MACRON E PAPA FRANCESCO, LE AFFINITA’ ELETTIVE GRAZIE AL FILOSOFO RICOEUR
GRANDE CORDIALITA’ TRA IL PONTEFICE E IL PRESIDENTE FRANCESE: “MAI CEDERE ALLA VOLUBILITA’ DELLE EMOZIONI O DI QUELLO CHE SI SENTE DIRE, NON CHIUDERSI DENTRO UNA TEORIA CHE NON SI CONFRONTI CON LE COSE DELLA VITA”
Il Papa ha rivolto ieri i suoi “auguri più cordiali” al nuovo presidente francese Emmanuel Macron, che richiama, nell’esercizio delle sue “alte funzioni al servizio dei compatrioti”, a non dimenticare mai “le persone in situazione di precarietà e di esclusione”.
“Prego Dio di sostenerla – scrive Francesco in un telegramma in occasione dell’insediamento del neo-eletto Macron all’Eliseo – perchè il suo Paese, nella fedeltà alla ricca diversità delle sue tradizioni morali e del suo patrimonio spirituale, segnato anche dalla tradizione cristiana, si preoccupi sempre di costruire una società più giusta e fraterna”.
Un esordio, insomma, nel segno di una grande cordialità . Con un mood molto differente rispetto al telegramma ufficiale inviato al neoinsediato presidente americano Donald Trump dove veniva ricordata, a imperituro monito, la figura del povero Lazzaro, ultimo giudice del Ricco Epulone che finì dannato tra le fiamme dell’Inferno.
Le differenze tra il Papa e Macron sono innegabili e persino abissali. Il primo è il Papa degli slum delle periferie del mondo, l’altro è un intellettuale raffinato, frutto della selezione più elitaria di uno Stato-potenza come la Francia.
Eppure, nonostante questo, ci sono anche affinità elettive fra i due. Il loro uomo-ponte è il filosofo francese Paul Ricoeur.
Macron nel suo libro-panphlet “Rivoluzione”, scrive di Ricoeur che ha personalmente conosciuto negli “anni felici” della sua formazione:
“Un incontro pressochè fortuito … Da quel giorno si è avviato tra noi un rapporto unico, in cui il mio lavoro consisteva nel commentare i testi di RicÅ“ur, nell’accompagnarne le letture. Per più di due anni, rimanendo al suo fianco, non ho fatto altro che imparare. (…) È stata la sua fiducia a obbligarmi a maturare. Grazie a lui, ho letto e imparato ogni giorno. …( sono stati ) anni che mi hanno profondamente trasformato”. Cioè : “Mi ha insegnato – scrive ancora Macron in Rivoluzione – come pensare attraverso i testi, a contatto con la vita. In un continuo andirivieni tra la teoria e il reale”.
E ancora: A “non cedere mai alla volubilità delle emozioni o di quel che si sente dire. Non chiudersi mai dentro una teoria che non si confronti con le cose della vita”.
Pochi sanno che Ricoeur è anche un filosofo di riferimento di Papa Bergoglio, forse “il” filosofo di riferimento di Papa Francesco così come dimostra Philippe Bordeyne in un saggio pubblicato sul numero di “Vita e Pensiero”, il bimestrale culturale dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore, uscito sabato 13 maggio 2017 .
“Un elemento formale ci rende avvertiti dell’importanza di studiare i rapporti tra il pensiero di papa Francesco e quello di Paul Ricoeur: il filosofo francese è citato al punto 85 dell’Enciclica Laudato sì”, ha scritto Famiglia Cristiana, citando il saggio di Bordeyne .
“La nota rimanda alla sua Filosofia della volontà , prima opera rilevante consacrata a un argomento di filosofia morale e alla questione del riconoscimento. Le questioni connesse al reciproco riconoscimento stanno al cuore dell’insegnamento morale di Francesco, che fa spesso appello a un’antropologia dell’essere relazionale” (Discorso davanti al Parlamento europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014).
Il ruolo del primo Ricoeur in Jorge Bergoglio – continua il settimanale dei Paolini – è ben riconoscibile, così come il tema della riconciliazione dei poli opposti, che il Papa attinge da Romano Guardini e che comporta caratteristiche originali.
Francesco usa diverse espressioni in tal senso: “L’ unità prevale sul conflitto”; “pacificazione nelle differenze”, “diversità riconciliata” (Evangelii gaudium 226-230). In quanto teologo morale, voglio soffermarmi soprattutto sulle parole della Filosofia della volontà e su come la citazione del pensiero di Ricoeur s’inserisce nell’enciclica Laudato sì. Inoltre, mi colpisce particolarmente l’opera di rinnovamento della parola magisteriale in materia morale messa in atto da papa Francesco.
In questo senso, il chiarimento del pensiero di Ricoeur aiuta a misurare l’importanza del capitolo 7 dell’esortazione apostolica Amoris laetitia sull’educazione morale dei figli. Lo sfondo filosofico vi appare più nettamente che non nel capitolo 8 dedicato al “discernimento personale e pastorale” (AL 298) rispetto alle situazioni familiari “complicate” (AL 312).
E così via.
Insomma Bergoglio e Macron, nonostante le abissali differenze, hanno una base comune per parlare: Ricoeur. Il presidente Trump è avvertito.
(da “Huffingtonpost”)
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