PEGGIO DI TAORMINA, G20 VERTICE FALLITO
COMMERCIO, CLIMA, MIGRANTI, SOLO PASSI INDIETRO… TORNANO IN AUGE DAZI E COMBUSTIBILI FOSSILI… FALLE NELL’ORDINE PUBBLICO, CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE CONTESTANO FUORI
Trovare una notizia positiva al termine del G20 di Amburgo è come cercare un ago in un pagliaio. E Angela Merkel, risoluta com’è, non ci prova nemmeno.
Conferenza stampa in giacca verde per recuperare forse un filo di quella speranza naufragata in questi giorni di summit tormentato dalle proteste in piazza e le tensioni interne.
La Cancelliera non ammette il fallimento, sarebbe troppo, ma elenca le difficoltà rimaste pressochè immutate in due giorni di discussione. Anzi per alcuni versi peggiorate su molti dossier.
Peggio di Taormina. Ed è tutto dire. Visto che già il G7 a presidenza italiana in Sicilia si è chiuso male: con la defezione degli Usa sugli accordi climatici, formalizzata qualche giorno dopo ma già chiara nei giorni del summit.
Ad Amburgo i Grandi si salutano senza segnare passi in avanti sul clima. “Ci siamo resi conto che dove non c’è un consenso bisogna esprimere il dissenso nel comunicato — ammette Merkel – Sappiamo che gli Usa hanno detto che vogliono uscire dall’accordo sul clima, ma io sono lieta di dire che tutti gli altri sono concordi sul fatto che non si possa tornare indietro”. Ottimista su una marcia indietro di Trump? “Non sono ottimista”, altra resa.
E in effetti non ci sono i margini. Non solo hanno confermato il loro no agli accordi di Parigi: ad Amburgo gli Stati Uniti sono riusciti ad inserire nel documento finale il riferimento ai combustibili fossili sul quale hanno insistito sin da ieri.
“Gli Stati Uniti – si legge – dichiarano che si sforzeranno per lavorare a stretto contatto con altri Paesi, per aiutarli ad accedere e ad utilizzare combustibili fossili in modo più pulito ed efficiente e a dispiegare energie rinnovabili e da altre fonti pulite, data l’importanza dell’accesso all’energia e alla sicurezza nei loro contributi determinati a livello nazionale (questo caveat è probabilmente frutto della mediazione operata dalla presidenza tedesca del G20, ndr)”.
Il perchè è presto spiegato: gli Usa con Trump non solo vogliono incrementare la produzione di carbone, ma anche esportarlo. In barba agli obiettivi di riduzione delle emissioni nocive siglati a Parigi dal suo predecessore Obama: alla Casa Bianca quegli accordi non esistono più, al di là delle prospettive economiche sulla produzione dei fossili che comunque tutte da verificare in futuro.
Trump decide unilateralmente. E si impone. Il G20 di Amburgo segna il trionfo — l’ennesimo – dei modi spicci di ‘The Donald’, la sua sfrontatezza nel portare la figlia Ivanka al tavolo ufficiale dei leader e insieme quell’approccio candido che fa finta di niente ma intanto vince e lascia sbiancare le vecchie diplomazie, Angela che resta a bocca asciutta.
“Voglio ringraziare la cancelliera Merkel per quello che ha fatto qui, è davvero incredibile il modo in cui le cose vengono gestite. Non c’è niente di facile, ma c’è tanta professionalità , senza troppe interruzioni, malgrado un buon numero di persone che sembrano seguire il vostro G20 qui in giro, ma siete stati incredibili e avete fatto un lavoro spettacolare. La sua leadership è assolutamente fantastica…”, dice Trump mentre fuori Amburgo brucia.
E che dire del commercio? Paolo Gentiloni, in conferenza stampa al termine del vertice, lo dice chiaramente. “Si è trovato un compromesso, un po’ sulla scia di quello trovato a Taormina, il G20 si pronuncia contro le politiche di protezionismo e contro i comportamenti scorretti nel commercio, tipo il dumping. Ma — ammette – rispetto a Taormina c’è qualche concessione in più”.
Il riferimento è alle “misure difensive” previste nella dichiarazione finale, formula che in un futuro anche prossimo potrebbe legittimare l’introduzione di dazi da parte degli Stati di Uniti di Trump. Teme dazi sull’acciaio, presidente? “Certo che temo misure unilaterali…”, riconosce ancora Gentiloni.
A Taormina Vladimir Putin non c’era, dalla crisi ucraina del 2014 la Russia è fuori dal G8 diventato appunto G7.
Quindi sull’Ucraina non si possono fare paragoni col summit in Sicilia. Eppure persino su questo tema il vertice di Amburgo segna passi indietro, invece che in avanti. E’ un’altra penosa ammissione della Merkel a darne contezza. “Ci siamo resi conto che i progressi sono molto lenti, in alcuni punti c’è una stagnazione se non addirittura una regressione”, sono le parole della Cancelliera che stamane ha anche riunito Putin e Macron alla ricerca di un risultato. Niente.
