LO STATO TRA COMUNI E COSCHE
DA QUANDO E’ STATA VARATA LA LEGGE NEL 1991, BEN 217 ENTI LOCALI SONO STATI SCIOLTI PER INFILTRAZIONI MAFIOSE… NUMERI DESTINATI A SALIRE
I numeri dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa contribuiscono a chiarire il livello di penetrazione delle organizzazioni criminali nel nostro Paese.
Attualmente sono 22 gli enti locali che non hanno un sindaco, una giunta democraticamente eletta a guidarli, ma una commissione prefettizia che è intervenuta per restituire credibilità allo Stato, inquinato da condizionamenti e infiltrazioni malavitose.
L’iter per l’azzeramento è semplice.
Il Prefetto invia una commissione di accesso presso l’ente, verificata la compromissione degli organi politici, il governo dispone lo scioglimento con decreto del presidente della Repubblica. Una triade di commissari gestisce il Comune fino a nuove elezioni.
Dei 23 comuni a guida prefettizia, 3 si trovano al nord: due sono in Liguria, Bordighera e Ventimiglia, entrambi in provincia di Imperia, e uno in Piemonte, il comune di Leinì.
Enti locali condizionati dal potere delle ‘ ndrine insediate da anni nel nord del nostro paese. Leinì fa parte dei 7 Comuni sciolti per mafia nell’ultimo Consiglio dei Ministri che ha azzerato anche Pagani e Gragnano, in Campania; Bova Marina e Platì in Calabria; Salemi e Racalmuto in Sicilia.
In tutto, dal 1991 — anno di introduzione della legge — i Comuni sciolti per condizionamento mafioso sono stati 217, numero che comprende anche le 4 Asl, aziende sanitarie locali, azzerate perchè asservite al potere criminale.
Le mafie, in combutta con il potere politico, controllano appalti, posti di lavoro e pianificano la devastazione del territorio.
Un numero, quello dei comuni sciolti, destinato a salire, visto che sono 9 le commissioni di accesso attivate presso altrettanti Comuni per verificare eventuali condizionamenti.
Quella più clamorosa si è insediata a Reggio Calabria, roccaforte elettorale e politica dell’attuale governatore della regione Giuseppe Scopelliti.
Un fenomeno, le mani dei clan sui Comuni, che ha caratterizzato prevalentemente le regioni del mezzogiorno (Campania in testa).
Al nord, fino al dicembre 2010, erano state sciolte solo 2 amministrazioni: Bardonecchia, in provincia di Torino, nel 1995, e Nettuno, in provincia di Roma, nel 2005.
“I casi degli ultimi tre scioglimenti al nord — spiega Enzo Ciconte, docente di Storia della criminalità organizzata all’Università Roma Tre — sono un buon segnale. Vuole dire che si comincia a cercare, finora non si era fatto nulla. Conveniva far passare l’idea che le mafie non esistessero. Per molti era meglio non parlarne per non deturpare il volto della regione, l’immagine del nord onesto e ricco”.
Una disattenzione, figlia anche della volontà politica.
Gli scioglimenti sono decisi dai governi.
“Un caso macroscopico — continua Ciconte — è stato Fondi, in provincia di Latina, che il governo Berlusconi non ha voluto sciogliere. C’era il rischio di creare un caso analogo con Salemi. Hanno cercato di fare la stessa operazione, ma il governo Monti è intervenuto”.
Salemi, in provincia di Trapani, era il comune guidato da Vittorio Sgarbi, sciolto nell’ultimo Consiglio dei ministri per condizionamento della mafia. “Le mafie non guardano destra o sinistra — conclude Ciconte — si infiltrano anche perchè in questa fase le organizzazioni criminali portano denaro liquido, drenano l’economia”.
Uno studio di Legautonomie Calabria dimostra che il colore politico non conta nelle infiltrazioni dei Comuni.
Il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha più volte ribadito che ci sono zone del paese dove lo stato fatica ad infiltrarsi: il dato dei Comuni sciolti due volte ne è la riprova.
Sono 36 quelli che hanno bissato l’azzeramento in questi 21 anni di applicazione della legge. Enti locali che sembrano segnati dal malaffare e dall’incuria politica.
Un caso è quello di Casal di Principe, nel casertano, due volte sciolto per mafia, dove c’è la possibilità di invertire la rotta.
L’ex primo cittadino Renato Natale ha deciso di candidarsi chiedendo ai partiti di farsi da parte e lasciare vincere la società civile.
Un segnale in terra di camorra perchè lo stato torni a infiltrarsi.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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