ORA LA MORATTI TEME L’EFFETTO-SILVIO: IL CROLLO DI POPOLARITA’ DEL PREMIER RISCHIA DI TRAVOLGERLA
BERLUSCONI VUOLE ESSERE TROPPO PRESENTE A MILANO, MENTRE LA MORATTI PREFERIREBBE SI DEFILASSE PER NON FAR PERDERE ALTRI VOTI AL CENTRODESTRA… IL CASO LASSINI SEGNA LA CAMPAGNA ELETTORALE
All’inizio, era una questione di principio.
Quasi un dovere per un prototipo della buona (e moderata) borghesia milanese come Letizia Moratti: dissociarsi da quello slogan delirante e oltraggioso.
Il costo politico sembrava, tutto sommato, basso.
Già la sera precedente, il ministro della Giustizia Alfano – non esattamente una colomba – aveva preso le distanze dal contenuto dei manifesti dell’Associazione per la difesa della democrazia.
Poi, con il passare dei giorni, via via che il balletto delle dimissioni e delle retromarce, delle dichiarazioni di sdegno e delle manifestazioni di sostegno si è fatto più vorticoso, è diventata una colossale manfrina da campagna elettorale.
E Letizia Moratti, consigliata dai suoi spin doctor, ha deciso di cavalcarla nel modo più spregiudicato, quasi spudorato.
Fino a negare l’evidenza: “Per me il caso è chiuso”, ripete il sindaco, da tre giorni, come un 45 giri inceppato.
Sa benissimo che il caso chiuso non è, e provvedono quotidianamente a sottolinearlo il Giornale della famiglia Berlusconi e l’ala dura degli Stracquadanio, delle Santanchè, Tiziana Maiolo e compagnia assortita.
Che Roberto Lassini con ogni probabilità sarà eletto consigliere comunale ormai lo hanno capito tutti, dentro e fuori il Pdl.
Che ben difficilmente, all’indomani dell’elezione, rinuncerà al suo strapuntino è convinzione ugualmente diffusa.
Perchè allora la Moratti continua a ripetere ossessivamente la sua incompatibilità con Lassini, anche ora che i dirigenti del suo partito – dopo la prima ondata di dichiarazioni sdegnate – l’hanno praticamente lasciata sola?
“Ci sono sondaggi che stimano al minimo storico la popolarità di Silvio Berlusconi perfino nella sua città – spiega un dirigente milanese del Pdl – e nello staff dei consiglieri del sindaco qualcuno comincia a temere che la politicizzazione della campagna elettorale milanese e l’entrata in campo diretta di Berlusconi non solo non aggiungano consensi ma rischino di sottrarne”.
Ecco perchè la Moratti, che nell’ultimo scorcio del suo mandato si era completamente appiattita su Berlusconi e sul governo, perfino quando le decisioni dell’esecutivo hanno pesantemente penalizzato Milano, oggi, nel vivo della campagna per la riconferma, ha deciso di distinguere la sua posizione da quella dei falchi del suo partito, con ciò guadagnandosi la disapprovazione del presidente del Consiglio: “Berlusconi vuole che le polemiche finiscano il prima possibile e che tutto il partito si impegni per vincere a Milano – spiegava ieri all’Ansa un alto dirigente del Pdl – Certo, al presidente farebbe piacere che Lassini ottenesse tanti voti, sarebbe uno schiaffo degli elettori alla procura milanese”.
Oltre al tornaconto personale, c’è un’altra ragione che ha spinto Berlusconi a imprimere un’accelerazione violenta alla campagna milanese, che culminerà nella settimana dopo Pasqua con una lettera firmata di suo pugno ad ogni famiglia milanese e con uno tsunami di manifesti e volantini che – nelle intenzioni del premier – dovranno solleticare le reazioni “di pancia” dei milanesi sui temi consueti della contrapposizione tra destra e sinistra.
I sondaggi più attendibili danno la Moratti in lieve vantaggio (un punto, massimo due) al primo turno su Pisapia – grazie anche a un modesto recupero prodotto dalla sua campagna milionaria – ma comunque lontana dal 50%.
Al ballottaggio, partita apertissima.
Berlusconi sa che la Moratti, da sola, rischia di perdere e di trascinare il centrodestra tutto in un vortice di cui è difficile vedere il fondo.
“È vero che il caso Lassini accentua la percezione di un Pdl in preda al caos – continua l’assessore morattiano – ma in fondo tutto questo movimento fa gioco a tutti. A Berlusconi, e anche alla Moratti, che capitalizzerà personalmente i voti dei moderati e usufruirà di quelli conquistati dal premier e anche da Lassini”.
Il balletto del Lassini fuori-Lassini dentro, dunque, rischia di diventare un tormentone da qui al 16 maggio.
La Moratti, assicurano i suoi, “è pronta a tener botta fino in fondo”.
Se sarà rieletta, non sarà un problema ingoiare il rospo Lassini per rimettersi al più presto al timone dell’Expo e dei grandi affari milanesi.
Capitasse il guaio della sconfitta, avrà già pronto sul tavolo un buon argomento per addebitarla ad altri.
A quei manifesti sciagurati, e a chi non se n’è dissociato per tempo.
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