NON ILLUDIAMOCI, LA STAFFETTA MERKEL-DRAGHI NON CI SARA’
MERKEL: “LA GERMANIA NON PUO’ ESSERE RIMPIAZZATA ALLA GUIDA DELLA UE”
Mario Draghi e Angela Merkel sono i primi a ritrarsi dal ‘giochino’ tutto italiano che insiste a vedere un passaggio di testimone nella leadership europea dalla Germania all’Italia, ora che la cancelliera è alla fine del suo mandato mentre l’ex governatore della Bce governa a Roma.
Il premier italiano e la leader tedesca lo lasciano capire chiaramente nella conferenza stampa al termine del bilaterale di oggi a Palazzo Chigi, l’ultimo tra i due prima che lei lasci la guida del suo paese, cosa che potrebbe avvenire a breve: “Le trattative per formare un governo andranno avanti molto più velocemente”, ammette la stessa Merkel, in riferimento ai negoziati che il socialdemocratico Olaf Scholz sta conducendo con Verdi e Liberali.
“L’Italia sicuramente non sostituirà la Germania e la Germania resterà la Germania”, dice lei, difendendo il ruolo guida che “la più grande economia dell’Ue” svolge in Europa. Che sia lei a guidare il paese o che sia l’avversario della Spd Scholz, il risultato non cambia.
“La Germania non sarà rimpiazzata e dal nostro peso economico dipendono molte cose, siamo diversi dall’Italia ma Draghi ha una sua voce in capitolo. Per quanto riguarda il piano di ripresa e resilienza, ha presentato un ottimo programma: siamo più che sicuri che i soldi saranno spesi bene”.
Un ragionamento che appartiene anche allo stesso Draghi, da sempre. “L’Italia non può guidare da sola i dossier europei, al contrario di quanto sento dire e scrivere in questi giorni… Quello che è importante è che la posizione che abbiamo in Europa si rafforzi e che si rafforzi la collaborazione con gli altri paesi”.
Al loro ultimo incontro istituzionale in Italia, Draghi e Merkel all’unisono mettono in ordine i tasselli di questo cambio di fase storico per tutta l’Europa: la fine del mandato della cancelliera da 16 anni guida del governo in Germania. Collaborazione, stima reciproca e tanta fiducia, fin dai tempi in cui Draghi era governatore della Bce.
“Merkel ha sostenuto con convinzione l’indipendenza della Bce”, dice il premier, “and that was not small thing”, ‘non era poca cosa’, “anche quando eravamo attaccati mentre operavamo per mantenere l’integrità della moneta unica, per allontanare i rischi di deflazione e per la ripresa. Personalmente le sono grato per quegli anni difficili”.
All’epoca, le maggiori critiche al ‘Quantitative easing’ arrivavano proprio dalla Germania, dai componenti tedeschi dello stesso direttivo della Banca Centrale Europea, mai condivise da Merkel.
Questo non significa che oggi la cancelliera sia alfiere di progetti permanenti di mutualizzazione del debito europeo, dopo il primo passo ‘una tantum’ compiuto con il Next Generation Eu’.
“La comunione dei trasferimenti finanziari non sarebbe un bene per l’Ue – sottolinea – Ci saranno fondi anche in futuro ma ci deve essere una razionalità. Mutualizzare e togliere sovranità finanziaria ai singoli Stati non è una strada da percorrere. Gli Stati membri devono essere finanziati, abbiamo bisogno di maggiore solidarietà ma le responsabilità devono rimanere in capo agli Stati membri”. Tradotto: vediamo come l’Italia userà i fondi del Next Generation Eu, al netto della stima per Draghi.
Parole che non sconvolgono il premier, anzi.
Anche Draghi, rispondendo ad una domanda sull’opportunità che il Next Generation Eu diventi strumento permanente di sostegno all’economia europea, risponde pragmatico. “Abbiamo avuto la fetta maggiore di finanziamenti del Next Generation Eu, 191 miliardi – dice – E abbiamo la maggiore responsabilità nello spendere bene, in modo tale che tutto quello che spendiamo contribuisca alla crescita sostenibile, equa e forte e venga speso con onestà. Questa è la prima responsabilità nei confronti di noi stessi e dei cittadini europei che pagano le tasse per questo programma di cui noi beneficiamo maggiormente”.
La richiesta di rendere il piano di aiuti europei permanente può essere messa sul tavolo solo a cose fatte bene. “Quando si tramuterà in successo e io sono certo che sarà così – continua Draghi – allora saremo credibili e potremo pensare che questo tipo di sforzi non sia unico, non sia ‘una tantum’. È sempre la stessa cosa: la solidarietà va insieme alla responsabilità”.
Nel colloquio a Palazzo Chigi, Draghi e Merkel affrontano i dossier più caldi, come l’Afghanistan, in vista del G20 straordinario della prossima settimana, chiesto dal premier italiano dopo il ritiro delle forze occidentali da Kabul quest’estate.
La riunione si terrà in modalità virtuale. “Ci siamo trovati d’accordo – spiega Draghi – sulla necessità di aiutare dal punto di vista umanitario la popolazione afghana, ma allo stesso tempo di ribadire l’importanza della difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Il G20 della settimana prossima offrirà l’occasione di discutere di questi temi, insieme alla lotta al terrorismo, e ringrazio la Cancelliera per il suo sostegno”.
Nel menu del vertice anche la necessità che “Italia e Germania coordinino maggiormente le loro posizioni sulla gestione dei dossier ambientali ed energetici, soprattutto per quanto riguarda l’impatto di queste politiche sulle nostre imprese”, aggiunge Draghi facendo riferimento alla conferenza sull’ambiente Cop26 in programma a Glasgow a fine mese.
“Dobbiamo trovare nuove vie per uscire dalla crisi post pandemica – sottolinea Merkel – per i nostri bilanci, i necessari investimenti e il lavoro europeo per la difesa dell’ambiente”. Poi, una punta di rammarico. “L’Unione Europea non è più ai vertici dell’innovazione, deve recuperare. Dobbiamo elaborare la produzione di microchip e aumentare l’efficienza energetica. Abbiamo bisogno di maggiori gruppi industriali che agiscano a livello globale”.
Sono gli acciacchi dell’Europa che tra poco Merkel non guiderà più e che si ritrova a dipendere per molti versi dalla Cina (semiconduttori, microchip) anche per effetto di molte scelte tedesche. Sono i problemi che restano a chi rimane in un ruolo di responsabilità (Draghi) e a chi arriva (Scholz). La “campionessa di multilateralismo”, come la chiama l’ex governatore della Bce, è agli sgoccioli del mandato, forse prima di quanto previsto dopo le elezioni del 26 settembre.
“Ma il mio amore verso l’Italia sicuramente sarà manifestato in futuro sotto altre forme, una volta che non sarò più cancelliera – dice – Basta un giorno di permanenza a Roma per capire che bisognerebbe avere più di una vita per conoscere la bellezza di questo paese…”. Stamane la visita dal Papa, nel pomeriggio la preghiera per la pace con altri leader mondiali. Appuntamenti importantissimi, per una leader che va in pensione: almeno dalla cancelleria.
(da Huffingtonpost)
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