MUSUMECI CANDIDA IL CONSIGLIERE CHE SEGNALO’ QUANDO ERA ALL’ANTIMAFIA?
TRA I CANDIDATI DI FORZA ITALIA A SOSTEGNO DI MUSUMECI C’E’ RICCARDO PELLEGRINO, FRATELLO DI GAETANO, IMPUTATO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA
Sarà un’amplissima coalizione di centrodestra a sostenere la candidatura di Nello Musumeci alla Presidenza della Regione, composta da Forza Italia, Cantiere Popolare, UdC, Cdu, Movimento nazionale siciliano, ex MpA, Fratelli d’Italia, Noi Con Salvini ed Energie per l’Italia.
Un fronte eterogeneo, con il quale l’ex presidente della Provincia di Catania proverà a giocarsi la vittoria da pari a pari con il Movimento Cinque Stelle — lontano al momento il centrosinistra, ancora “spaccato” sull’ipotesi Micari.
Ma una coalizione così ampia presumerà anche un grande lavoro di controllo, specialmente in sede di presentazione delle liste. Pena il rischio di candidare qualche impresentabile.
Un rischio che Musumeci non vuole certo correre, stante anche la sua posizione di ex Presidente della Commissione regionale antimafia.
Un incarico ricoperto fino a pochi mesi fa, quando decise di dimettersi per iniziare la campagna elettorale e non confondere il delicato ruolo istituzionale con il più arrembante appeal politico.
Va da sè che l’impegno all’antimafia — come sottolineato in diverse occasioni e l’ultima volta in tv da Telese e Parenzo — rappresenterà il tracciato dell’azione politica e amministrativa di Musumeci.
Come, lo vedremo nelle prossime settimane.
Un primo caso, intanto, viene fuori proprio dalla questione delle liste. A suscitare qualche interrogativo è la candidatura a deputato regionale di Riccardo Pellegrino, già consigliere comunale a Catania, eletto nel 2013 con 1145 voti nelle fila del PdL.
In città abbondano già i nuovi manifesti con il logo di Forza Italia. Pellegrino sarà quindi uno dei candidati di Musumeci all’Assemblea Regionale Siciliana. Peccato che quest’ultimo lo avesse già segnalato nella qualità di presidente della Commissione antimafia.
Il caso è quello delle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Catania che avevano spinto la Commissione ad approfondire i profili di alcuni membri dell’assemblea cittadina.
A proposito di Pellegrino, l’organo presieduto da Musumeci rileva che “si è appurata la presenza di un numero significativo di preferenze nella zona di San Cristoforo, noto quartiere popolare della città ad altissima densità criminale”.
La Commissione prosegue poi rilevando come Riccardo Pellegrino sia fratello di Gaetano, imputato “per aver fatto parte dell’associazione di tipo mafioso denominata clan dei ‘carcagnusi’, facente capo a Santo Mazzei”.
L’ordinanza a carico di Gaetano, precisa la Commissione, data giugno 2014 ed è quindi successiva alle elezioni Comunali.
Ma stante questo, e stante la difficoltà di evidenziare ipotesi di reato quali il voto di scambio, l’organo si interroga circa la responsabilità politica della candidatura di Pellegrino nell’allora PDL.
“Occorre chiedersi se la circostanza de quo fosse nota ai rappresentanti de Il Popolo della Libertà , che lo hanno candidato”, scrive Musumeci nella relazione.
Pellegrino consegnò un’autocertificazione antimafia negativa, ricorda la Commissione, e poteva ben farlo.
Sia perchè il provvedimento a carico del fratello fu emesso successivamente, sia perchè “una norma del tutto inutile come quella vigente obbliga a dichiarare la ‘mafiosità ‘ soltanto degli ascendenti e dei discendenti di primo grado. Se, come è il nostro caso, esiste un caso di sottoposizione a provvedimento custodiale di un proprio fratello, il consigliere non avrebbe dovuto in ogni caso dichiararlo”.
Giuridicamente corretta, dunque, la posizione di Pellegrino. A proposito del quale la Commissione conclude: “Risponde a verità quanto indicato in ordine alla parentela tra lo stesso consigliere e il fratello Gaetano; è stata accertata la presenza di una concentrazione di voti nella zona di San Cristoforo; la predetta zona coincide con una delle aree di influenza della famiglia Mazzei”.
Non vogliamo aggiungere altro rispetto a quanto messo nero su bianco nel 2015 dalla Commissione presieduta da Musumeci.
Il quale si interrogava sulla responsabilità politica del PDL e se i responsabili dell’epoca sapessero dei trascorsi familiari di Pellegrino.
Ciò che è certo è che egli, invece, sa.
Vedremo nelle prossime ore che provvedimenti deciderà di prendere.
(da “Tribù”)
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