NON PERSEGUONO I REATI DI ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE E FANNO LO SPOT SULL’APOLOGIA DI FASCISMO
IL PERICOLO ALLA SICUREZZA DELLO STATO OGGI STA NEL RAZZISMO, DIFFUSO A DESTRA E SINISTRA… PER FARE APOLOGIA DI FASCISMO BISOGNEREBBE ALMENO CONOSCERLO CONCETTUALMENTE E DISTINGUERE LE VARIE FASI, CI SONO TROPPI COGLIONI IN GIRO… SE SI ESTRAPOLANO FATTI E PERIODI NON SI SALVA NE’ IL COMUNISMO NE’ IL CAPITALISMO
Nel Paese dove ogni giorno andrebbero perseguite migliaia di persone, politici compresi, per istigazione all’odio razziale, quel buontempone di Fiano ha pensato bene di presentare una proposta di legge per inasprire le pene sull’apologia di fascismo.
Che sia uno spot lo dimostra il fatto che le pene previste sono ridicole, ben al di sotto della “condizionale”, in pratica in galera non ci finirebbe nessuno, come per chi istiga all’odio razziale. Fiano poi vorrebbe perseguire quella fauna eterogea che, senza aver mai letto un libro o approfondito un tema storico o filosofico, riducono una periodo storico a forme di esibizionismo da giardinetti. Discorso che vale per fa il pugno chiuso o il saluto romano solo per moda o imitazione estemporanea, senza aver capito una mazza del fascismo o del marxismo.
Pratica in uso tra gli ultras del calcio, tanto per fare un esempio, o tra i complessati del web per sentirsi meno sfigati.
Da tempo suggeriamo per certi casi senza speranza, più che la repressione legislativa, una adeguata cura sanitaria obbligatoria.
Se volessimo seguire Fiano nel suo ragionamento, ovvero quello di evidenziare gli aspetti negativi di un regime, ci dovremmo chiedere per quale ragione dovrebbe essere consentita l’apologia di Stalin, di Lenin, di Mao, di tanti regimi militari “comunisti” che quanto ad assassini di massa non sono stati secondi a nessuno.
Senza dimenticare, a tanti amici del “capitalismo”, i genocidi, lo sfruttamento e le morti sul lavoro, i crimini coloniali, le “bombe intelligenti”, l’appoggio ai regimi militari assassini di cui è stato mandante ed esecutore il liberismo a stelle e strisce o certe “democrazie” europeo a cavallo del ‘900.
Insomma, se vogliamo andare a fondo, ce ne sarebbe per tutti e non si salverebbe nessuno.
I problemi oggi sono altri.
Il primo, diciamo più a uso interno, è che per fare apologia di fascismo bisognerebbe conoscere a fondo l’oggetto della apologia.
Il fascismo delle origini, degli anni del consenso, delle grandi riforme sociali, rivalutato da storici anche antifascisti, non può essere archiviato come spazzatura o utiizzato da analfabeti politici per farsi un saluto romano fine a se stesso.
Ci sono fascisti “concettuali” che sanno distinguere pregi e difetti, collegandolo a una fase storica dell ‘Europa, e fasci da avanspettacolo che sembrano al servizio della propaganda avversa, riproducendolo come macchiettistico, violento e razzista, estrapolando proprio quelle forme con cui altri hanno interesse a dipingerlo.
Poichè nel 2017 la scelta del confronto democratico appare condiviso da tutti e non circolano certo golpisti, ci si dovrebbe chiedere dove sta il pericolo reale alla sicurezza dello Stato, quello per cui anche una democrazia deve porre paletti rigidi al proliferare di teorie destabilizzanti.
La risposta è chiara: nel dilagare del razzismo, dell’istigazione all’odio razziale camuffata da slogan del tipo “prima gli italiani”.
Una minoranza che, facendo leva sulla paura, sta minando le fondamenta della comunità nazionale, grazie anche all’impunità di cui gode su web e alla latitanza degli organi giudiziari statuali.
Occorre inasprire la legge Mancino limitatamente ai reati a sfondo razzista, equiparandoli a reati contro la sicurezza dello Stato, prevendendo pene minime a tre anni di carcere (dove la condizionale non scatta) e alla perdita dela patria potestà per i casi più gravi e a sanzioni pecuniarie di almeno 50.000 euro per quelli meno gravi.
La democrazia non è certo minata dalle ideologie del passato (che vanno tutte analizzate storicamente), ma da chi distingue e discrimina le persone in base alla provenienza, al colore della pelle e al credo religioso.
Su questo terreno i partiti non prendono posizione per meri interessi di bottega, contano i voti, non gli esseri umani e l’etica politica.
Ben vengano se, per ottenerli, bisogna fomentare l’odio e contrapporre le fazioni.
Ma una democrazia fondata sull’odio non è certo meglio dei regimi autoritari che a parole dice di voler combattere.
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