PARLAMENTO, IL GOVERNO RISPONDE SOLO AL 14% DELLE INTERROGAZIONI
SU 9.200 DEPOSITATE APPENA 1.300 HANNO TROVATO RISCONTRO
Che ogni governo in carica non sia mai troppo solerte nel rispondere alle interrogazioni parlamentari è cosa risaputa, ma con i governi di Letta e Renzi la percentuale delle domande inevase è cresciuta anche rispetto ai governi Berlusconi e Monti.
Che poi le interrogazioni a cui viene concessa risposta siano per la maggior parte del Pd è una tendenza degna di nota.
Perchè se lo strumento dell’interrogazione è la tipica leva in mano alle opposizioni per operare il controllo del parlamento sull’esecutivo previsto dalla Costituzione, i numeri da inizio legislatura stilati dal sito Openpolis raccontano una realtà diversa.
L’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi aveva risposto al 39,33% delle interrogazioni parlamentari, il Governo Monti era sceso al 29,33%, mentre gli esecutivi di Letta e Renzi hanno fatto calare di molto la percentuale.
Delle oltre 9.200 interrogazioni depositate in oltre un anno e mezzo di legislatura, circa 1.300, poco più del 14%, hanno ottenuto un riscontro, ma oltre l’80% sono rimaste inevase.
E finora il gruppo parlamentare che ha un tasso di successo maggiore è il partito di maggioranza, cioè il Pd, con 400 risposte (19,80%) alle oltre duemila interrogazioni presentate.
A guidare la classifica di gruppo con maggior numero di interrogazioni depositate è il Movimento 5 Stelle, oltre 2.700: quelle con risposta non raggiungono però neanche quota 300
Il ping pong
«Basta con questo noioso ping pong nell’approvazione delle leggi», dice il premier per spiegare agli imprenditori l’esigenza di trasformare il Senato in Camera delle autonomie. E per dare un’idea del ping pong parlano da sole le statistiche che si possono trovare sullo stesso sito del Senato.
I disegni di legge approvati da una delle due Camere e ancora in corso di esame nell’altro ramo del Parlamento sono 47: 31 a Palazzo Madama e 16 a Montecitorio.
E citandone due a caso, uno sulle misure cautelari, approvato e trasmesso alla Camera in aprile, cioè sette mesi fa e ora in corso di esame in commissione; o quello sull’abolizione dei manufatti abusivi, trasmesso nel gennaio 2014 e non ancora «incardinato», si capisce meglio con quale passo riesca a procedere l’attività legislativa con il bicameralismo perfetto.
Specie in assenza di quella riforma dei regolamenti che velocizzerebbe l’iter delle leggi, ma che ancora trova molti oppositori in Parlamento.
Carlo Bertini
(da “La Stampa”)
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