PER I NOSTRI POLITICI LE PORTE GIREVOLI SONO SEMPRE APERTE
PARLAMENTARI CHE DIVENTANO ASSESSORI, EX DEPUTATI, TROMBATI CHE PRESIEDONO AUTORITA’…LA PRATICA DI CUMULARE MANDATI
Due settimane fa due parlamentari Pd (Stefano Esposito e Marco Causi), diventando assessori nel Comune di Roma (Causi anche vicesindaco), hanno annunciato che non lasceranno il posto in parlamento ma si limiteranno a rinunciare al secondo stipendio. Sia pure in forma light, è l’ennesimo caso di cumulo di cariche in Italia.
Una delle proprietà di questo paese, infatti, è l’assenza di qualunque cultura dell’incompatibilità .
Alcune categorie arrivano a sommare, in successione ininterrotta ma anche con spettacolari Sincronie, incarichi pubblici a fasci.
Tra queste spiccano gli esponenti delle più diverse magistrature, politici (trombati e no) di tutte le appartenenze, parapolitici e componenti dei Poteri Forti.
Il cittadino assiste incredulo: come riescono costoro a fare ciò che a lui risulta impossibile?
Certo ,se l’Italia piange altri Paesi non ridono.
In Francia si può esser sindaco di una grande città e ministro.
Il caso è così frequente che un termine poco onorevole lo designa: il collezionista di cariche è un cumulard.
Il povero Hollande s’era impegnato a cancellare questa figura impopolare, ma a tutt’oggi non ci è riuscito. Quando venne fuori che l’allora presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, collezionava incarichi (pubblici e privati) a palate, Enrico Letta, capo del governo, annunciò misure per rendere esclusive le cariche nella sfera pubblica.
Non accadde nulla, nè pare che la questione abbia alcun posto nell’agenda del governo Renzi.
Nella questione dei cumuli si sovrappongono due facce: il conflitto di interesse e l’incompatibilità .
È in conflitto di interessi chi detiene cariche che lo mettono in condizione di prendere iniziative e misure che possono portargli vantaggio personale; si ha incompatibilità quando si ricoprono più cariche che non possono stare insieme, tanto più se cumulando i connessi redditi.
La fenomenologia è vasta e complicata.
Anzitutto è incompatibile chi è nello stesso momento controllore e controllato.
Questo è il caso dell’avvocato che si fa parlamentare senza smettere la professione e che quindi è in condizione di scriversi leggi su misura.
Si ha incompatibilità anche quando l’insieme delle due cariche non permette al titolare, a lume di buon senso e di decenza, di svolgere con dedizione e indipendenza l’una e l’altra.
Questo è il caso dei parlamentari-assessori e dei sindaci-deputati.
Fino all’ultima legislatura perfino i presidenti di regione potevano sedere in parlamento.
La stessa cosa vale per i componenti di altre categorie (medici, professionisti diversi) che non sospendono l’attività se eletti.
Esistono però anche miriadi di casi di incompatibilità e di cumulo non visibili a occhio nudo: eletti che hanno posti in consigli di amministrazione della miriade di società pubbliche e para-pubbliche, nazionali e locali.
Esiste il caso della carica ricoperta per comando, che si porta appresso insieme allo stipendio nuovo anche quello vecchio.
Questa era la situazione dei tanti consiglieri di Stato operanti come capi di gabinetto, segretari generali, dirigenti di ministero, che hanno incassato per decenni doppio malloppo.
Lo scandalo è finito con una misura del governo Monti, ma non sono sicuro che,nel labirinto del pubblico,non ci siano ancora situazioni dello stesso tipo.
Quando l’incompatibilità è diacronica, sfrutta il sistema che negli Usa si chiama delle sliding doors, le “porte scorrevoli”.
Consiste nel passare da una sfera pubblica all’altra in serie, profittando di occulte passerelle: dal sindacato alla politica o alle aziende pubbliche , dalle aziende pubbliche alla politica, dal parlamento alle municipalizzate o alle autorità , con totale spregio di ogni requisito di competenza.
Il salto di Lapo Pistelli da sottosegretario agli esteri a vicepresidente dell’Eni ha fatto qualche scandalo.
Meno rumore ha suscitato il balzo di Antonello Soro dal parlamento alla presidenza di un’Autorità o quello dei magistrati che zompano in politica e poi, se trombati,ritornano al loro mestiere senza batter ciglio.
Nessun rumore ha fatto il passaggio di ex ministri dell’economia a posizioni di vertice nella finanza privata: Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli…
Non mancano scivolose commistioni pubblico-privato:fino a qualche tempo fa il presidente del Consiglio di Stato era anche capo della commissione per l’assegnazione di immobili del Vaticano (sic!).
Raffaele Simone
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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