Bilaterale tra Merkel e Erdogan: niente anche lì. La Cancelliera conferma le “profonde divergenze” tra Germania e Turchia. Lontani i tempi dell’intesa per frenare l’immigrazione dai Balcani: si tratta di un accordo europeo che ha salvato la Germania dai flussi migratori, intesa che resta in piedi. Ma il presidente turco non perdona al governo di Berlino di avergli vietato di parlare agli immigrati turchi in Germania durante la campagna per il referendum costituzionale in Turchia.
Come abbiamo scritto ieri, solo sulla lotta al terrorismo i 20 trovano l’unanimità .
Ma questo è successo anche a Taormina. “Senza che le diverse visioni geopolitiche abbiano pesato”, aggiunge Gentiloni che non può essere più sconfortato di così sulla materia che sta più a cuore all’Italia: l’immigrazione.
E’ vero che al G20 se n’è parlato solo stamane nell’ambito della “sessione dedicata alla cooperazione e lo sviluppo in Africa”. Ma ieri il summit si era aperto con l’annuncio del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk: “Proporrò sanzioni Onu contro i trafficanti”. Bene: “Dentro al vertice non se n’è parlato — racconta Gentiloni — se n’è parlato solo a livello di sherpa”. Ed è rimasto lì. Nessun avanzamento.
Dentro al vertice si lancia in un estremo appello accorato. “Siamo tutti consapevoli della differenza giuridica tra rifugiati e migranti economici. Ma questi sono oltre l’85% degli arrivi e quindi gestire e contenere i flussi è e sarà sempre più una sfida europea e globale”.
E ancora: “I Paesi impegnati a salvare e accogliere i migranti non vanno lasciati soli. L’Italia rivendica il lavoro fatto in questi anni, ma questo impegno o è una sfida globale o alla lunga è difficile da sostenere”.
Poi ha anche modo di parlarne direttamente con Macron, l’indiziato numero uno, il no che pesa di più alla richiesta di aiuto italiana sull’emergenza profughi. I francesi “hanno un punto di vista diverso, confido nel fatto che l’Italia è dalla parte della ragione”, dice poi il premier, a prescindere dai “passi in avanti del tutto insufficienti”.
Da Parigi “non mi aspetto conversioni improvvise… Ma l’Italia sta facendo un sforzo importante e io lo rivendico a testa alta. Senza l’Italia non ci sarebbero state le operazioni internazionali di ‘search and rescue’ ma contemporaneamente i nostri vicini sanno che questo sforzo non può essere illimitato e fatto solo da noi. Da parte dei paesi europei sarà difficile sfuggire alla responsabilità di un’azione più solidale e concertata”.
La chiave, per quanto poco consolatoria, gliela dà il presidente messicano Enrique Peà±a Nieto.
Gentiloni ha un bilaterale anche con lui, oltre che con il primo ministro indiano Narendra Modi, con cui tesse la ricucitura diplomatica ufficiale dopo le tensioni sul caso dei due marò. “Il presidente del Messico mi diceva che adesso il saldo tra i messicani che vanno negli Usa e quelli che tornano è piatto, il numero degli emigrati è lo stesso di quelli che tornano in Messico, ma ci sono voluti 20 anni…”, dice il premier italiano.
Ci vuole tempo. Ma allo stesso tempo il mondo gira e non aspetta. Gentiloni tenta di dare una spiegazione realistica: “Siamo in un contesto internazionale con contraddizioni evidenti, siamo in una fase di assestamento, si tratta di capire se le spinte positive all’economia riusciranno ad avere la meglio sulle dinamiche unilaterali. Se sarà così, potremo guardare ai risultati di questo G20 come a un compromesso temporaneo con sviluppi positivi. Se invece prevarrà la tendenza alla chiusura e al protezionismo, i compromessi di Amburgo saranno ricordati come anticamera di passi indietro non positivi per il contesto internazionale”. Di certo, oggi non ci si poteva aspettare “risultati scoppiettanti”.
Le delegazioni lasciano Amburgo. Fuori dalla zona rossa sfila un corteo di centinaia di migliaia di persone:
“Solidarietà senza confini invece che G20”, è lo slogan. E’ una manifestazione pacifica, ma la città è devastata. Tipo Genova 2001, con la differenza che stavolta non c’è il morto. Merkel promette un “risarcimento” per chi ha subito danneggiamenti. E si prepara a gestire le polemiche sull’ordine pubblico che la accompagneranno certo fino alle elezioni di settembre. Prossimo G20 fuori dai centri urbani? “Non sta a me dirlo…”, si limita Gentiloni.
Nel 2018 la presidenza sarà dell’Argentina ed è già deciso: i Grandi andranno a Buenos Aires.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply