METRO C, INDAGATO L’ASSESSORE DI MARINO
GUIDO IMPROTA CERTIFICà’ L’ESIGENZA DI EROGARE ALTRI 90 MILIONI AI COSTRUTTORI DOPO UN INCONTRO CON INCALZA
Ai signori del cemento e dei sovrapprezzi non poteva sfuggire la Metro C di Roma.
Non una grande opera, ma la grande opera per eccellenza che ha subìto una crescita esponenziale degli investimenti.
La terza linea della Capitale doveva costare 2,7 miliardi di euro – chiavi in mano, cioè pronta con i treni in partenza – e per ora s’aggira intorno ai 3,7 miliardi.
Adesso s’è saputo (la notizia l’ha anticipata il Tempo) che il boiardo Ercole Incalza, già arresto per l’inchiesta di Firenze, è indagato dalla Procura di Roma assieme a Guido Improta, ex sottosegretario alle Infrastrutture nel governo di Mario Monti e attuale assessore alla mobilità al Comune di Roma, un fedelissimo del sindaco Ignazio Marino.
Il sospetto: affidamenti illeciti di appalti e, in particolare, un indennizzo pubblico di 90 milioni di euro per la Metro C.
Un servizio di Francesca Fagnani di Ballarò racconta il ruolo di Improta per un atto attuativo, datato 9 settembre 2013, che stanziava un contribuito di 90 milioni di euro al consorzio di imprese, che va da Caltagirone ad Astaldi fino alle cooperative, e poi scaricato sul Campidoglio.
Lo stesso Improta spiega a Ballarò che la decisione fu presa, secondo prassi, il 4 settembre 2013 al ministero di Porta Pia: presenti Incalza, allora responsabile della struttura di missione; l’assessore regionale Michele Civita, i vertici di Roma Metropolitana e rappresentanti di Metro C.
Ma l’ex presidente di Roma Metropolitane, Massimo Palombi, dichiara a Fagnani che a un certo punto Incalza proseguì la riunione soltanto con Improta e Civita.
Dopo gli incontri, il 9 settembre, Incalza spedì una lettera, il già citato atto attuativo, per certificare l’esigenza di ulteriori 90 milioni di euro, che il primo agosto 2014 sono stati sbloccati dal comitato interministeriale (Cipe).
Con una postilla: paga il Campidoglio, ai costruttori viene richiesta la copertura di un misero 3,75 per cento dei 90 milioni di euro.
O Improta ha rimosso l’episodio oppure ha mentito.
Nel frattempo, l’assessore esclude un suo coinvolgimento: “Non ci sono stati abusi d’ufficio e anche l’atto attuativo della Metro C è passato attraverso Roma Metropolitane. Io non ho responsabilità dirette”.
Sugli sprechi per la Metro C, oltre ai fascicoli aperti in Procura, ci sono i magistrati contabili che vogliono capire perchè i cantieri della metropolitana sono proceduti a rilento mentre il preventivo aumentava e perchè le amministrazioni hanno concesso 45 varianti di progetto. Come dimostrano le intercettazioni pubblicate dal Tempo, Improta aveva una certa familiarità con i personaggi che ruotavano intorno al sistema di Incalza.
Il 10 gennaio 2014, annotano i militari del Ros, Improta chiama l’imprenditore Giulio Burchi, ex presidente di Italferr, indagato a Firenze e gli offre la guida di Roma Metropolitane (poi colpita da un’inchiesta) :
“Io vorrei la settimana prossima convocare un’assemblea straordinaria, azzerare tutto e mettere un amministratore unico. Quindi se lei fa qualche pensata… io l’accoglierei. (…). Ovviamente situazione prestigiosa perchè è la più grande opera pubblica che si sta realizzando (…) quindi ci vuole qualcuno che abbia competenza giuridica, tecnica e sensibilità politica. Ha fatto tanti soldi e quindi… ”.
Non si sbagliava, Improta.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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