‘NDRANGHETA; 41 ARRESTI TRA CALABRIA E LOMBARDIA, COINVOLTO ASSESSORE COMUNALE
AFFILIATI AL CLAN FERRENTINO-CHINDAMO E LAMARI… COMBINE SUI RISULTATI DI CALCIO DI PROMOZIONE
A Laureana di Borrello, piccolo Comune vicino al porto di Gioia Tauro, secondo le accuse gestivano tutto loro: dalle partite di calcio agli appalti, dalle elezioni ai lavori. Per questo motivo, in 41 sono stati fermati questa mattina all’alba dagli uomini del comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, guidati dal comandante Giancarlo Scafuri.
In manette sono finite 41 persone, sparpagliate fra la piana di Gioia Tauro, Roma, Milano, Vibo Valentia, Pavia, Varese, Como, Monza e Cagliari.
Sono tutti ritenuti vicini o affiliati ai clan Ferrentino-Chindamo e Lamari, e accusati a vario titolo di associazione mafiosa o concorso esterno, porto e detenzione di armi, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, danneggiamenti, lesioni personali gravi, frode sportiva, intestazione fittizia di beni e incendio, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Fra i destinatari del fermo, anche l’assessore al Verde pubblico del Comune di Laureana di Borrello, Vincenzo Lainà , ritenuto il referente politico del clan Ferrentino-Chindamo e per questo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Anche lui, per i magistrati di Reggio Calabria guidata da Federico Cafiero de Raho, faceva parte del capitale sociale del clan che, al pari della famiglia mafiosa dei Lamari, soffoca Laureana di Borrello.
Un paese – hanno svelato le indagini – messo in ginocchio da un vero e proprio regime in grado di piegare tutto ai voleri dei clan.
Se la politica serviva alle due famiglie per assicurarsi appalti e lavori, il campionato della locale squadra di calcio era una vetrina per i Lamari, che per questo si sono assicurato almeno due vittorie grazie ad astute combine.
Sullo sfondo, un’economia totalmente condizionata dal giogo mafioso. Chi non si piega, paga con minacce, danneggiamenti, pestaggi.
A Laureana di Borrello non si lavora senza l’assenso dei Chindamo-Ferrentino o dei Lamari, che controllavano attività commerciali, supermercati, imprese edili, aziende agricole e persino due società di import export al porto di Gioia Tauro. Business che i clan erano riusciti a impiantare anche in Lombardia, dove fra Voghera e Bregnano, i carabinieri hanno sequestrato diverse società .
(da agenzie)
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