LUSI IN CARCERE A REBIBBIA AVVERTE: “HO TANTE COSE DA DIRE”
IL SENATO VOTA SI’ ALL’ARRESTO 155 A 13, IL PDL NON VOTA… E’ DAVVERO GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI?
Luigi Lusi è in carcere a Rebibbia. Il Senato ha autorizzato l’arresto per l’ex tesoriere della Margherita.
Il voto è arrivato dopo una giornata tesa, con polemiche e interventi “velenosi” in aula.
Poi lo scrutinio palese: 155 i “sì”, 13 i “no” e un astenuto.
E’ la prima volta che i senatori votano nominalmente su una richiesta d’arresto. Il Pdl, come annunciato durante la riunione di questo pomeriggio, ha abbandonato l’emiciclo.
Il primo commento: “Sto vivendo un incubo, voglio rispetto”. Poi aggiunge: “Non ho detto tutto”.
Prima del suo intervento, l’ex tesoriere della Margherita ha rivelato di avere ricevuto tanta solidarietà , “più di quanto possiate immaginare”.
Poi, durante il suo intervento in Aula: “Non intendo sottrarmi alle mie responsabilità e non intendo affatto sottrarmi al processo. Mi si vuole mandare in carcere perchè, parlando con i media, inquinerei il percorso investigativo. Non c’è altra motivazione”.
Ma “il legislatore – ammonisce Lusi – deve tenere distinta l’autorizzazione alla misura cautelare dall’istituto, ancora non previsto, dell’anticipazione della pena”.
Non manca una richiesta: “Non fatemi diventare un capro espiatorio”. L
‘ex tesoriere entra nel merito delle accuse.
Chiamando in causa i vertici della Margherita. “La gestione dei flussi finanziari è stata effettuata per comune assenso al fine di accantonarle per le attività politiche di diversi esponenti del partito”.
Dopo il voto, il messaggio a Rutelli: “ha avuto la decenza di non votare a favore del mio arresto”.
E dopo il voto del Senato, Lusi è un fiume in piena. “Sto vivendo un incubo, voglio rispetto”.
Poi. sulle indagini: “Non ho detto tutto, c’è una marea di approfondimenti da fare”.
L’ex tesoriere aspetterà nella sua villa di Genzano l’ordine di esecuzione dell’arresto che gli sarà consegnato dalla Guardia di Finanza.
Poi l’analisi del voto: “Sulla mia testa si è giocata una partita politica molto ampia”.
Poi aggiunge: “Ho notato che se la Lega non fosse rimasta in aula sarebbe probabilmente mancato il numero legale, così come ho visto che Enzo Bianco ha votato. Almeno Rutelli ha avuto l’intelligenza di non votare”.
Ancora: “Io voglio combattere”. L’ex tesoriere della Margherita, lasciando palazzo Madama, si è congedato dai giornalisti con la frase: “Ora lasciatemi andare dove devo andare”.
Ecco i senatori che hanno votato contro la richiesta di autorizzazione all’arresto nei confronti di Luigi Lusi come risulta dai tabulati del voto.
Per il Pdl: Diana de Feo, Sergio De Gregorio, Marcello Dell’Utri, Marcello Pera, Guido Possa, Piero Longo.
Per il gruppo di Coesione Nazionale: Valerio Carrara, Mario Ferrara, Salvo Fleres, Massimo Palmizio, Riccardo Villari.
Per il Gruppo Misto: Antonio Del Pennino e Alberto Tedesco.
Potrebbe svolgersi già nella giornata di domani l’interrogatorio di garanzia in carcere per il senatore Luigi Lusi.
L’ex tesoriere comparirà davanti al gup Simonetta D’Alessandro, che il 3 maggio firmò il provvedimento con cui chiedeva l’arresto per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita.
“L’arresto di Lusi? “Ho sempre detto che senatori e deputati sono uguali agli altri cittadini”. Così il segretario del pd, Pier Luigi Bersani.
