OGGI LE COLOMBE POTREBBERO CONQUISTARE FORZA ITALIA: IN QUESTO CASO NESSUNA SCISSIONE
L’ALA MODERATA GUIDATA DA ALFANO E LUPI IN REALTA’ E’ PIU’ FORTE DEI FALCHI E POTREBBE SCALZARE I FALCHI VERDINI E SANTANCHE’
Dopo le quarantotto ore più difficili del Pdl, l’ora X della resa dei conti scatterà alle cinque della sera, con la riunione dei gruppi parlamentari nella sala della regina a Montecitorio.
Si immaginano scene mai viste, ‘che del resto mai s’era visto un Alfano dirsi “diversamente qualcosa” da Berlusconi.
Come andrà a finire nessuno può dirlo, ogni tipo di trattativa è in pieno svolgimento: tuttavia, secondo una dinamica francamente schizofrenica, ma tutt’altro che aliena alle logiche del berlusconismo versione 2013, dopo aver raggiunto domenica l’apice del “dà gli alla scissione”, nel centrodestra col passare delle ore la probabilità di uno sdoppiamento tra Pdl e Forza Italia cala.
Aumentano invece, previa tessitura notturna dei ricucitori, le ragioni di chi prevede una “capriola all’indietro” di Berlusconi e un compromesso finale con il “pre-scissionista” Alfano e gli altri “diversamente berlusconiani” (come Beatrice Lorenzin che non vuol stare in un “partito modello Alba dorata” , Nunzia De Girolamo che non si riconosce “In questa forza italia”, Gaetano Quagliariello che non si tiene più, la Santelli che non vuole dimettersi, Giovanardi in pieno responsability pride, eccetera). Insomma, scene già viste, più che autentici terremoti.
Non che un empito imperiale del Cavaliere possa del tutto escludersi (“lui pensa che, se continua a sostenere Letta, è più probabile che lo arrestino”, spiega con qualche stupore un dissidente pidiellino), ma sono molte le motivazioni che l’inclinano verso un compromesso.
Prima fra tutte, riferiscono, la constatazione che, numeri alla mano, Enrico Letta avrebbe comunque ottime probabilità di trovare in Parlamento, anche senza di lui, i numeri necessari per resistere in qualche modo al governo.
E questo anche grazie a prevedibili defezioni pidielline, il cui numero esatto è inutile fare, ma che nessuno ormai si sente di ridurre a ininfluente: si va dai peones ai volti più noti che, anche grazie alla tessitura estiva di personaggi come Mario Mauro e Pier Ferdinando Casini, nel momento in cui è scoppiata la prevedibile crisi di governo, si sono fatti trovare pronti al cannoneggiamento contro i falchi.
Una ragione pragmatica, dunque, ma anche una politica: per come si sono messe le cose, sfilandosi dalla maggioranza il partito di Berlusconi “pagherebbe un prezzo troppo alto” per sottostare ai voleri del capo: si prenderebbe cioè la responsabilità di una irresponsabile svolta traumatica.
“La gente non ci capirebbe”, insomma. Un prezzo che, alla fine, sarebbe troppo alto persino per il Cavaliere, come dimostrano le numerosissime proteste degli elettori del centrodestra alla mossa di ritirare i ministri.
Secondo questo scenario, dunque, Berlusconi potrebbe offrire già oggi ad Alfano l’ambito scettro di coordinatore di Forza Italia — c’è chi arriva a immaginare persino un voto che formalizzi la decisione.
E l’ex pupillo, arrivato nel weekend a un punto di contestazione del Cavaliere che mai s’era visto prima, avrebbe buoni motivi per accettarlo.
Perchè? “Chi ha molto non rinuncia al poco, se può avere tutto”, dice sibillino un deputato del Pdl.
Tradotto: portando avanti la scissione nel centrodestra, Alfano finirebbe per tirarsi dietro la gran parte del partito (i cosiddetti moderati, mai stati compatti dietro a lui come in questo momento), ma senza scissione avrebbe dalla sua il fattore tempo, per ereditare tutta la baracca e poi fare la “svolta” fra qualche mese.
Giusto il tempo di aspettare la decadenza (indubbia) di Berlusconi e il suo successivo soffocamento sotto le varie vicende giudiziari, e avendo nel frattempo — anche attraverso i capigruppo Brunetta e Schifani, in queste ore significativamente silenti — il controllo del partito.
Uno scenario che, mentre continuano le risse verbali, comincia ad affacciarsi anche tra le parole miti di Maurizio Lupi (“Abbiamo ancora due-tre giorni di tempo per usare la forza delle nostre proposte e continuare a far lavorare questo governo con un rinnovato programma”), così come dall’intervento di Gaetano Quagliariello a “La Telefonata” con Maurizio Belpietro su Canale 5 (mentre via nota ufficiale il ministro smentiva di voler fare un altro partito).
Nessuno immagina, certo, che il Cavaliere si placherà : eppure, spiega chi ci ha potuto parlare, “in questo momento di emotività andrebbe guidato, più che guidare lui”.
Così, si immagina piuttosto di andare, per slittamenti successivi, verso “l’esaurimento dell’attuale catena di comando”, vale a dire quella di Verdini-Santanchè.
Per fare che cosa? “Magari anche solo un Letta bis da cento giorni che ci porti sì alle elezioni, ma senza traumi”.
Con l’aria che tira, parrebbe già un successo straordinario.
Susanna Turco
(da “l’Espresso”)
Leave a Reply