PDL NEL CAOS, CONGELATA LA SCISSIONE DEGLI EX AN, MA ‘GNAZIO E MAURIZIO SONO AGITATI
SU 100-110 POSTI IPOTIZZABILI PER IL PDL NEL PROSSIMO PARLAMENTO, LA RUSSA VUOLE LA GARANZIA DI 50 DEPUTATI RIELETTI, BERLUSCONI NE OFFRE 15… “NON CI FAREMO METTERE AL MURO DAI FORZISTI”
Scissione sì, scissione no. Gli ex An, capeggiati da La Russa e Gasparri, marciano su Palazzo Grazioli minacciando di ricreare un partito di destra.
Due ore di incontro nella residenza romana di Berlusconi, presente anche Alfano, per chiarirsi.
Nell’immediato il pericolo che il Pdl si disintegri sotto il peso di una nuova scissione sembra scongiurato.
D’altra parte fino a quando non sarà definita la nuova legge elettorale i cannoni spareranno a salve. Ma tensioni e mal di pancia restano.
Così come l’idea di quel ritorno al passato, una nostalgica reuniòn che rivedrebbe insieme gli ex missini rimasti con Berlusconi, Storace e un drappello di finiani destinati a uscire dal Parlamento.
La giornata è un susseguirsi di incontri e parole. Alla Camera il Transatlantico è costellato di capannelli, ex An da una parte, forzisti dall’altra.
La tensione è palpabile.
Il gruppo di Matteoli, una quindicina di parlamentari, si smarca da La Russa e dice no alla scissione.
Anche i fedelissimi di Alemanno non la vogliono, lontani dal Cavaliere temono di sparire.
In fondo lo stesso Gasparri in mattinata confida a Edmondo Cirielli che «La Russa vuole uscire, io invece sono per dare battaglia da dentro ma per me l’amicizia conta più della politica e se Ignazio decide io lo seguo».
Più netto Laboccetta che a un amico confessa: «Piuttosto che tornare con Fini chiedo asilo politico al Pd». Contrario anche Augello.
Dal fronte azzurro Cicchitto e Lupi invitano alla calma.
Eppure i problemi ci sono. In Lombardia La Russa è in rotta di collisione con gli azzurri, Gelmini in testa. Idem nel Lazio per Gasparri.
Tensioni che nei giorni scorsi sono sfociate in polemiche a cielo aperto. Ma la vera questione è legata alle elezioni.
I sondaggi dicono che il Pdl prenderà tra il 20 e il 22%, ovvero 100-110 seggi alla Camera, la metà di oggi. Agli ex An Berlusconi ne offrirebbe 30- 35.
C’è chi addirittura parla di una quindicina. Pochi.
Ecco perchè gli aennini chiedono che nella trattativa sulla legge elettorale Berlusconi non ceda sulle preferenze, unico modo, nelle loro speranze, per portare a casa qualche scranno in più.
Ma da mesi si studia il piano B, quello della scissione, con La Russa che immagina la rinascita di un partito di destra federato e alleato con il Pdl.
Fitti i contatti con Storace e con i finani.
Si racconta che Casini abbia garantito a Fini solo la sua rielezione e quella di quattro fedelissimi.
Gli altri, una ventina, resterebbero a piedi.
Leader del partito potrebbe essere Giorgia Meloni, vista come una Marine Le Pen nostrana in grado di lanciare la nuova creatura di destra.
A Palazzo Grazioli di questo si parla, anche se entrando La Russa dispensa ottimismo. «Stiamo solo ragionando su come far vincere il Pdl».
Nelle due ore di colloquio rinfacciano a Berlusconi di esserci lui dietro agli attacchi subiti nei giorni scorsi da azzurri come Galan. Berlusconi nega.
Chiede a tutti di abbassare i toni. Li convince.
Tanto che al termine del vertice La Russa nega l’ipotesi di scissione e dice che «è andata molto bene».
I suoi fanno filtrare questo messaggio: «Non ci facciamo mettere con le spalle al muro» dagli azzurri.
Che però già malignano che in realtà La Russa punti solo a ottenere più posti in Parlamento.
E che comunque fino a quando non ci sarà la legge elettorale non potrà fare i conti su quanti seggi prenderebbe con o senza Berlusconi
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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