PER L’ECONOMIST SIAMO LA PROSSIMA CRISI EUROPEA
“DALLE BANCHE ITALIANE LA PROSSIMA CRISI IN EUROPA… CE’ UNA VIA D’USCITA: SOLDI PUBBLICI COME VUOLE RENZI
L’immagine di copertina è tutto fuorchè incoraggiante: un pullman dipinto con i colori della bandiera italiana, in bilico su un burrone e con una inequivocabile scritta sulla fiancata: “Banca”.
Nel suo ultimo numero, l’Economist mette in guardia sulla fragilità del nostro sistema bancario definendolo “traballante” e possibile causa della “prossima crisi europea”.
Ma se da lato il settimanale economico definisce il nostro Paese “la quarta maggiore economia e una delle più deboli”, mettendo in evidenza tra i rischi principali proprio la montagna di sofferenze bancarie che riempiono i bilanci delle banche e che sono all’origine delle turbolenze che hanno colpito alcuni istituti, Monte dei Paschi in testa, dall’altra – un po’ sorprendentemente – il giornale delinea come possibile soluzione proprio la via che il governo italiano sta cercando di battere a Bruxelles, scontrandosi però con il veto – per via indiretta – della Germania.
Quella di un intervento pubblico nel capitale delle banche in difficoltà , sospendendo però le nuove regole sui salvataggi bancari – il cosiddetto bail in – che prevedono che a pagare il conto siano anche azionisti, obbligazionisti e in ultimi istanza anche correntisti sopra i 100 mila euro.
“Le pressioni del mercato sulle banche italiane non diminuiranno finchè la fiducia non verrà ristabilita e ciò non succederà senza fondi pubblici.
Se le regole sul bail-in verranno applicate con rigidità in Italia, le proteste dei risparmiatori mineranno la fiducia e apriranno le porte del potere ai movimento Cinque Stelle”, scrive l’Economist.
L’argomentazione del settimanale economico è questa.
Il combinato disposto delle ferree regole di bilancio e le nuove norme sui salvataggi bancari arrivate – si sottolinea – “dopo che altri Paesi avevano salvato con soldi pubblici le banche” rischia di alimentare l’idea “che l’Italia ottenga scarsi benefici dalla supposta condivisione dei rischi all’interno dell’Eurozona, ma sia allo stesso danneggiata dai molti vincoli che deve rispettare”.
Il pericolo più grande è alle porte: “Se gli italiani dovessero perdere fiducia nell’euro, la moneta unica non sopravvivrebbe”.
Per questo, continua l’Economist, “non c’è motivo di rispettare alla lettera le regole. se questo dovesse mettere a rischio la moneta unica”. Quindi “la risposta giusta è autorizzare il governo italiano a finanziare i meccanismi di difesa delle sue banche vulnerabili con capitali pubblici che siano sufficienti per placare i timori di una crisi sistemica”.
L’Italia, continua il giornale, “ha comunque bisogno urgentemente di fare piazza pulita nel settore bancario. Con i capitali che fuggono e un fondo di salvataggio finanziato dalle banche stesse già ampiamente esaurito, ciò necessiterà una iniezione di denaro pubblico”, cosa appunto proibita dalle nuove regole dell’Eurozona.
L’Economist giudica “buone” le nuove regole sul bail-in, ma ricorda la particolarità del caso italiano, dove oltre 200 miliardi di titoli bancari sono in mano a piccoli investitori, non ad investitori istituzionali che conoscono i rischi, come nella maggior parte dei Paesi europei.
“Obbligare gli italiani comuni ad accollarsi di nuovo le perdite danneggerebbe pesantemente il premier Matteo Renzi, facendo svanire la sua speranza di vincere il referendum sulle riforme costituzionali in autunno. Renzi vuole che le regole siano applicate con flessibilità “, conclude il settimanale.
Per questo, la ricetta dell’Economist è chiara: “per dare alle norme sul bail in una opportunità maggiore di essere messe in atto in futuro, doverebbero essere cambiate escludendo gli investitori privati che detengono questi titoli” dai soggetti coinvolti nel salvataggio.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply