M5S, IL MALCONTENTO IN VENETO RISCHIA DI DILAGARE
RACCOLTA DI FIRME PER GIUDICARE L’OPERATO DEI 5 CONSIGLIERI REGIONALI GRILLINI CONSIDERATI “POCO TRASPARENTI”… FONDI PER GLI ALLLUVIONATI MAI ARRIVATI
Il sentimento di rivolta ribolle sotto le acque della Laguna.
Da mesi si susseguono riunioni e assemblee non ufficiali alle quali partecipano centinaia di attivisti veneti del Movimento 5 stelle.
Al centro dei loro pensieri più neri ci sono i cinque consiglieri grillini eletti in Regione, rei — dicono — di aver tradito uno dei valori fondanti del Movimento: la trasparenza.
Per i cinque, i frondisti hanno avviato una raccolta firme per il «recall», vale a dire la possibilità di istituire una votazione con cui giudicare l’operato dei propri consiglieri ed eventualmente ottenerne la rimozione prima che termini il mandato.
Sarebbe il primo recall della storia del Movimento.
Le voci sempre più alte del dissenso interno arrivano fino alle orecchie di Beppe Grillo.
Il leader segue da lontano il successo della raccolta firme e prima che si arrivi a quota 500, sufficiente ad attivare il voto, decide di intervenire nello scontro.
Il rischio che il caso possa deflagrare a livello nazionale è alto.
Da Genova arrivano ai frondisti poche telefonate ma con una richiesta precisa: «Ho capito i vostri problemi e troveremo una soluzione – rassicura Grillo – Ora, però, state tranquilli. Abbiamo cose più importanti a cui pensare».
La reazione è quella sperata. Si prende tempo e viene siglata una fragile tregua.
«Lo sappiamo benissimo che nei pensieri di Beppe ora c’è il referendum costituzionale – spiega uno degli attivisti che preferisce mantenere l’anonimato – ma se l’attesa sarà troppo lunga, faremo le nostre valutazioni. Siamo pronti ad abbandonare il Movimento».
Deposte le armi, resta evidente la scollatura tra la base e i vertici.
E in questi giorni tornano ad essere numerosi i messaggi sui social e nelle chat interne dove tengono banco i temi del dissenso.
Primo fra tutti, il mancato arrivo dei soldi raccolti e destinati alle famiglie colpite dal tornado in Riviera.
Il fondo, accusano dai Meet up, sarebbe ancora fermo sul conto corrente gestito da uno dei consiglieri, Simone Scarabel.
Conto che sarebbe riconducibile ad una «Associazione Movimento 5 stelle Veneto», di cui Scarabel è il tesoriere, creata da quattro dei cinque consiglieri regionali e che, nel suo statuto, prevede «la possibilità di raccogliere tra i soci e i non soci, fondi, riserve o capitale».
La questione, distante secondo gli attivisti dal valore della trasparenza, è motivo di altri mal di pancia.
Prima di Grillo, avrebbe tentato di sedare il malcontento anche il referente del Movimento in Veneto, l’europarlamentare David Borrelli, «chiedendo ai consiglieri di evitare altri passi falsi e di riferirsi a lui prima di prendere delle decisioni. Praticamente li ha commissariati», riferisce un altro attivista.
Anche lui, come gli altri, chiede di mantenere il riserbo sulla sua identità : «C’è quasi il terrore a fare il proprio nome. La deriva che sta prendendo il Movimento a molti di noi non piace e vorremmo aiutarlo a tornare sulla strada originaria, ma se uscissimo allo scoperto riceveremmo insulti, attacchi informatici e persino minacce.
È già successo», racconta. «Così, ci lamentiamo tra di noi, sempre con la premessa di non farlo sapere in giro. Nel Movimento, chi non segue il pensiero unico, vive nella paura».
Federico Capurso
(da “La Stampa”)
Leave a Reply