M5S, PREVALE LA LINEA DURA: VERSO L’USCITA DALL’AULA DEL SENATO AL MOMENTO DELLA FIDUCIA
UNA PARTE VORREBBE MANTENERE COMUNQUE IL SOSTEGNO A DRAGHI. MA IL PREMIER NON PARE INTENZIONATO A PROSEGUIRE SOTTO I CONTINUI RICATTI
Ore di discussione e non è ancora finita. Ma il Consiglio nazionale del M5s, convocato alla vigilia del voto di fiducia sul dl aiuti al Senato prevista per domani 14 luglio, si sta orientando verso una posizione che potrebbe innescare la crisi di governo anche senza passare dalle dimissioni dei ministri pentastellati: i senatori grillini, infatti, vorrebbero comunque uscire dall’aula al momento del voto sulla mozione di fiducia (che a Palazzo Madama include merito del provvedimento e gradimento al governo).
Secondo alcune interpretazioni, e secondo i desiderata di una parte degli eletti pentastellati, l’uscita dall’aula servirebbe solo a marcare la distanza dalla norma che consente di accelerare le procedure per costruire un inceneritore dedicato ai rifiuti romani, ma non equivale all’addio al governo.
Il sostegno rimarrebbe, almeno fino a quando si capirà se l’apertura di ieri di Mario Draghi alla lettera in 9 punti consegnata da Giuseppe Conte, sarà effettivamente tale e di quali dimensioni.
C’è però anche chi sostiene che il premier potrebbe comunque considerare le condizioni non più accettabili, salire al Colle e innescare una crisi dagli scenari incerti.
Come sottolinea un retroscena di Adnkronos, durante l’incontro è circolato il lancio di agenzia in cui Salvini avverte che il mancato voto dei 5 Stelle alla fiducia segnerebbe, per il leader della Lega, la fine del governo e il ritorno al voto.
(da agenzie)
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