“PIANGEVO MENTRE CANTAVO”: LOREDANA BERTE’ PARLA DELLA CANZONE CHE RACCONTA LO STUPRO SUBITO QUANDO AVEVA 15 ANNI
IL BRANO E’ STATO SCRITTO PER LEI DA LIGABUE
Si chiama “Ho smesso di tacere” ed è uno dei brani inseriti nell’ultimo album di Loredana Bertè.
A comporre il testo è stato Luciano Ligabue che ha deciso di omaggiare la cantante – ricordando un tragico evento di cui è stata vittima quando era molto giovane – e consegnare alla sua voce quelle parole.
§Un omaggio che è stato accolto a braccia aperte e con un velo di commozione, come spiegato da lei stessa in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.
“L’ha composta dopo aver sentito una mia intervista. Credo sia la perla del disco: Ligabue ha scritto con una sensibilità particolare pur essendo un uomo. Mentre cantavo piangevo”, ha spiegato Loredana Bertè che poi è tornata a raccontare quello stupro vissuto in tenera età da parte di uno sconosciuto.
“Essendo stata violentata a 15 anni, io stessa ne ho parlato solo tre anni fa. Certe cose ti restano dentro: non ho visto più un uomo per dieci anni, non ne volevo sapere, sono ridiventata vergine a causa di un figlio di puttana che mi ha massacrata di botte e violentata senza nessun riguardo né scrupolo. C’è anche la paura di denunciare perché la violenza si chiude sempre con la vergogna”.
Il tema delle violenze sessuali e delle denunce è raccontato nel brano scritto da Luciano Ligabue, inserito all’interno dell’album della cantante che ha un titolo iconico: “Manifesto”. Perché la cantante si racconta in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più tragiche. Perché in quel testo scritto per lei c’è la sintesi di quella violenza subìta e raccontata di recente a Verissimo:
“C’era questo ragazzo che mi portava le rose ogni giorno. E io, come una cretina, ci sono cascata. Una volta mi ha invitato a cena e io ho accettato. Non avrei dovuto farlo. Poi si è fermato in un posto isolato, vicino uno scannatoio e lì mi ha preso a botte. Sono volati calci e pugni e mi ha violentata. Sono riuscita a sopravvivere. Sono corsa via e mi sono trovata davanti un taxi che, per fortuna, mi ha portata in ospedale”.
Nel corso della sua intervista a La Repubblica, la cantante di Bagnara Calabra ha parlato anche di un tema di stretta attualità che si ritrova anche all’interno del testo di “Bolliwood”, uno dei brani presenti nel suo nuovo album. E proprio lì c’è una frase simbolica: “Si scambia il caos per la libertà”.
Ed è la stessa Bertè a connotare il senso di quel verso nella stretta attualità: “Vedi ciò che è successo in Senato sul Ddl Zan: nel 2021 una scena del genere non è accettabile, sembrava la Corrida. Non si può subire una classe politica così, il popolo è molto più avanti. Ragazzi votate!”.
(da agenzie)
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