MINITAGLIO IRAP ALLE IMPRESE, PIU’ I COSTI CHE I BENEFICI : 4,4 MILIARDI PER SCONTARE 998 EURO A UN’AZIENDA
LA MINIMANOVRA CHE SI CERCA DI IMPORRE A TREMONTI AVREBBE UNA GROSSA INCIDENZA SUI CONTI PUBBLICI, MA ALLE AZIENDE ARRIVEREBBERO BRICIOLE…. LE ENTRATE PREVISTE PER LO SCUDO FISCALE SONO DI 4-5 MILIARDI, MA 7 SONO GIA’ IMPEGNATI….I SOLITI DISCORSI SENZA FONDAMENTO
Atteggiamento attendista del governo nei confronti del nuovo emendamento alla finanziaria sull’Irap, presentato in commissione Bilancio al Senato.
Il testo, sottoscritto da una decina di senatori di Pdl e Lega, prevede una detrazione dell’Irap sul totale delle imposte dirette e indirette per le imprese fino a 50 dipendenti, e una detrazione parziale per quelle con più di 50 addetti.
Il ministro Tremonti, calcolando che questa minimanovrina avrebbe una incidenza sui conti pubblici tra i 4,4 e i 5,7 miliardi ha già fatto sapere, “a malincuore”, che il suo parere è negativo, in quanto il Tesoro non è affatto convinto della copertura.
Il problema è che la Finanziaria di Tremonti si affida quasi esclusivamente agli incassi dello scudo fiscale che si conosceranno solo a metà dicembre e saranno in ogni caso solo una “una tantum”.
Si accentua il solco tra chi nel Centrodestra ha necessità di recuperare qualche consenso in vista delle elezioni regionali e chi non vuole accentuare la crisi dei conti pubblici.
Se si fossero evitate certe promesse fondate sul nulla e certe sparate propagandistiche, forse sarebbe stato meglio, aggiungiamo noi.
Poi si gira sempre intorno a ipotesi minimali: se si togliesse l’Irap, lo Stato perderebbe introiti da 38 miliardi di euro, cifra che, girata alle Regioni, permette alla Sanità di non sprofondare in una gestione da terzo mondo. L’emendamento minimale ora proposto costerebbe appena 4,4 miliardi di euro, ma nessuno dice quanto risparmierebbe in concreto un’azienda di detassazione annuale: il conto lo ha fatto la Cgia di Mestre e risulta di 998 euro.
Ora pensate, con la crisi che investe migliaia di piccole aziende, cosa se ne può fare un imprenditore dello sconticino di 998 euro, spacciato come chissà quale miracolo.
Ma siamo seri, che senso ha una spesa che costa quanto l’intero incasso dello scudo fiscale per un risultato di questo genere?
E poi smettiamola di far finta che coi soldi dello scudo chissà quante cose si potranno fare.
Lo sanno tutti che al massimo entrereanno 4-5 miliardi di euro e che sono già stati imputati ai proventi dello scudo spese per 7 miliardi, 2-3 in più di quelle che lo Stato incasserà .
Eccovi anche il dettaglio previsto: 2 miliardi andranno per il Patto per la salute, 1,3 per le spese delle missioni di pace, 1 miliardo per i contratti pubblici, e poi interventi per diverse centinaia di milioni di euro in vari capitoli, dall’università alla scuola, dal 5 per mille all’Anas, dalle ferovie all’alluvione di Messina.
Tutte spese già definite e stanziate, non si scappa, per un totale di 7 miliardi. Quando, se va bene se ne incasseranno 4-5 .
Quindi se sentite parlare di iniziative che potrebbero essere pagate con lo scudo fiscale, sappiate che vi prendono per il fondelli.
Noi ripetiamo un concetto semplice: secondo la Corte dei Conti la corruzione nella Pubblica Amministrazione in Italia costa 60 miliardi di euro l’anno allo Stato.
Basterebbe fare controlli per dimezzarla e ora avremmo 30 miliardi in cassa, poche balle.
Ma dato che i partiti e i loro manutengoli evidentemente hanno interesse a che l’andazzo continui, nessuno fa una mazza per fermare questa emorragia di miliardi.
Germania e Francia aiutano le categorie più deboli e le imprese non solo perchè hanno i conti migliori dei nostri, ma anche perchè non hanno il nostro livello di corruzione nella Pubblica Amministrazione.
E hanno risorse da spendere a differenza nostra che, con lo scudo fiscale, abbiamo premiato i grandi evasori per poi far la figura degli accattoni che devono rimediare 5 miliardi .
Purtroppo questa è la dignità della nostra classe politica, facciamocene una ragione.
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