MATTEOLI RIUNISCE LA CORTE DEI MIRACOLI DEL CENTRODESTRA, FORZA ITALIA DISERTA
FALLISCE IL TENTATIVO DI TIRARE LA VOLATA A SOR PATACCA PADANA E SORELLA SOVRANA CON PRIMARIE TAROCCO… I QUESTUANTI RECITANO IL ROSARIO FUNEBRE DA SOLI
Centrodestra unito, primarie subito e strada sbarrata per Angelino Alfano. Il “partito” del listone unico si dà appuntamento nel centro di Roma, da Meloni a Toti, da Fitto a Quagliariello, Salvini assente manda il capogruppo Fedriga a sostenere la manifestazione organizzata da Altero Matteoli.
Ma nella sala del Tempio di Adriano non si conta un solo parlamentare di Forza Italia, a parte l’organizzatore stesso, l’ex An rimasto col cerino in mano.
Succede che deputati e senatori in giornata chiamano il quartier generale di Arcore per sapere come comportarsi e l’ordine è perentorio: disertare l’iniziativa.
Non è aria per primarie, tanto meno per unirsi con leghisti e sovranisti vari in questo clima da guerra fredda con Salvini.
Risultato: disertano i capigruppo berlusconiani Paolo Romani e Renato Brunetta, come i loro colleghi, non c’è nemmeno l’amico di una vita del vecchio Matteoli, Maurizio Gasparri.
Arriva il solo governatore ligure Toti, ma da un pezzo lui fa ormai squadra a sè, lavorando di sponda con Salvini e Meloni.
Va da sè che Berlusconi — sebbene impelagato con l’affare Milan – aveva visto bene. Al convegno dall’eloquente titolo “Verso le primarie del Centrodestra?” si alternano al microfono tutti i big che vogliono voltare pagina e che, pur senza mai nominare il Cavaliere, lavorano per la sua successione.
Il promotore Matteoli minimizza: “Ho voluto mettere attorno allo stesso tavolo tutti coloro che, a mio avviso, possono ridare vita al centrodestra, perchè noi abbiamo vinto quando eravamo uniti. Tutto qui”.
Ma tutto qui non è, perchè il tam-tam insistente batte sulle primarie, che in tanti vogliono (e in fretta) e che Berlusconi ha già bandito dal suo orizzonte.
Salvini le vuole l’8 e 9 aprile, ormai scadenza ravvicinata e improbabile.
“Ma vanno fatte — attacca dalla tribuna il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga — perchè non è più tempo di manuale Cencelli, la scelta del leader deve passare dalla volontà popolare. E le alleanze devono essere fatte prima del voto, non dopo con accozzaglie da Prima Repubblica”.
Messaggio, anche questo, indirizzato all’ex premier. Toti prende la parola e predica cautela, la sua posizione è più delicata. “Io sono per le primarie ma disciplinate per legge, l’importante è che siano finalizzate all’unità del centrodestra, che non siano un mero braccio di ferro”. Lui ha già detto sì alla lista unica per Genova, proposta da Giorgia Meloni nei giorni scorsi.
Lei, al suo fianco, prende la parola e attacca, destinatario anche qui assai chiaro: “Propongo una clausola anti-inciucio contro chi dopo aver chiesto il voto in alternativa al Pd pensa a un accordo con Renzi post-elettorale”. Il suo sarà l’intervento più applaudito. Con monito finale: “Nessuno pensi che ci possiamo fare carico di chi è stato eletto a destra e oggi è al governo con la sinistra”. Strada sbarrata ad Angelino Alfano, insomma, proprio mentre il ministro degli Esteri al Tg1 annuncia la fine del Ncd per dar vita a un “patto tra moderati” tuttavia “inconciliabile” con la presenza di Salvini.
Gran caos a destra, insomma.
Gaetano Quagliariello ci crede: “Nel ’94 riuscimmo a battere la gioiosa macchina da guerra della sinistra, ora possiamo fare lo stesso”. Si rivede anche Raffaele Fitto, leader dei conservatori e riformisti, ex peso massimo forzista. “Mi auguro che la stagione del Nazareno sia archiviata per sempre — è il suo affondo — dobbiamo essere credibili verso i nostri elettori e per primarie e unità non c’è molto tempo da perdere: si vota in autunno o a febbraio 2018”.
Tutti evocano il Cavaliere assente, lontano e silenzioso.
Ma senza di lui sarà difficile costruire qualcosa nel centrodestra.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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