo monetario internazionale, un curriculum da 30 e lode e una simpatia passata per il Movimento 5 Stelle di Grillo.
Al capolinea sembra essere arrivata anche la candidatura di Luca Bussotti, ricercatore ed ex assessore, l’unico ad aver presentato con un certo entusiasmo la candidatura alle primarie. In lista, adesso, rimane un unico candidato. Marco Ruggeri, 39 anni, impiegato Eni, capogruppo del Pd in regione.
Non è un renziano, Ruggeri, ma ha votato Cuperlo. I suoi compagni di partito dicono che sia un cuperliano pentito ma, nonostante questo, non è salito sul carro di Matteo (come in molti ex accaniti bersaniani hanno fatto anche a Livorno) e continua a definirsi un uomo della sinistra del partito.
A dir la verità anche Ruggeri, se pur livornese doc, avrebbe fatto a meno di quella poltrona scomoda e, dicono i fedelissimi, ha accettato per amore della sua città e per dovere istituzionale.
PROBLEMI
Ma perchè tanta avversione alla carica di sindaco? Il segretario del Pd, Yari De Filicaia ammette che la situazione in città è «complicata e che la crisi ha reso le cose difficilissime».
E poi c’è chi la butta pure sullo stipendio: 4 mila euro al mese sono pochi per un lavoro da 14 ore al giorno soprattutto se il candidato è un professionista affermato.
L’attuale sindaco, Alessandro Cosimi, medico oncologo, persona intelligente e eticamente perfetta, è stato travolto dagli eventi.
Un giorno, durante uno sfogo, pare abbia detto che «il mestiere di sindaco è un mestiere di m…». Pochi giorni fa ha dovuto subire l’onta di un assalto al consiglio comunale da patte d’inferociti occupanti di case popolari e di strutture dell’Asl.
«Non accadeva dal tempo del fascismo», ha commentato amareggiato minacciando le dimissioni poi rientrate. La città dove nessuno vuole fare il sindaco è a un bivio.
Il Pd sta decidendo se fare le primarie di coalizione o meno e intanto si cerca di rendere meno elettrica quella poltrona ormai diventata una sedia al primo piano del Palazzo Municipale.
(da “il Corriere della Sera“)
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