MINACCE DI DIVORZIO TRA SALVINI E MELONI
IL LEGHISTA FARNETICA SU UN “PARTITO REPUBBLICANO”… FREDDEZZA DA FORZA ITALIA…BRUNETTA:”PER IL SOVRANISMO NON C’E’ PIU’ SPAZIO”
Il Divorzio Tra Salvini E Meloni. La Lega Lancia Il Partito Repubblicano
Se non è divorzio, è almeno una separazione di fatto. I destini di Giorgia Meloni e Matteo Salvini si allontanano in un lunedì che fa registrare un altro colpo – probabilmente definitivo – alla formula del centrodestra.
L’onda lunga dell’elezione di Mattarella non si ferma più. “Meglio soli che male accompagnati”, sibila la leader di Fratelli d’Italia in serata. Dicendo chiaramente di vedere con “oggettiva difficoltà”, oggi, un’intesa con il resto della coalizione alle prossime elezioni.
“Il problema – dice Meloni – è che se gli altri partiti devono scegliere tra il centrodestra e l’alleanza di governo, scelgono quest’ultima. E e tra Fdi e il Pd, scelgono il Pd”.
E giù duro contro il segretario della Lega: “Quello che ha fatto in occasione dell’elezione del capo dello Stato è folle. Per lui, non per me”.
Questo lunedì di scorie pesantissime lascia sul campo due Destre. Quella che la presidente di Fdi vuole rifondare e quella che Salvini, con nuova fuga in avanti, tenta di federare assieme a Forza Italia.
Il senatore milanese rilancia un progetto che nell’estate scorsa aveva tentato di portare avanti senza grande successo. Ma lo fa in un momento completamente diverso, prendendo le distanze proprio da Meloni e tentando di arginare la fuga dei centristi. “Solo un nuovo contenitore politico delle forze di centrodestra, a cominciare da quelle che appoggiano il governo Draghi, può agire in modo incisivo. Il nostro modello può essere quello del Partito Repubblicano americano”.
Non è, quest’ultima, un’ispirazione esattamente originale e i forzisti, a cominciare dal sottosegretario Giorgio Mulé lo sottolineano: “Berlusconi ne parlava già nel 2015”. E infatti la reazione degli azzurri è freddina. Il partito prende tempo: “Valuteremo la proposta di Salvini al momento opportuno”, dice il capogruppo alla Camera Paolo Barelli.
Nel partito in pochi sono disposti a riconoscere ancora la leadership di Salvini e quando, a sera, il capo del Carroccio va a trovare ad Arcore un Silvio Berlusconi appena uscito dalla clinica, l’accoglienza è cordiale ma non particolarmente calorosa. Il colloquio, spiegano fonti di Lega e Forza Italia, serve a riaffermare “vicinanza umana e politica” ma pesano, eccome, alcune proposte dell’ex ministro dell’Interno nelle trattative per il Colle, non gradite al Cavaliere: Belloni, Severino, Cassese.
In ogni caso, è una svolta moderata, quella di Salvini, che i vertici di Fi auspicano sia accompagnata dall’adesione al Ppe. E comunque poco apprezzata – almeno nella tempistica – dagli stessi esponenti dell’ala governista di Fi che la bocciarono qualche mese fa: “Iniziativa tardiva”, fa sapere il ministro Renato Brunetta che rammenta l’intervista a Repubblica in cui vedeva, “tre forze espressioni di altrettante culture politiche: i liberali, i popolari e i socialdemocratici. Per il sovranismo non c’è più spazio”.
E poi c’è un mondo centrista verso il quale Salvini spara ad alzo zero quando addita i “traditori” nel voto su Casellati ma che è poco disposto a dargli credito: tatticamente Coraggio Italia, Udc, Noi Con l’Italia, non chiudono all’iniziativa, ma con molti distiguo: Giovanni Toti, che la Lega minaccia di sfiduciare in Liguria, chiede ad esempio primarie per la guida di un nuovo centrodestra. In questo clima il capo della Lega va comunque avanti a testa bassa, e oggi illustrerà la sua iniziativa in consiglio federale, a Milano.
Il dato che rimane è una Destra spaccata a metà. Ignazio La Russa, uno dei volti più noti di Fratelli d’Italia, usa il sarcasmo: “Evocare la figura dell’asino, simbolo del partito repubblicano americano, non mi sembra simbolicamente una gran trovata. Prima di parlarne, eventualmente, Salvini ci spieghi dov’è finito. Le ultime sue tracce, sabato, sono un messaggino con scritto “Ci vediamo su”: poi ha annunciato la scelta di Mattarella e non l’abbiamo più sentito”. La scelta del sistema elettorale potrà accelerare il processo di ricomposizione del centrodestra: Meloni è ferma sul maggioritario come Salvini ma nella Lega si fa strada una corrente proporzionalista, che è forte in Forza Italia e totalitaria fra i piccoli partiti del Centro. Una riforma potrebbe allontanare del tutto gli ex partner sovranisti.
(da agenzie)
Leave a Reply