PDL, CONGRESSO DI FATTO TRA LEALISTI, ALFANIANI E PONTIERI
COME SI POSIZIONANO LE TRUPPE PER LA BATTAGLIA
Lealisti contro alfaniani. E in mezzo ovviamente i pontieri.
Ecco le prime dislocazioni delle truppe nel Pdl dopo il big bang della fiducia.
Popolo della Libertà che si prepara alla grande conta al termine di una delle settimane più lunghe per il Cavaliere che da una parte si è visto mettere all’angolo politicamente dall’ex delfino, e dall’altra ha sentito la decadenza dal seggio di senatore sempre più vicina.
I lealisti del Cavaliere
Subito il congresso e l’azzeramento delle cariche. È quanto chiede Raffaele Fitto in un’intervista al Corriere della sera. Lanciando di fatto la sfida al segretario in carica Angelino Alfano.
Fitto vuole che tutto venga rimesso in discussione e dice: “Siamo in tanti e abbiamo deciso di chiamarci lealisti. Leali con Berlusconi e le sue politiche”.
Quanto ad Alfano, l’ex ministro per i rapporti con le regioni aggiunge: “in questo periodo io non condivido la sua azione politica, che rischia di costruire un centro politicamente subalterno alla sinistra”.
Tra i lealisti non poteva mancare Sandro Bondi: “L’amico Raffaele Fitto – spiega – ha posto con garbo questioni politiche serie e difficilmente eludibili che meritano un confronto approfondito e democratico. L’unità del nostro partito non potrà che avvantaggiarsi dall’aperto dispiegarsi di un confronto sull’identità politica e programmatica di un centrodestra stretto come non mai attorno al presidente Berlusconi”.
Con Fitto si schiera Maria Stella Gelmini: “Il tema condivisibile della stabilità di governo non può snaturare la nostra ispirazione liberale; sulla forma partito: perchè, nel segno dell’unità , deve riaprirsi il circuito della selezione della classe dirigente attraverso la valorizzazione del merito e l’elezione dal basso”.
Dello stesso avviso Anna Maria Bernini: “Nel momento in cui si ridisegna dal basso il futuro del centrodestra italiano secondo i valori di libertà indicati da Silvio Berlusconi – afferma- dobbiamo tutti guardare oltre le strumentali contrapposizioni tra falchi e colombe, al vero patrimonio del centro destra: il riformismo liberale, l’apertura al giudizio dei nostri elettori e la competizione delle idee”.
Gli alfaniani
Intanto sulla gestione del partito non c’è accordo tra Berlusconi e Alfano.
Il primo vorrebbe un coordinamento ampio e plurale, mentre il secondo più stretto e fatto solo di fedelissimi.
Tra le richieste del vicepremier per non rompere infatti ci sono: controllo totale del partito, blindatura del governo e sostituzione del capogruppo alla Camera.
Fabrizio Cicchitto, uno dei primi a discostarsi dalla linea dei falchi e pronto già mercoledì scorso alla formazione di un nuovo gruppo alla Camera, risponde a Fitto: “Reputo che l’onorevole Raffaele Fitto – che in tutti questi anni è stato un caro amico e che per me rimane tale malgrado l’insorgenza di un netto dissenso politico – insieme ad altri con la sua sortita di oggi sul Corriere della Sera vuole giocare d’anticipo e interrompere i colloqui e i tentativi di intesa unitaria”.
“Infatti – prosegue Cicchitto – la sua (di Fitto ndr) proposta di azzerare tutte le cariche e di andare ad un congresso, del quale peraltro non esistono neanche le precondizioni materiali, se raccolta, rinchiuderebbe il Pdl in una sorta di sfida all’Ok Corral interna, del tutto autoreferenziale che assorbirebbe tutte le energie del partito in una sorta di permanente duello interno”.
Parla chiaro il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, evidenziando la guida del vicepremier: “No a epurazioni e no al congresso – dice a Repubblica. Dopo la fiducia di mercoledì nulla è come prima. Ora è arrivato il tempo della leadership di Alfano”.
E aggiunge: “Ora la nostra battaglia non deve degradare in una mera operazione di partito o peggio di nomenklatura”.
Duro è l’ex presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, in un’intervista al “Mattino”: “Berlusconi è stato consigliato male” e ora “non chiedo espulsioni – dice – ma certo da ora in poi non si potrà più giocherellare: nel partito si deve prendere atto che i cosiddetti ‘traditori’ hanno fatto la scelta giusta chiedendo di non votare contro il governo, mentre ‘i fedelissimi’ hanno sbagliato”.
Formigoni poi precisa che “è chiaro che chi ricopre incarichi e per giorni ha stressato noi e il paese intero, nel tentativo di far cadere il governo, non può più essere confermato in quei ruoli”.
I pontieri
Infine i pontieri, tra cui c’è Maurizio Gasparri, vicepresidente del Pdl, che cerca di mettere acqua sul fuoco e fa un richiamo all’unità : “Il nostro impegno per l’unità del Pdl – dice – prosegue incessante. Ma bisogna guardare alla sostanza della politica, non solo a conte più o meno inutili. Va confermata una chiara scelta di centrodestra che escluda neo-centrini subalterni alla sinistra, e proprio per questo lodati dai vari Franceschini, Bindi, Epifani”.
(da “Huffington Post”)
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