NAPOLITANO CEDE ALLA BECERODESTRA: MORATORIA GIUDIZIARIA PER BERLUSCONI
IL CAVALIERE ESULTA E RINUNCIA ALL’AVENTINO: “MA ASPETTIAMO, DI QUEI PM NON MI FIDO”… TRA LE TOGHE CRESCE LA TENSIONE: IL COLLE GLI HA DATO RAGIONE
Se non fosse suonata, in queste ore già così pesanti, come un’eccessiva drammatizzazione Napolitano sarebbe anche andato di persona a presiedere una seduta del Csm.
Per lanciare da lì l’unico segnale che più gli sta a cuore.
Il Paese è in un momento difficilissimo, ognuno deve fare la sua parte. Anche i magistrati. Senza impuntature. Senza forzature. Senza irrigidimenti. Senza favorire una spirale di tensione. Senza dare il destro ad ulteriori azioni clamorose (leggi quelle del Pdl).
Il capo dello Stato ci ha pensato su per 24 ore. Ha consultato i vertici del Csm. I quali, a loro volta, hanno sondato consiglieri e magistrati.
Alla fine è prevalsa la linea di evitare, anche per il primo inquilino del Colle, qualsiasi mossa che avrebbe potuto inasprire, anzichè addolcire, le parti in gioco.
Perchè, come ha spiegato Napolitano ai suoi interlocutori, l’obiettivo è uno solo: riuscire a garantire la via per nuovi presidenti delle Camere, un nuovo presidente della Repubblica, un nuovo presidente del Consiglio.
Questa è «la priorità che non deve essere intralciata». Nemmeno dalle toghe.
«Il Quirinale non apprezza tutto quello che disturba un quadro politico mai così intricato» chiosano al Csm.
E qui s’innesta quella che Berlusconi, Alfano, Ghedini – e tutto il Pdl – vivono come una vittoria e i giudici invece come una mezza, se non una piena sconfitta.
Se lo dicono, mogi, mentre proprio al Csm scorrono la nota di Napolitano che chiude la serata.
Parole pesanti, quel richiamo al «giusto processo», quell’invito a «non attribuirsi missioni improprie», quella raccomandazione a garantire «le garanzie da riconoscere alla difesa».
Berlusconi sulle prime è entusiasta. «Abbiamo vinto» dice ai suoi.
Poi prevale una diffidente prudenza: «Stiamo a vedere, meglio aspettare che succede nelle prossime ore. Da questi pm di Milano e di Napoli non mi aspetto niente di buono».
Dall’altra parte della barricata, proprio tra i pm, c’è una dolente sorpresa e un interrogativo: «Ma non è che Napolitano ci sta scaricando? Da domani, questo è certo, il nostro lavoro sarà più difficile».
Lo sanno anche al Csm.
Dove i primi mugugni, soprattutto tra le toghe di sinistra, già si avvertono.
Anche se – e questo bisogna dirlo – sia la decisione di Milano della visita fiscale per Berlusconi che quella del processo immediato di Napoli, non sono state del tutto condivise.
Nella logica di evitare lo scontro sarebbe stato meglio evitare quelle mosse. Ma, proprio al Csm, si sono rischiate ore drammatiche, con la preoccupazione crescente che il Pdl potesse decidere di manifestare addirittura in piazza Indipendenza. Un’ipotesi che ha tenuto in allerta anche il Quirinale.
Adesso, dopo le parole di Napolitano, il timore è opposto, che prenda piede la fronda di chi, come Andrea Reale, propone di manifestare sotto il Quirinale al grido borrelliano di «resistere, resistere, resistere», agitando pure la Costituzione.
Dice adesso un pm: «Avete visto la reazione del Pdl? Sono entusiasti. È chiaro che Napolitano ha dato ragione a loro».
Va da sè che Alfano e i suoi parlano di «vittoria». Di fatto hanno ottenuto dal Quirinale la moratoria giudiziaria che chiedevano, un allentamento della morsa giudiziaria tra Milano e Napoli per consentire al Cavaliere di tornare protagonista della trattativa politica.
Ne sono convinti al punto che, ieri sera, hanno cominciato a riflettere sulla possibilità di congelare la manifestazione del 23 marzo a piazza del Popolo.
O quanto meno trasformarla in qualcosa di diverso. Di certo non in una kermesse anti-giudici. È il segno che si chiude una giornata positiva.
Che si apre con un Alfano deciso davanti a Napolitano: «Presidente, il limite è stato superato. Rientrano nella persecuzione giudiziaria sia la richiesta della visita fiscale per un ricoverato in ospedale, sia il giudizio immediato di Napoli: perchè non accettare il rinvio dell’interrogatorio?
L’obiettivo è uno solo, tagliare fuori Berlusconi da questa fase politica».
Qui il presidente – pur fortemente critico sulla manifestazione di Milano – apre senza incertezze. Il leader del Pdl ha diritto di partecipare pienamente a questa fase politica. I berlusconiani Alfano, Gasparri e Cicchitto incassano il primo round, annunciano di recedere dall’annunciato Aventino, si spendono per un governo del presidente che porti al voto. «Presto, prestissimo, entro giugno» intima il Cavaliere ai suoi. Favorevoli, soprattutto adesso, alla riconferma di un pur riottoso Napolitano.
Ma è la convocazione pomeridiana dei vertici del Csm che mette il timbro alla vittoria.
Chi sta accanto a Berlusconi lo dice ancora prima che il mini vertice si compia. «C’è nell’aria un deciso richiamo ai magistrati perchè la smettano con la rincorsa frenetica nei processi visto che tanto la prescrizione è bloccata».
A sera, quando la seconda nota di Napolitano è in rete, gli uomini più stretti del Cavaliere gongolano soddisfatti: «Avevamo ragione noi. La rincorsa dei pm era assurda e inspiegabile, adesso lo sostiene anche il presidente del Csm».
Contano su una sostanziale moratoria.
Ma da oggi i processi riprendono, Ruby in testa.
Carmelo Lopapa e Liana Milella
(da “la Repubblica“)
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