OFFERTA (RESPINTA) DI RENZI ALLA MINORANZA PD PER AVERE L’ITALICUM
TRENTA CAPILISTI “SICURI” E IL VOTO NEL 2016
C’è già chi l’ha ribattezzata la “migliore offerta”.
È quella che Matteo Renzi ha rivolto a un pezzo della minoranza Pd, per blindare l’Italicum alla Camera. Ed evitare fronde.
Per il premier la legge elettorale è la battaglia finale: “Non mi fido — ha detto ai suoi – di un nuovo passaggio al Senato. Dobbiamo approvare tutto alla Camera entro maggio. E la legge non è perfettibile”.
Ovvero, non si cambia di una virgola. Il capogruppo Roberto Speranza mercoledì è rimasto chiuso due ore col premier per tentare una mediazione.
Ha proposto di mettere nero su bianco qualche modifica, a partire dalla riduzione del numero dei capolista bloccati: “Ora che non c’è più il patto del Nazareno — gli ha detto — si può lavorare per migliorare il testo su alcuni punti. Io ti garantisco che a quel punto, sia alla Camera sia al Senato, la sinistra sarà compatta. Ora tocca a te scegliere se costruire l’unità o no”.
La sensazione è che Renzi abbia già scelto. E che tiri dritto: “Questa legge l’abbiamo discussa, modificata al Senato, ora si decide”.
Anche perchè il Nazareno è morto ma fino a un certo punto. Il pacchetto di voti di Denis Verdini è ancora assicurato. Il plenipotenziario di Berlusconi e Luca Lotti si sentono ancora pressochè quotidianamente.
Dunque, il premier ha intenzione di non mediare con la sua sinistra. Proprio per piegare la minoranza le sta usando tutte.
L’ultima offerta è stata già recapitata e rispedita al mittente. È un’offerta che fonti ufficiali non confermeranno mai, ma che in più di un faccia a faccia di alto livello è stata messa sul tavolo dal premier. Suona così: “Voi della minoranza votate la legge elettorale, così come è e io vi garantisco una quota di candidati sicuri: una trentina di capolista bloccati”.
E fin qui è un’offerta ordinaria. Come ordinaria è l’ipotesi, fatta circolare nei giorni scorsi, del ministero che fu di Lupi a Roberto Speranza, in modo da rimuoverlo da capogruppo alla Camera.
La parte straordinaria, che attesta la straordinarietà del momento, riguarda il quando si vota (e dunque si fanno le liste): ovvero il 2016.
Spiega la fonte autorevole: “Renzi ci dice: anticipiamo il voto al 2016, così evitiamo il congresso del Pd e voi evitare di essere asfaltati e vi do 30 nominati su 100”.
In cambio della legge elettorale. Subito e senza modifiche. Un percorso che prescinde anche dall’approvazione della riforma del Senato.
Nel senso che, una volta incassato l’Italicum alla Camera, è chiaro che — abolito e non abolito il Senato — il giorno dopo il voto il presidente della Repubblica gli dà l’incarico e una maggioranza a palazzo Madama si fa in un minuto.
L’offerta, almeno per ora, è stata rifiutata. Ma c’è un motivo se Renzi ha aperto una trattativa sotterranea per spaccare la minoranza, attirando a sè la parte dialogante mostrando la carota del seggio sicuro.
Il motivo è che l’eventualità del voto di fiducia ha già avvelenato il clima. La minoranza, regolamenti alla mano, sostiene che non è applicabile.
Spiega Giuseppe Lauricella, che oltre a essere parlamentare è anche giurista: “Il regolamento della Camera prescrive che la questione di fiducia non può essere posta nelle materie per le quali può essere richiesto il voto segreto. E la legge elettorale è tra queste. Se poi qualcuno vuole interpretare il regolamento a modo suo, dico che la nuova legge, una volta approvata, si presta al rischio di incostituzionalità sul piano formale, perchè sarebbe aggirata una norma che riguarda il procedimento di formazione della legge”.
I costituzionalisti vicini al premier sono di parere opposto. Dice Stefano Ceccanti: “Il voto segreto ha delle materie in cui esso è di obbligo come le votazioni sulle persone e dei temi su cui si può chiedere. Quando il regolamento della Camera dice che non si può mettere la fiducia dove è prescritto il voto segreto, è ovvio che si riferisce al primo caso e non al secondo. È dunque solo un problema di opportunità politica non di legittimità ”.
E se sul voto di fiducia che vuole palazzo Chigi si rischia un contenzioso, sul voto segreto che vuole la minoranza si rischia il Vietnam su alcuni punti.
Perchè, sussurrano in parecchi a microfoni spenti, è chiaro che una volta che Renzi ha la pistola, può sparare. Fuor di metafora: una volta che c’è la nuova legge elettorale, c’è anche quella del voto anticipato.
E questo è un incubo per tutti i parlamentari, anche per quelli che stanno in maggioranza con Renzi ma temono di non essere ricandidati o rieletti.
A due giorni dalla direzione, pare che ogni trattativa sia già franata. E Renzi e minoranze si preparano alla battaglia d’Aula.
(da “Huffingtonpost“)
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