M5S : “SE C’E’ LA LEGA, NOI FUORI”
CRESCE IL FRONTE DEI “SENZA GARANZIE E PERIMETRO DEFINITO, NON ENTRIAMO NEL GOVERNO DRAGHI”
Una giornata in video conferenza. E’ quella che hanno passato deputati e senatori del Movimento 5 stelle. Al mattino una riunione con i direttivi e i presidenti di commissione, nel pomeriggio poi si è tenuta una riunione dei 40 senatori che non nascondono tutto il proprio malessere per l’eventuale appoggio del Movimento al governo Draghi, in tarda serata ci sarà poi l’assemblea congiunta con le comunicazioni dei vertici
Movimento sempre più in fibrillazione
Si tratta di un vero e proprio travaglio. Anche personale, con deputati e senatori (soprattutto senatori) pronti a mettersi di traverso qualora dal premier incaricato non arrivassero garanzie sul programma.
Il fronte dei ’40’ a palazzo Madama ha ribadito, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, che non ci sarà un sì senza garanzie. Il ‘gruppo dei 40’, in realtà , è diviso in due parti. La prima è composta da chi ha già fatto capire di non volerci essere.
I nomi? Nel Movimento girano quelli di Moronese, Agostinelli, Naturale, La Mura, Lannutti, Abate, Crucioli, Mantero, Vanin, Granato. A questi vanno aggiunti anche quelli di Lezzi, Morra e di altri senatori che fanno riferimento alle posizioni espresse da Di Battista. Un’altra ala, invece, resta perplessa ma potrebbe aprire. Con un grosso ostacolo, però.
La presenza di FI e della Lega. Non tanto a FI, il perimetro ‘Ursula’ potrebbe essere digerito anche se ci sono tanti parlamentari pentastellati che hanno difficoltà a stare in maggioranza con gli azzurri di Berlusconi.
Perplessi su Salvini
Ma è sull’ingresso di Salvini che ci sono le maggiori perplessità . Perchè una maggioranza allargata anche ai ‘lumbard’ — questo il ragionamento — renderebbe impossibile la realizzazione del programma M5s, di vanificare ogni possibilità di portare avanti temi quali il reddito di cittadinanza, il salario minimo, la transizione energetica, il superbonus.
I vertici pentastellati stanno lavorando senza sosta per ridurre il dissenso. A mediare da tempo è il responsabile uscente della Farnesina, Di Maio. Ieri ad esprimere la posizione M5s a Draghi sono stati il capo politico Crimi, il fondatore M5s Grillo, c’e’ stato il discorso improntato al “pensiamo prima al Paese e poi ai destini personali” di Conte. E naturalmente ci sono i capigruppo Crippa e Licheri che hanno fatto sapere che si attendono dei segnali dall’ex numero uno della Bce.
“È evidente — questo il messaggio dei capigruppo — che si tratta dell’inizio di un percorso di trattativa molto complesso al quale il M5S non ha messo ostacoli pregiudiziali ma solo condizioni e prospettive così come riassunte nel discorso del nostro Vito. Draghi ha preso nota di tutto quanto detto riservandosi la formulazione di un pensiero che verosimilmente ci esprimerà al secondo giro di consultazioni che inizierà nella giornata di martedì e con un nostro incontro verosimilmente intorno a giovedì prossimo”.
Lavori in corso, dunque. Ma il malessere c’è. “Se ci sono la Lega e FI non possiamo esserci noi, meglio restare fuori, astenersi e magari pensare ad un’opposizione costruttiva”, spiega un ‘big’ M5s.
Pressing per evitare scissione
Il pressing per evitare una scissione è fortissimo. In tanti non escludono un appoggio esterno, qualora appunto si arrivi a comprendere nel governo anche il partito di via Bellerio. Grillo ieri ha chiesto l’attenzione del premier incaricato soprattutto sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. M5s punta ad un esecutivo politico, possibilmente con esponenti pentastellati proprio in quei dicasteri.
Il timore, tuttavia, è che Draghi non possa concedere spazio alle richieste M5s. “Ma deve fare i conti con noi — osserva un’altra fonte parlamentare -. Se vuole un progetto europeista non può aprire le porte a Salvini”.
Si punterà ad un coordinamento con Pd e Leu, in modo che la vecchia maggioranza si faccia sentire con un programma condiviso, con l’auspicio di spingere il partito di via Bellerio verso l’appoggio esterno. “Ma il Pd — dice un’altra fonte — non può accettare di entrare senza porre condizioni, così l’alleanza sarebbe a rischio”. L’ipotesi di ministri tecnici d’area non sarebbe al momento considerata.
“Draghi — dice un altro senatore — rappresenta uno dei motivi per cui è nato il Movimento, per andare contro i poteri forti, non certo per appoggiarli”. Ma l’ala ‘dialogante’ M5s tratta per ammorbidire le posizioni, per evitare che vengano messi paletti e veti. “Dobbiamo turarci il naso ma dobbiamo farlo partire questo governo”, osserva un deputato. In realtà anche alla Camera il fronte del no non è limitato nei numeri. Una decina — tra questi ci sarebbero Maniero, Raduzzi, Corda, Cabras — sono quelli considerati più ‘oltranzisti’.
L’appuntamento con l’ex numero uno della Bce è per martedì, ma giovedì potrebbe esserci un altro incontro per sciogliere gli ultimi nodi. Non si esclude inoltre che possa esserci un voto anche sulla piattaforma ‘Rousseau’. L’obiettivo dei ‘big’ M5s resta quello di evitare spaccature, affinchè ci sia un’unica posizione da indicare, una volta che saranno ascoltate le proposte, al premier incaricato.
L’assemblea dice no alla Lega
È una domenica che non sembra tale nel Movimento, e si conclude solo in tarda serata con le rassicurazioni di Vito Crimi sul “perimetro” politico che consentirebbe ai 5 Stelle di dire sì a Mario Draghi: “No ad un governo con dentro tutti”, con anche la Lega. “Mancherebbero una identità politica e le garanzie per portare avanti i nostri temi”, spiega il reggente all’assemblea congiunta dei parlamentari via Zoom.
(da agenzie)
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