LO SCIOPERO DEL VOTO E’ PARTITO DALLA PIAZZA CGIL: TRA GLI ASTENUTI MOLTI SONO ANZIANI
IL 16 OTTOBRE BOLOGNA SI ERA FERMATA PER LA PROTESTA GENERALE: QUEL GIORNO SI E’ ROTTO IL RAPPORTO TRA ELETTORE E PD
La storia del progressivo distacco tra il Pd di Matteo Renzi e il suo elettorato inizia il 16 ottobre.
Quel giorno Bologna si ferma e più di 20 mila persone scendono in piazza per partecipare allo sciopero generale della Cgil.
Vincenzo Colla, segretario regionale Cgil, dice dal palco che “una cosa così non si vedeva da anni”. Accanto a lui, da Roma, è arrivata Carla Cantone, emiliana, segretario generale dello Spi-Cgil, i pensionati.
Quel giorno si è rotto qualcosa e oggi, con l’indebolimento in Parlamento, la fuga di 750 mila elettori, lo “shock” del gruppo dirigente emiliano, se ne vedono gli effetti.
Qualcosa aveva capito Stefano Bonaccini.
Raccontano che quando giovedì scorso, al Paladozza, Renzi ha chiamato l’applauso dei circa tremila contro il sindacato, il neo-presidente abbia reagito con una brutta smorfia del viso.
Consapevole del disastro che si stava preparando. Un bolognese attento e curioso come Wu Ming 1 non ha dubbi: “Il Pd, e lo stesso Renzi, sono andati in tilt quando si è espresso il conflitto sociale. E l’idea di contrapporre la Leopolda alla piazza di San Giovanni gli si è rovesciata contro”.
L’allergia al conflitto è visibile nel nervosismo con cui il premier affronta le piazze che lo contestano. I Wu Ming hanno allestito una mappa interattiva, Renzi scappa per documentare i casi di fuga dalle piazze avverse.
La Cgil, in Emilia Romagna, ha 821 mila iscritti, seconda solo alla Lombardia, più grande e più industrializzata. Lo Spi ne conta 640 mila.
Logico, quindi, puntare lo sguardo in quella direzione.
I pensionati della Cgil smussano i toni, ricordano di aver fatto un appello unitario, insieme a Cisl e Uil, per andare a votare.
A differenza del segretario Fiom, Bruno Papignani, che aveva invitato a stare a casa. Però, tra i 750 mila rimasti a guardare, gli anziani sono molti come confermano anche nel sindacato. Lo ribadisce, ad esempio, Stefano Brugnara, presidente dell’Arci bolognese. “Certamente, sono andati a votare di più rispetto ai giovani, ma di anziani nei circoli Arci che dicevano di non voler votare ne ho sentiti molti. Ed è un dato che deve preoccuparci, tutti. Nessuno può chiamarsi fuori”.
Una buona sintesi di questo fenomeno la fornisce un protagonista insospettabile: il candidato “renziano” alle primarie regionali sconfitto da Bonaccini. Roberto Balzani è un autorevole professore, amico del rimpianto Edmondo Berselli — “all’Emilia manca la sua capacità di raccontare e capire” — fuori dalle logiche degli ex Dc o ex Pci del passato. A differenza del premier, però, non solo non sottovaluta l’astensione ma la fissa con precisione con l’espressione “sciopero generale del voto”.
La stessa analisi di Wu Ming 1 che individua nella “pratica degli scioperi generali” l’elemento che ha costituito “uno choc anafilattico” per il gruppo dirigente del Pd. Giudizio rinforzato dal sondaggista Roberto Weber, di Ixè: “L’Emilia è tale grazie ai corpi intermedi. Non puoi attaccarli tutti i giorni e pensare di cavartela”.
Balzani invita anche a non sottovalutare il ruolo dei “ceti medi riflessivi” quella fascia di tecnici, professionisti, imprenditori, che cavalcano il rinnovamento, “ma conservano l’attenzione ai ‘beni comuni’” e che non sopportano più un gruppo dirigente locale inadeguato.
Il “modello Errani” che Renzi ha tutelato in tutti i modi facendo coincidere i suoi commenti al voto con quelli dell’ex governatore.
La vicenda locale ha giocato un ruolo non secondario, spiega Weber: “Qui c’è una cultura contadina robusta che non sopporta la corruzione e vuole correttezza nei comportamenti. Logico che gli scandali abbiano creato insofferenza”.
Gli astenuti del Pd, quindi, hanno storie e fisionomie diverse. Ma sono figlie di una storia che Renzi vuole sradicare anche se oggi sembrano solo seduti sugli spalti a guardare la partita, dopo aver gridato con forza che l’allenatore a loro non piace.
“La tipologia di coloro che hanno votato non è molto diversa da chi si è astenuto” spiega Weber: “Hanno solo una sofferenza sociale e un’insofferenza in più”.
“Ma non so se torneranno indietro, aggiunge, certi comportamenti sono irreversibli”.
Altri immaginano un rinsavimento del gruppo dirigente Pd in grado di ricucire con il sindacato e di dare una svolta al partito.
“Serve un’intelligenza collettiva” chiede Brugnara. Ma serve anche, aggiunge Balzani, “uscire una volta per tutte dalla storia del vecchio Pci che qui non è mai morto”.
Ma forse, vale l’immancabile puntura di spillo che proviene dal sempreverde Romano Prodi: “Come ti fai il letto, così dormi”.
Salvatore Cannavo’
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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