MICHELA DI BIASI CONTRO RAGGI, SFIDA AL CAMPIDOGLIO: IL PD HA TROVATO UNA TOSTA
BOTTE E RISPOSTE NELLA SFIDA TUTTA AL FEMMINILE
Show da quattro soldi come sostiene la claque grillina giunta in gran numero per non far mancare il suo appoggio alla prima sindaca M5s?
Oppure prove di un futuro grande scontro alle prossime elezioni del sindaco di Roma?
Quello andato in scena ieri mattina nella sala Giulio Cesare del Campidoglio è stato un botta e risposta preparato, cercato e curato nei minimi dettagli da entrambe le protagoniste: Virginia Raggi, sindaca di Roma e Michela Di Biase, capogruppo Pd in Campidoglio e fra cinque anni chissà .
Il primo affondo spetta a Michela Di Biase.
È il primo intervento, una mossa voluta per avere il massimo dell’attenzione.
Si alza, il busto e il volto rivolti sempre soltanto verso la sindaca, le mani appoggiate al banco quasi per cercare un sostegno.
Senza l’ombra di un sorriso fa i complimenti alla sindaca per l’esposizione più «fluida» rispetto ai precedenti interventi, per la capacità di esporre con parole sue. Incassa i rimbrotti del presidente De Vito che le chiede di non divagare, e prosegue con quattro domande sull’assessore Muraro sempre senza staccare gli occhi da Virginia Raggi e chiamandola ripetutamente «sindaco» anche se la sua rivale ha più volte avvertito di preferire la finale in «a».
Le domande riguardano il ruolo dell’assessore, i compensi, le altre consulenze e, infine, il contenuto del dossier, quella che Michela Di Biase definisce «la cosa più sfiziosa».
Sono domande note da tempo, Virginia Raggi ha un pacco di fogli con le risposte pronte.
Prima però replica ai complimenti sulla sua maggiore fluidità di parola: «Ringrazio la consigliera per la precisa interrogazione. La rassicuro, ho scritto anche le risposte perchè comunque sono lunghe e non avendo una memoria così brillante per ricordare venti pagine di intervento, mi aiuto con degli appunti. Migliorerò, sa, sto imparando a fare la sindaca, sarò sempre più fluida, non tema».
Fine della parentesi, da quel momento in poi l’intervento prosegue con le risposte attese.
A differenza della sua rivale politica Virginia Raggi parla guardando l’aula gremita di amici. Appare lo stesso poco a suo agio.
Aggiusta di continuo una camicia di seta che ha il difetto di aprirsi un po’ troppo sulla scollatura e tormenta i capelli liscissimi, che starebbero benissimo in ordine senza alcun intervento.
Fa confusione con i fogli quando passa da una pagina all’altra, nessuno le ha spiegato che se fossero liberi invece che spillati sarebbe tutto più semplice.
Termina troppo spesso con un «Bah» le frasi ad effetto. Ma, come ha ammesso, sta imparando: anche questi dettagli saranno presto superati.
La risposta fila via rinnovando la sua fiducia piena all’assessore Muraro con un linguaggio ancora da avvocato: «Non si può eccepire che non sia competente, forse è diventata troppo scomoda?»
Sfora i cinque minuti previsti dal regolamento.
Il presidente De Vito concede una replica a Michela Di Biase.
La capogruppo del Pd dichiara tutta la sua insoddisfazione per la risposta della sindaca e conclude con un cavallo di battaglia dem di questi giorni: che cosa avrebbe fatto il M5s se fossero emersi contatti del Pd attuale con Buzzi e Cerroni.
Obiezione giusta ma, nella foga, scivola malamente su un congiuntivo.
La tribuna grillina esplode in un boato di fischi e urla. La capogruppo Pd aspetta con calma che smettano e ricomincia a parlare. Con tutti i congiuntivi al loro posto.
Il primo round è un pareggio.
Flavia Amabile
(da “La Stampa“)
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