LO SPRECO DEI 105 MILIONI PER POMPEI
SOLDI STANZIATI DA BRUXELLES NEL 2012 CHE VANNO SPESI ENTRO IL 2015: A LUGLIO NE RISULTAVA USATO L’1%, ORA POCO DI PIÙ… ADESSO, PUR DI CONSUMARLI TUTTI, SI PROCEDE A CASO…. E CON LA GARA PER LA “COMUNICAZIONE” SI COMPRA LA CANCELLERIA
L’ultimo scandalo è di appena 48 ore fa: Pompei chiusa ai turisti nel giorno di Natale. All’ira dei tour operator e degli albergatori, il ministro Dario Franceschini oppone la fredda statistica delle scarse affluenze: “Nel Natale 2013, a Pompei, sono stati staccati appena 800 biglietti”.
Il punto è che la direttiva del ministero riguarda tutti i musei e le strutture statali.
E se non bastasse, Franceschini tiene a sottolineare che “del resto anche il Louvre è chiuso a Natale e il primo giorno dell’anno”.
Già , il Louvre: con i suoi 9,7 milioni di visitatori l’anno è il museo più visitato al mondo nel 2013.
Al terzo posto troviamo i Musei Vaticani, con 5,9 milioni di biglietti staccati, mentre la prima struttura italiana è in 21esima posizione — la Galleria degli Uffizi — con 1,7 milioni.
Pompei vanta ben altro record: 105 milioni di euro — stanziati dall’Unione europea — da spendere entro il 2015, pena la perdita del finanziamento, datato 2012 e destinato a messa in sicurezza, restauri, informatizzazione e comunicazione.
Cinque mesi fa, di quei 105 milioni, ne era stato speso appena l’1%.
A luglio scorso, Bruxelles ci ha inviato di persona il Commissario agli Affari regionali, Johannes Hahn, che con Franceschini e il sottosegretario Graziano Delrio , ha “prescritto” l’accelerazione dei lavori.
In sostanza: Pompei ha un anno per spendere 105 milioni ed è tutta una corsa a chiudere progetti, avviare gare, affidare lavori.
Spicca il “lotto unico per servizi di ideazione, realizzazione, sviluppo e gestione del piano di comunicazione”.
La gara, peraltro ancora in via di aggiudicazione, prevede ben 500 calendari da tavolo, 2mila block notes da 50 fogli, 5mila bigliettini da visita, 4mila fogli di carta intestata, 2mila buste di varie di varie dimensioni, l’ideazione di un marchio per Pompei e la locale Soprintendenza (Sapes).
Il piano di comunicazione potrà partire — si spera — nel 2015, a patto d’incollare i francobolli, anche se la cancelleria non è l’unica arma a disposizione di ministero e soprintendenza. Il “piano della fruizione” comprende un sito web — al momento inattivo, ma è stato pubblicato il bando per il “contenitore informatico” — e tre mostre. Tutto da bandire entro gennaio: operatività prevista per aprile 2015, costo del piano 7 milioni di euro.
Appena un milione in meno del “piano della conoscenza”, previsto in sei lotti, che prevede l’archiviazione informatica di ogni centimetro dei 44 ettari pompeiani. Tempo previsto per la realizzazione del progetto: dieci mesi.
Se i cantieri dovessero aprire il primo gennaio, insomma, lavorando con precisione cronometrica, il “Piano della conoscenza” — costo 8,2 milioni — sarebbe ultimato il 30 ottobre, appena due mesi prima del fatidico ultimo giorno di dicembre, data stimata per la fine dei lavori.
L’assunto che prevede la “conoscenza” del sito, come passo preliminare alla messa in sicurezza, o al restauro, qui a Pompei viene di fatto ribaltato: sono partiti prima (pochi) cantieri già messi in sicurezza mentre il resto, previsto nel “piano delle opere” da 85 milioni, andrà di pari passo con la “conoscenza”, se va bene, oppure si daranno il turno, l’importante è spendere i 105 milioni per dicembre meglio che si può, anche a dispetto della logica.
“In effetti — commenta il soprintendente Massimo Osanna — il ‘piano della conoscenza’ doveva essere il primo atto anche se, aspettando la sua realizzazione, i tecnici avrebbero dovuto lavorare in cantieri che non erano ancora stati messi in sicurezza. Anzi, aspettando, rischiavamo di non poter spendere i soldi per la stessa messa in sicurezza”. Invece qualcosa è stato realizzato: “Tre cantieri sono stati già ultimati, dal primo agosto sono aperte al pubblico dieci Domus, e con i fondi sono state assunte 60 persone, a tempo determinato, dalla Ales, che è una società del ministero”.
Osanna del resto è arrivato poco meno di un anno fa, non gli si possono addebitare i ritardi della gestione precedente, dalla quale ha ereditato anche l’assenza di un bel po’ di progetti: “Abbiamo dovuto progettare ex novo la messa in sicurezza di ben tre Regiones”, spiega, “di certo prima del nostro arrivo è stato perso tempo, ma l’optimum non si sarebbe potuto realizzare neanche con una tempistica perfetta, perchè mettere in sicurezza e salvare Pompei è un’impresa molto complessa”.
E il ritardo del “piano della conoscenza”?
“Vorrà dire che coordineremo i cantieri: in alcuni si lavorerà al restauro e alla messa in sicurezza, in altri all’archiviazione dei dati, e poi viceversa. E comunque: dei 105 milioni, ne abbiamo già banditi 96, e metà di questi riguardano lavori già partiti”.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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