PERCHE’ HAMAS VUOLE SPINGERE ISRAELE A COMBATTERE STRADA PER STRADA NELLA STRISCIA DI GAZA
E’ IL TERRENO A LORO PIU’ CONGENIALE, ALTRIMENTI NON AVREBBERO SPERANZA
Spingere le truppe israeliane a invadere la Striscia di Gaza via terra, poi dare vita a una guerriglia urbana strada per strada. È questa la strategia di Hamas: a due giorni dall’attacco a Israele l’organizzazione islamista detiene ancora centinaia di ostaggi. Una scelta brutale ma a suo modo lucida: indurre Tel Aviv a limitare l’impiego dell’aviazione, bensì a optare per un intervento di terra. Qui, nel dedalo di strade di Gaza City, i palestinesi potrebbero “giocarsela” alla pari: potrebbero sfruttare la conoscenza del territorio, utilizzare armi leggere e infliggere agli israeliani pesantissime perdite.
A spiegare a Fanpage.it come potrebbe evolvere il conflitto Mirco Campochiari, storico, analista militare, collaboratore di Limes e fondatore di Parabellum.
Come è stato condotto l’attacco di sabato da parte di Hamas?
Nella prima fase Hamas ha fatto largo impiego di droni “copiando” una tecnica ucraina: i velivoli senza pilota sono stati inviati sui fortilizi israeliani che in quel momento non erano presidiati, distruggendo sistematicamente le torrette che ospitavano i mitragliatori dell’IDF. I soldati di Tel Aviv stavano infatti dormendo in mutande ed è stato un gioco da ragazzi neutralizzarli. In contemporanea è iniziato anche un fittissimo lancio di razzi. Nello stesso tempo bulldozer guidati da palestinesi hanno iniziato ad abbattere barriere lungo il confine della Striscia di Gaza. Intanto, sempre da Gaza, sono decollati dai cento ai duecento paragliders, alcuni dei quali sono atterrati su una base israeliana dove si trovavano alcuni blindati e carri armati Merkava. Questi mezzi ora sono scomparsi nella Striscia di Gaza: alcuni sono dotati anche di sistemi di difesa attiva contro il lancio di missili. Mentre accadeva tutto questo altri paragliders hanno raggiunto il rave party Nova Music Festival nel deserto, nei pressi del confine con la Striscia, ed hanno iniziato a massacrare ragazzi e ragazze. Non solo: da Gaza sono salpati anche alcuni pescherecci che hanno raggiunto stazioni di polizia israeliane più a nord, disarmando gli agenti. Mentre tutto ciò accadeva gli israeliani dormivano: nessun ordine, nessun intervento delle truppe speciali. Niente di niente.
Lei ci ha parlato dei droni, armi ampiamente utilizzate nel conflitto in Ucraina. Che tipologia di droni erano? E soprattutto da dove provenivano?
Sono velivoli prodotti in casa ma derivano dagli Ababil-2 iraniani, mentre i sistemi antiaerei utilizzati dai palestinesi sono russi. Inoltre non escluderei un ruolo della Turchia. Il 14 settembre scorso Israele ha intercettato 16 tonnellate di sostanze chimiche utilizzate nel carburante per missili: la “merce” era destinata a Gaza e proveniva proprio dalla Turchia. Come mai?
Perché l’Iran sta sostenendo con così tanta forza Hamas in questa fase?
Oltre alle note ragioni storiche è tutto collegato con il conflitto in Nagorno-Karabakh: Israele ha recentemente raggiunto un accordo con l’Azerbaigian per piazzare sistemi di controllo nei pressi del confine con l’Iran. Naturalmente a Teheran questa decisione non è andata giù…
In una guerra convenzionale Hamas sarebbe in grado di reggere il confronto con Israele?
No, assolutamente no. In una guerra convenzionale Hamas non arriverebbe al weekend, nel migliore dei casi. Ma qui bisogna capire qual è la strategia dei palestinesi: non hanno carri armati, non hanno aviazione, quindi l’unica loro scelta è indurre gli israeliani a combattimenti strada per strada dentro la Striscia di Gaza. È una tecnica di guerra ibrida: chi non è in grado di affrontare un esercito palesemente superiore punta sulla guerriglia urbana.
Per quale ragione Hamas sta spingendo verso un conflitto di questo tipo?
Immagino vogliano portare l’intero popolo palestinese in guerra. Attualmente il conflitto è sostenuto prevalentemente da Hamas, ma se Israele dovesse dar vita a una rappresaglia furiosa anche altri palestinesi si ribellerebbero e imbraccerebbero le armi. In una guerriglia di enormi proporzioni all’interno delle città palestinesi anche l’esercito di Tel Aviv subirebbe forti perdite, nonostante la superiorità tecnologica.
E qui entrano in gioco le centinaia di ostaggi israeliani catturati da Hamas e condotti nella Striscia di Gaza. In questo quadro Israele non potrà “spianare” Gaza con l’aviazione…
Esatto, se lo facesse rischierebbe di uccidere i suoi cittadini. Hamas vuole evitare che Israele faccia ampio utilizzo degli aerei. Stanno dicendo a Tel Aviv: “Volete riprendere gli ostaggi? Veniteci a piedi”. L’unica alternativa è che Hamas proponga uno scambio di prigionieri in cambio di concessioni politiche, ma mi sembra improbabile che Israele possa accettare queste condizioni.
Quali armi potrà utilizzare Hamas in uno scontro strada per strada?
Oltre alla conoscenza del territorio servono armi anticarro di origine russa, RPG-7 vecchi ma ancora in grado di danneggiare un carro armato Merkava, ma anche equipaggiamento leggero: mitragliatrici, bombe a mano, persino molotov e molti droni kamikaze. Queste sono tecniche derivate dall’osservazione della guerra in Ucraina, con una differenza: che le truppe israeliane non si muovono con la dimestichezza e l’esperienza di quelle russe nei contesti urbani
Qualcuno ha definito l’attacco di Hamas la Pearl Harbor di Israele. È così?
Sicuramente questo attacco di Hamas è uno spartiacque. Da qui non si torna indietro: Israele è costretta a rispondere, non può fare diversamente o perderebbe la faccia. È interessante però come siano due estremismi a fronteggiarsi: da una parte Hamas, che ha agito “grazie” alle politiche di Netanyahu, ai massacri di palestinesi compiuti negli ultimi decenni. Dall’altra Israele, il cui governo ha subito per mesi dure proteste persino dalla polizia. Ora Netanyahu è costretto ad agire e a “risolvere” la questione Hamas una volta per tutte: deve attaccare Gaza, e se il leader di Israele non vuole uccidere ostaggi può farlo solo invadendo la Striscia via terra. Hamas sta costringendo l’IDF a combattere su un terreno di sua scelta. E questa, in guerra, è una delle strategia più importanti.
(da Fanpage)
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