MAXI BLITZ CONTRO LA ‘NDRANGHETA: OLTRE 300 ARRESTI TRA BOSS, POLITICI E IMPRENDITORI
SEQUESTRATI BENI PER 15 MILIONI… TRA GLI ARRESTATI ANCHE UN EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA
Nel vibonese, la malapianta della ‘ndrangheta è stata strappata dalla radice.
Sono 334 i capi, gregari, affiliati e uomini a disposizione del clan Mancuso di Limbadi e delle famiglie ad esso collegate, arrestati su richiesta della procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. In 260 sono finiti in carcere, 70 ai domiciliari.
Altri 82 sono finiti sotto inchiesta per un totale di 416 persone coinvolte nel maxiblitz. Fra gli arrestati c’è anche un ex parlamentare di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, più altri legali fra cui Francesco Stilo, di recente noto alle cronache come difensore del titolare dell’assegno da 100milioni di euro, beccato alla frontiera con la Svizzera.
È stato invece disposto il divieto di dimora in Calabria per un altro ex parlamentare ed ex assessore regionale del Pd, Nicola Adamo, accusato di traffico di influenze.
Ai domiciliari è invece finito il consulente del governatore Mario Oliverio ed ex commissario liquidatore di Sorical, l’azienda che gestisce l’erogazione dell’acqua in Calabria, Luigi Incarnato, numero uno dei socialisti locali.
Risulta invece allo stato irreperibile l’ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, Giorgio Naselli.
In manette è finito anche il sindaco di Vibo Pizzo e presidente dell’Anci regionale, Gianluca Callipo, (omonimo ma non relazionato al candidato del centrosinistra per le regionali), l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, poi passato alle dipendenze della struttura di Nicola Adamo, mentre è ai domiciliari Vincenzo De Filippis, già esponente Msi e di Alleanza Nazionale, ex assessore comunale all’Ambiente di Vibo, come il comandante della polizia municipale Pizzo, Enrico Caria, e il dirigente del settore urbanistica del Comune di Vibo Valentia Filippo Nesci, mentre va in carcere Danilo Tripodi, impiegato del Tribunale di Vibo Valentia, più una serie di professionisti. Coinvolti anche noti imprenditori come Antonio Prestia, titolare di una nota ditta di costruzioni, Gianfranco Ferrante del settore ristorazione, Mario Artusa del settore abbigliamento, Francesco e Carmelita Isolabella di Pizzo Calabro.
Travolti dall’inchiesta “Rinascita- Scott” anche boss di storici casati di ‘ndrangheta. Fra loro c’è anche il patriarca Luigi Mancuso, fin dagli anni Novanta autorizzato a parlare in nome e per conto dell’èlite della famiglie calabresi.
“Questa è un’indagine seria, concreta, fondata — dice il procuratore, che ha seguito da vicino le operazioni di questa notte — ho iniziato a lavorarci dal primo giorno in cui ho messo piede a Catanzaro”. L’inchiesta ha permesso di far emergere le cointeressenze dei clan con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria, ma ha permesso anche di documentare summit, riunioni e incontri fra boss e affiliati.
Nel corso delle indagini è stato trovato anche un pizzino che per la prima volta documenta la formula con cui viene conferito il “tre quartino” uno dei più alti gradi di ‘ndrangheta. Oltre 2500 uomini del Ros dei carabinieri e del comando provinciale di Vibo Valentia sono entrati in azione in contemporanea in Calabria, ma anche nel resto delle regioni d’Italia in cui la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata.
Supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile, gli uomini del Ros hanno fatto scattare le manette in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata, ma anche all’estero in Germania, Svizzera e Bulgaria in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro.
Contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare, i militari dell’Arma stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro.
Per tutti gli arrestati, le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose. Per sistematizzarle e riportarle ci sono volute 250 pagine della monumentale ordinanza di custodia cautelare, lunga oltre 13500 pagine, con cui la procura antimafia di Catanzaro ha ricostruito la storia criminale, i rapporti, le relazioni e gli affari della ‘ndrangheta vibonese. Oltre 5milioni di fogli di carta, stampati altrove per ragioni di sicurezza e portati giù con diversi camion blindati per essere consegnati agli arrestati.
“Stanotte lo Stato ha dimostrato ancora una volta tutta la sua capacità di reazione dispiegando uomini e mezzi per un attacco frontale. Da oggi in Calabria si respira un’aria migliore, un’aria che ha il sapore di libertà – dice Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia – Queste continue operazioni devono farci comprendere la potenza di fuoco e di penetrazione delle mafie e quindi la lotta alla criminalità organizzata deve essere il primo punto dell’agenda politica. Non basta un applauso al momento degli arresti ma c’è bisogno di sostegno concreto e continuo per le necessità delle forze dell’ordine e della magistratura. Dall’altra parte tutti noi cittadini dobbiamo avere fiducia nelle capacità di contrasto delle Istituzioni contro le mafie. Ma le Istituzioni vanno protette e rispettate e non abbandonate per mere beghe di partito. Oggi è una bella giornata per chi ha a cuore la legalità ”.
(da agenzie)
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