NEW YORK TIMES: “ANGELA MERKEL E’ IL NUOVO KENNEDY” E STRONCA LA MOGHERINI
“LA CANCELLIERA TEDESCA HA CAPITO CHE L’OCCIDENTE DVE RITROVARE SICUREZZA E FORZA”
L’Occidente è in crisi, divorato dalla crisi finanziaria e dal senso di colpa nei confronti delle culture lontane come l’Islam. Eccessiva, cautela, scarso coraggio, incertezza del proprio ruolo, ai quali si aggiunge “uno scetticismo corrosivo”.
“Quanto freddo e piatto è diventato l’Occidente?” si chiede il New York Times, in un commento del giornalista tedesco di Die Zeit, Jochen Bittner.
Per Bittner la nostra società “ha bisogno urgentemente di una dose dello spirito di Kennedy, perchè la legittimazione di un sistema può andare perduta velocemente se i suoi rappresentanti perdono la fiducia nel perseguire quello che è giusto”.
Come esempio negativo, l’opinionista indica Federica Mogherini, rappresentante della politica estera dell’Unione europea, che sul conflitto russo-ucraino si è mostratta troppo “dubbiosa” e “cauta”.
E quindi dopo aver scartato Barack Obama, David Cameron e Franà§ois Hollande, il quotidiano americano arriva a una conclusione: l’unico leader in grado di rivitalizzare lo spirito di John Fitzgerald è Angela Merkel.
Non accetterebbe mai il titolo. Tuttavia potrebbe ritrovarsi a forza dentro quel ruolo, così come è diventata con riluttanza la leader dell’Europa. E ci sono i segnali che ne è consapevole – e pronta ad accettarne – il carico. Le sue dichiarazioni sulla Russia (deve ritirarsi dall’Ucraina, o rimarrà sempre più isolata) e sull’Islam (appartiene alla Germania ma deve diventare più moderno) stanno acquisendo una forza sempre maggiore.
Una forza anche fisica: nei giorni scorsi ha intrapreso una maratona diplomatica che avrebbe stroncato chiunque.
Il 5 febbraio si trovava a Kiev in missione per la crisi ucraina, il 6 febbraio era a Berlino per ricevere il premier iracheno, nello stesso giorno ha preso il volo per Mosca dove ha avuto un colloquio cruciale con Vladimir Putin e Franà§ois Hollande, il 7 febbraio ha partecipato alla Conferenza sulla sicurezza per poi recarsi negli Stati Uniti.
Ma sono stati gli ultimi appuntamenti a mettere a dura prova la resistenza della Cancelliera: mercoledì 11 febbraio il lunghissimo e delicatissimo vertice di Minsk con Vladimir Putin e Petr Poroshenko, dal quale è comunque scaturito un accordo; dopo una notte al tavolo dei negoziati, la Merkel è volata a Bruxelles per il vertice dell’Eurogruppo dove ha incontrato per la prima volta Alexis Tsipras.
Per il New York Times, la statura politica della Merkel risiede non tanto nella qualità delle decisioni bensì nella visione complessiva:
Ciò che davvero importa è il fatto che la Merkel non si fa illusioni sulla gravità dell’attacco intellettuale all’Occidente, e sulla sua vulnerabilità . Lo scorso weekend alla conferenza sulla sicurezza di Monaco ha dedicato gran parte del suo discorso alla “irrequietezza” della società occidentale. Questo è un buon punto di partenza. Ma avrà bisogno di essere ancora più chiara contro le frange che desiderano diventare il nuovo centro.
Nel frattempo, dovrebbe ispirarsi alla saggezza di uno dei suoi predecessori, Otto Von Bismarck, che un giorno disse: “La parte più forte è occasionalmente debole a causa dei sussulti di coscienza; la parte più debole a volte è forte per la sua sfrontatezza”. Certe verità sono senza tempo. Non siamo timidi. L’Occidente può dominare la propria malattia auto-immune.Ma per farlo, deve bilanciare la propria coscienza con una piccola dose di sfrontatezza.
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