PD-SEL-UDC : LA STRANA ALLEANZA CHE PUO’ VALERE PIU’ DEL 40%
DALLA LEGGE ELETTORALE AGLI INDECISI, LE INCOGNITE SONO TANTE, MA SULLA BASE DELLE REGIONALI 2010 E DEI SONDAGGI RECENTI, QUESTO E’ IL POTENZIALE DI UNA INTESA DI GOVERNO
Stupore, reazioni al limite dello psicodramma, un coro di “me lo aspettavo”.
E poi favorevoli e contrari, apocalittici e integrati, dissidenti e fedeli alla linea.
Certo, è bastata la “strana” alleanza per un governo possibile tra Bersani, Casini e Vendola per agitare il quadro politico italiano.
E se le formule si sprecano – Polo della Speranza, “incontro” tra progressisti e moderati, “casa comune” per il bene del Paese – e i distinguo pure, in tanti si chiedono quanto “conta” e quanto può “pesare” un eventuale coalizione di governo formata dal Partito Democratico, dall’Unione di Centro e da Sinistra, Ecologia e Libertà .
Sommare semplicemente i dati relativi ai risultati dei tre partiti nelle ultime elezioni a carattere nazionale può essere un esercizio fuorviante.
Lo scenario politico è del tutto cambiato, ha nuovi segni e nuovi protagonisti.
L’ascesa e la caduta di Silvio Berlusconi, i nuovi equilibri imposti dal governo tecnico di Mario Monti, l’astensionismo che cresce e l’atteso exploit del MoVimento Cinque Stelle.
Tuttavia, come sempre, si parte dai numeri.
Europee del 2009: il Pd, ancora guidato da Dario Franceschini, si attesta al 26,1% dei consensi, l’Unione di Centro al 6,5% e il neonato movimento di Nichi Vendola riesce a strappare un 3,1%.
In tutto, un 35,7% che anche oggi, renderebbe la “strana alleanza” lo snodo essenziale del sistema politico italiano.
Numeri che vengono, in linea di massima, confermati, se si passa alle elezioni regionali del 2010.
In quella tornata elettorale il Partito Democratico, segretario Pierluigi Bersani, conferma il 26,1%. Calano sia l’Unione di Centro, 5,5%, sia Sinistra e Libertà che si attesta al 3%.
Si sfiora il trentacinque per cento, 34,6%.
Ma è preistoria della politica.
Già nelle ultime elezioni amministrative il quadro si frammenta a tal punto che in tanti parlano di fine della Seconda Repubblica.
E se le elezioni del 2011 fanno registrare l’onda arancione dei sindaci, da De Magistris a Pisapia, nel 2012 l’astensione, il crollo di Pdl e Lega e il boom del movimento di Grillo rendono difficile compilare ipotesi e realizzare proiezioni.
Ad oggi, non resta che affidarsi ai sondaggi .
Tra gli ultimi ad essere realizzati quelli di Demos.
Il Pd è dato al 27,5, l’Udc al 7,2 e Sinistra e Libertà al 5,6.
In base a questi dati la Casa comune dei progressisti e dei democratici vincerebbe a mani basse, con il 40,3% delle preferenze degli italiani.
A seguire, con il 24,9%, un eventuale cartello composto dal MoVimento Cinque Stelle (16,5) e dall’Italia dei Valori (8,4).
Poi il Pdl al 17,4% e la Lega Nord al 4,6%.
E negli ultimi giorni le rilevazioni che circolano in rete si attestano, decimale più decimale meno, sulle stesse cifre, con il neonato Polo della Speranza che si muove in una forbice che va dal 38 al 41%.
Cifre che non fanno i conti con quanti, tra gli elettori dei tre partiti, non sono aperti a questa prospettiva elettorale.
Fin qui l’aritmetica.
Ma quanto “pesa” l’asse Pd-Sel-Udc?
Dipende tutto dalla legge elettorale con cui si andrà al voto.
In caso di collegi uninominali, con ogni probabilità saranno le primarie del prossimo ottobre a stabilire un equilibrio di massima tra Pd e Sel, cui potrebbe essere affiancato una sorta di “garanzia elettorale” per l’Udc.
Ma tutto è ancora per aria.
Di sicuro c’è che il Porcellum è ancora vivo, vegeto e vigente.
Il neonato asse non dovrebbe avere problemi, visto il premio di maggioranza, a stravincere alla Camera. Al Senato, dovrebbe essere relativamente semplice conquistare le regioni del Centro e quelle del Sud.
Al nord scontro aperto con lo zoccolo duro di pidiellini e leghisti e con l’espansione del MoVimento Cinque Stelle.
Carmine Saviano
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