Tra i primi a commentare, l’ex ministro degli Interni, Roberto Maroni. “E’ andata come doveva andare. L’arresto è sempre una brutta cosa ma non c’erano alternative”.
Per Felice Belisario, Idv, “il Pdl ha fatto come Ponzio Pilato: se ne è lavato le mani con un comportamento molto grave. Gli italiani sapranno valutare”.
Il commento del nostro direttore
UNA OCCASIONE PERSA PER METTERE SOTTO ACCUSA IL SISTEMA POLITICO NEL SUO COMPLESSO
Su questa vicenda occorre dire qualcosa controcorrente.
Intanto i partiti hanno votato Sì al carcere per Lusi solo per paura di perdere consensi a favore della demagogia grillina, senza entrare nel merito.
Tale è ormai il timore di perdere voti in primavera, alle imminenti politiche, che avrebbero mandato a Rebibbia anche la propria madre.
Un commento ci sembra sia stato azzeccato, quello di Enzo Carra, Udc, su Twitter: “Il Senato ha votato contro il suo Schettino. Un uomo solo muoia perchè tutti gli altri vivano”.
E’ giustizia quella che fa di Lusi il capro espiatorio di una allegra gestione dei fondi della Margherita quando il suo bilancio era stato contestato da Parisi e altri già un anno fa?
Quando esisteva un collegio di revisori dei conti che non ha revisionato un bel nulla?
Quando in altri tempi si sarebbe detto che Rutelli “non poteva non sapere”? Quando pare dimostrato che centinaia di migliaia di euro sono stati devoluti per finanziare campagne elettorali di altri esponenti della ex Margherita (compresi Rutelli, Franceschini, Bindi e Bianco, a leggere i resoconti sui media)?
Lusi ha fatto i suoi affari illeciti, ma siamo certi che non fosse il terminale di una prassi diffusa?
Questo lo stabilirà il giudice, certo. Ma pare anomala la necessità di arrestare dopo mesi Lusi, quando non vediamo come avrebbe potuto inquinare prove o reiterare il reato, mentre altri suoi ex sodali si sono travestiti da suoi carnefici.
Vogliamo chiederci che giustizia vige in Italia se Lusi deve essere arrestato, mentre Belsito no?
Come mai Lusi deve anticipare la pena a Rebibbia, mentre qualche sera fa abbiamo visto il buon Belsito dilettarsi nella sua discoteca Sol Levante di Lavagna di cui ha acquistato recentemente una quota societaria per centinaia di migliaia di euro?
E i lingotti d’oro, i conti esteri, le cifre non giustificate, i rapporti con la ‘ndrangheta di cui i giudici hanno parlato, non sono aspetti tali da far temere l’inquinamento delle prove?
E l’origine della disponibilità finanziaria di Belsito da dove deriverebbe?
Vorremmo solo capire se esiste un criterio oggettivo nelle valutazioni della “pericolosità sociale” di un imputato oppure no.
Perchè un conto è la richiesta di arresto di un politico per associazione mafiosa, laddove fosse provata, altra cosa il caso Lusi dove sarebbe stato sufficiente un processo per direttissima in modo che uno sconti subito la eventuale pena comminata.
Possibimente verificando eventuali connivenze e complicità .
Altrimenti resta la brutta sensazione che si sia voluto trovare un capro espiatorio, “un uomo solo che muoia perchè tutti gli altri vivano”.
Un occasione persa per “vedere oltre” e chiamare in correità un sistema politico che genera mostri.
Avrebbe potuto essere,. per un nuovo movimento politico, l’occasione di differenziarsi con un’analisi seria e non superficiale.
Non sempre accodarsi al branco è la via giusta: il coraggio politico certe volte alla lunga paga di più.
Ma come diceva don Abbondio “se il coraggio uno non l’ha, non puo certo dimostrarlo”.
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