OPRAH WINFREY, LA STAR DELLA TV USA A VENEZIA: “CON KAMALA HARRIS LA SPERANZA E’ TORNATA, CONTRO TRUMP DOBBIAMO ESSERE DETERMINATI”
“KAMALA RAPPRESENTA IL SOGNO AMERICANO, LA FIGLIA DI DUE IMMIGRATI, DONNA CHE PUO’ DIVENTARE PRESIDENTE”
Sciamanica, potente, magnetica, appena varca la soglia dell’elegante studio di palazzo Giustinian Brandolini, a Venezia, veniamo sopraffatti da un’energia fuori dal comune che ci fa alzare in piedi. «Buongiorno, what a pleasure», dice Oprah Winfrey abituata all’effetto che fa. La queen d’America incontra un gruppo ristretto di giornalisti a margine dei DVF Awards, i riconoscimenti che celebrano la solidarietà femminile della stilista Diane von Fürstenberg, qui seduta accanto all’ospite d’onore che ha premiato Graça Machel Mandela.
La star della tv e imprenditrice afroamericana parla per la prima volta dopo la partecipazione alla Convention democratica di Chicago. «Non ero mai stata a Venezia, è una città meravigliosa», dice. «È affascinante come una donna», continua von Fürstenberg. «Chiacchieriamo come fossimo amici», chiedono.
«Kamala Harris? La speranza è tornata»
E allora, da amici, vogliamo sapere tutto di questa Kamala Harris che ha risollevato sorte e morale di un Partito democratico che prima della sua nomination vedeva incombere la sconfitta contro Donald Trump.
«L’opportunità di essere stata presente per Kamala è senza precedenti. Come ha detto Michelle Obama nel suo meraviglioso discorso, c’è così tanto entusiasmo perché la speranza è tornata. E penso che il sogno americano non solo sia vivo, ma sia forte e potente: una figlia di un immigrato giamaicano e di un’immigrata indiana può diventare presidente degli Stati Uniti d’America».
Ci chiede se abbiamo visto la foto della bambina nera, con le trecce, che durante la Convention guarda dritta verso il palco dove parla Harris (è sua nipote). «Ecco, quella bambina sono io. E penso che in un modo o nell’altro lo siamo state tutte. Non avremmo mai immaginato una presidente donna, invece può succedere. Ed è emozionante».
Per Winfrey è sorprendente il modo in cui Harris è «uscita dall’ombra» del suo partito. «Anche i media la nascondevano», continua von Fürstenberg. «In poco tempo è stata in grado di raccogliere più soldi e volontari di chiunque altro: è l’effetto del ritorno della speranza», spiega Winfrey che cita di nuovo i suoi grandi amici, gli Obama: «Come hanno detto Michelle e Barack, ora non dobbiamo fare l’errore di accontentarci. Kamala è l’underdog e non deve mollare».
Le violenze e il «Mississippi dell’apartheid»
Harris rappresenta la difesa dell’american dream, che Winfrey ama e sostiene «perché ne sono un esempio vivente. Sono la testimone che può accadere». Racconta che dove è nata lei – «nel Mississippi dell’apartheid» – – in casa non aveva né acqua corrente, né elettricità. La sua amata nonna, la signora Hattie Mae, che di lavoro faceva la domestica, le diceva: «Cara Oprah Gail, spero che da grande tu possa trovare dei bravi bianchi». Trovare una buona famiglia bianca era l’unico sogno che si poteva permettere: «Mia nonna non avrebbe mai immaginato che poi avrei avuto persone con la pelle bianca come dipendenti», continua. Un giorno, faceva freddissimo, e sempre la signora Hattie Mae l’ha chiamò nel retro di casa, in una veranda dove lavava i vestiti. «Faceva bollire i panni in una pentola di ferro da cui tirava fuori le lenzuola con un lungo bastone. Mi disse: “Faresti meglio a imparare Oprah Gail, perché dovrai farlo da sola”. In quel momento ho sentito una voce dentro di me dire “no, questa non sarà la mia vita”».
Da bambina, Winfrey ha subito violenze che per anni ha nascosto, e per lei, il tema dell’aborto messo in discussione dopo l’abolizione della sentenza Roe vs. Wade è fondamentale: «Ieri sera c’era Chelsea Clinton con noi, se n’è andata perché sta presentando con Hillary un documentario sui diritti riproduttivi che abbiamo visto insieme. Viviamo un momento in cui le donne non possono prendere decisioni sul proprio corpo. Kamala Harris farebbe la differenza. Si tratta di buon senso».
E quindi che cosa avrebbe risposto a J. D. Vance quando ha definito Harris «una gattara senza figli»? Winfrey: «Sono più amante dei cani, ne ho avuti 21, ma, l’ho già detto, se la casa è in fiamme noi americani prima salviamo la gattara e poi anche il gatto».
C’è chi vota Trump (ma Oprah non lo nomina mai)
Durante il nostro colloquio, né Winfrey, né von Fürstenberg pronunciano mai il nome di Donald Trump, non lo fanno per scaramanzia o per tenere le «bad vibes» fuori dall’elegante stanza in cui ci troviamo, ma i riferimenti «all’avversario» ci sono: «Qui c’è in gioco una questione di decenza. Alcuni vogliono proteggere le loro finanze e si preoccupano delle tasse. Anch’io mi preoccupo delle tasse, ma è essenziale avere al comando donne e uomini che abbiano un forte rispetto per i cittadini, come Kamala Harris e Tim Waltz».
Secondo Winfrey bisogna ricordarsi che Trump non piace solo agli arrabbiati. «L’ho imparato nei miei 25 anni di lavoro: tutti vogliono sentirsi visti e ascoltati. Alcuni di quelli che lo votano si sentono riconosciuti da lui».
L’inverno della vita e la certezza di essersi «guadagnata tutto»
Prima di salutarci, le due donne parlano di quello che la padrona di casa definisce «l’inverno della vita», la vecchiaia, «che deve essere lunga e produttiva». Recentemente, Winfrey ha raccontato che i suoi 70 anni la rendono serena, ha fatto pace anche con la sua forma fisica che ha combattuto per decenni a colpi di diete – l’anno scorso ha rivelato di fare uso di un farmaco per il dimagrimento.
A noi dice di essersi guadagnata tutto, di essersi presa quello per cui ha lavorato. Di non aver mai sofferto della sindrome dell’impostore, di non essere mai stata in analisi. Una cronista le chiede perché le donne al potere soffrano di solitudine e di tristezza. «Ma voi avete una prima ministra donna, Giorgia Meloni. Lei soffre di solitudine? Se ha bisogno la chiamo. Al potere io non mi sono mai sentita sola».
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply