NEL CENTRODESTRA NASCE LA QUARTA GAMBA, QUELLA DEI PORTATORI D’ACQUA CHE RISCHIANO DI RIMANERE ALL’ASCIUTTO
PRONTA “L’ITALIA PER LE LIBERTA'” CON LUPI, QUAGLIARIELLO, ZANETTI, FITTO …. MA I DEMOCRISTIANI POTREBBERO SMARCARSI
C’è un punto fermo nel composito universo di sigle, simboli, partitini – per l’esattezza sono 22 – che sospinti dal vento in poppa nei sondaggi spiegano le proprie vele verso il centrodestra.
La “quarta gamba” nascerà , aspettando la Dc, o meglio il simbolo dello scudo crociato di Lorenzo Cesa.
Paolo Cirino Pomicino, indimenticato ‘o ministro ai tempi della Prima Repubblica, lo dice con una battuta: “Amico mio, qua siamo tutti zoppi… Spero che dopo le varie fratture nelle gambe di qualcuno, ci sia la riabilitazione e se ne faccia una e vera. Ripeto: una e vera”.
Al momento ce ne sono due. Al momento.
Circolano già una serie di bozzetti e di statuti per il contenitore che metterà assieme i movimenti di Enrico Costa, Raffaele Fitto, Enrico Zanetti, Saverio Romano, Gaetano Quagliariello, Flavio Tosi, i pensionati di Fatuzzo, i liberali di De Luca, e quella parte di Alternativa Popolare che ha deciso di seguire Maurizio Lupi.
Il nome su cui si sta ragionando, al termine di un infinito brain storming, è Italia per le Libertà , scritto su sfondo azzurro e con una pennellata tricolore: “Lo annunciamo martedì se tutto va come deve andare – racconta uno dei protagonisti – anche se eravamo pronti prima. Ma si doveva aspettare che si consumasse la separazione di Ap e questi giorni serviranno a Lupi per un ultimo giro di incontri. A partire da quello con Cesa che non vuole rinunciare al simbolo dello scudo crociato”.
Dunque, la quarta gamba nascerà , accanto alle altre tre.
Il che è già una notizia, considerate la quotidiane intemerate di Salvini su riciclati, trasformisti, e “traditori” che tornano e su cui la Lega non sarà mai d’accordo.
I maliziosi che ben sanno distinguere la politica dalla propaganda fanno notare come bersagli dei suoi strali non siano mai, tanto per fare due nomi, i lombardi Maurizio Lupi e Roberto Formigoni, con cui il Carroccio condivise responsabilità di giunta, ma resti sempre su un piano generico.
Chiacchiere, insomma: “Salvini – dicono dentro Forza Italia vuole scaricare su Berlusconi il prezzo d’immagine, ma quelli che arrivano sono voti anche per lui, non metterà alcun veto sostanziale. Lui non regge Alfano o Verdini, ma gli altri…”
Tra gli altri c’è una fitta trama di manovre, incontri, in un universo di sigle che pare un rompicapo.
E a questo punto occorre fare un passo indietro per comprendere dove nasce l’operazione e perchè.
L’idea è nata nella testa dell’avvocato Niccolò Ghedini. Ed è stata “sondata” dall’infallibile Alessandra Ghisleri.
Prevede due liste, una tutta “laica” e l’altra tutta cattolica (con lo scudo crociato nel simbolo), per portare il centrodestra dal 36-38 che può raggiungere con gli attuali partiti al 38-40, senza imbarcare nelle liste di Forza Italia il ceto politico protagonista delle peregrinazioni di questi anni.
Poi si è mescolato tutto, tra chi vuole una lista unica, chi ne vuole due, chi, come il grosso dei protagonisti di questa storia, prima cerca un collegio e poi ci costruisce una teoria sopra.
Il perchè è semplice: una lista che non prende il tre per cento porta voti alla coalizione ma non elegge parlamentari, dunque “per entrare” è necessario essere garantiti nei collegi sicuri.
Il che è una scommessa, più che una certezza. E non è un caso che tra gli azzurri circoli più di qualche malumore sulle nuove bocche da sfamare.
Assieme ai bozzetti di Italia per la Libertà , gira anche una stima di voti, divisa regione per regione. Per fare il tre per cento, occorrono, a occhio, tra un 800mila e un milione di voti.
Non è un obiettivo impossibile: Fitto ne porta più di 100mila in Puglia, in Lombardia Lupi e gli altri ne portano 90 mila, in Sicilia se arrivasse l’altro corteggiato, il neo governatore Musumeci, 200mila sono alla portata. E così via.
Clemente Mastella, che ha partecipato a parecchie riunioni, dice: “Una formazione cattolica, aperta anche ai laici, al sud può essere la seconda forza. Bisogna costruire un arcipelago con tutte le isole”.
Un’isola si è già staccata. Ecco Gianfranco Rotondi, fedele a Berlusconi con la sua Rivoluzione cristiana sin dai tempi della scissione di Buttiglione: “È giusto rafforzare il centro ma dico no a operazione trasformistiche che disorientano i nostri elettori e puniscono chi è rimasto con Berlusconi in questi anni di traversata del deserto”.
A proposito, come presidente dell’arcipelago laico si dà per scontato che sarà uno tra Fitto e Lupi, ma molto prosaicamente spiegano da quelle parti: “Il punto non sono le cariche, sono i collegi”.
(da “Huffingtonpost”)
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