MASTRAPASQUA, ASSEDIO FINALE MA LETTA ANCORA NON LO CACCIA.
IL RE DELLE POLTRONE, INDAGATO: NON MI DIMETTO DALL’INPS… IL PREMIER RICEVE DAL MINISTRO GIOVANNINI “LE PRIME INFORMAZIONI”, MA RINVIA LA DECISIONE
Tutto si può dire tranne che sia precipitoso. Enrico Letta è uomo che amministra prudenza e prudenza chiede: indaga, scopre cose nuove, le soppesa.
Ieri, per dire, ha ricevuto una relazione del ministro del Lavoro Enrico Giovannini su Antonio Mastrapasqua e la sua gestione dell’Inps.
Pare addirittura che — a oltre tre anni dai primi richiami della Corte dei Conti sull’abnorme concentrazione di potere del presidente monocratico — ieri “i primi elementi informativi” forniti dal ministro lo abbiano confermato nella sua opinione che i sei anni di Mastrapasqua alla guida solitaria del più grande ente previdenziale d’Europa sia da chiudersi.
Nessuna decisione è presa, per carità , non bisogna essere frettolosi: “Stiamo aspettando le analisi che dovrà fare soprattutto Giovannini”, come dice il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni. “Ci vorrà ancora qualche giorno”, dicono a palazzo Chigi.
L’interessati, intanto, resiste: Mastrapasqua a dimettersi non ci pensa nemmeno, nonostante gli inviti che gli arrivano da più parti, governo Letta in testa.
Di dimissioni parlano con insistenza, su tutti, le associazioni dei consumatori, ma anche qualche partito come Sel e i Radicali e i pensionati della Cgil (ma non Camusso), mentre la Uil chiede l’immediato commissariamento dell’istituto.
Gli amici della Cisl, non a caso, più prudentemente parlano di “riforma della governance”.
Il braccio di ferro è tutto qui: un intervento di forza del governo (l’incarico di Mastrapasqua, infatti, scade a fine anno) è possibile e in che modo?
La lente di palazzo Chigi e del ministero del Lavoro, che vigila sull’Inps, si sta appuntando non tantosull’inchiesta per le fatture false o il presunto protocollo di favore firmato dal nostro con la regione Lazio come direttore generale dell’Ospedale israelitico, quanto sulla vicenda delle compensazioni tra crediti con la Asl Roma D e i debiti previdenziali con l’Inps.
Lì sarebbe in essere un conflitto di interessi che potrebbe innescare un’azione di forza dell’esecutivo.
Peccato che quella vicenda sia stata rivelata dal Fatto quotidiano nel maggio del 2012: grazie a un “atto unilaterale” firmato presso il notaio Mario Liguori di Roma a dicembre 2011, il direttore dell’ospedale Mastrapasqua dichiarava che avrebbe scontato i contributi Inps per il mese di novembre appena trascorso (15.458 euro) grazie ad un credito del 2007 di circa 248mila euro verso la Asl Roma D. L’operazione fu poi ripetuta altre volte almeno fino al 23 aprile 2012, quando il credito dell’Israelitico verso la Asl romana risultava sceso da 248mila a 118 mila euro.
La legge lo consente, ribadiscono fonti vicine a Mastrapasqua, e in maniera automatica e unilaterale per le strutture sanitarie senza scopo di lucro come l’Ospedale israelitico.
Non c’è stato, insomma, alcun intervento del Mastrapasqua presidente Inps per favorire la cosa.
Eppure Inpdap, prima dell’accorpamento, aveva contestato la procedura ritenendo quel credito “non esigibile”, mentre non risulta analoga iniziativa della SuperInps. L’ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Roma, per questo caso, sarebbe falso in scrittura privata.
Le brutte notizie, però, non sono finite: non solo va avanti l’inchiesta della magistratura, ma pare essersi svegliata pure la Corte dei Conti, che verificherà il danno erariale connesso con il rimborso delle cartelle cliniche false.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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