“PICCHIATI E TRATTATI COME ANIMALI”: LE TORTURE SUI MINORI PALESTINESI NELLE CARCERI ISRAELIANE
IL RAPPORTO DI SAVE THE CHILDREN … COME MAI I NOSTRI POLITICI (SOVRANISTI E NON) NON VANNO IN PIAZZA PER DENUNCIARE ANCHE I CRIMINI DI ISRAELE?
L’81 per cento dei minori palestinesi detenuti nelle carceri gestite da Israele ha subito percosse fisiche e l’89 per cento abusi verbali, l’86 per cento è stato sottoposto a perquisizioni corporali, con umiliazione e vergogna; l’88 per cento non ha ricevuto cure adeguate e tempestive, anche quando esplicitamente richieste e a quasi la metà (il 47 per cento) è stato negato il contatto con un avvocato.
È quanto rivela il rapporto di Save The Children “Senza Difesa” visionato da noi di TPI in esclusiva.
Percosse, abusi psicologici e isolamento sono solo alcuni dei trattamenti disumani a cui sono soggetti i minori palestinesi all’interno del sistema di detenzione militare israeliano che l’Organizzazione Internazionale ha denunciato nel rapporto.
Attraverso le testimonianze di oltre 470 minori detenuti negli ultimi dieci anni provenienti da tutta la Cisgiordania, il rapporto “Senza Difesa” evidenzia come la maggior parte dei soggetti intervistati sia stato portato via dalla propria casa di notte, bendato, con le mani dolorosamente legate dietro la schiena.
A molti non è stato detto il motivo per cui venivano arrestati o dove stavano andando, né offerta la possibilità di difendersi e di servirsi di un avvocato.
“Hanno distrutto la porta d’ingresso, sono entrati nella mia stanza, mi hanno coperto il viso con un sacchetto e mi hanno portato via. Hanno detto a mio padre che sarei tornato il giorno dopo. Sono tornato dopo 12 mesi”, ha detto Abdullah (nome di fantasia) che da minorenne è stato arrestato ben sei volte.
Ogni anno centinaia di minori palestinesi come Abdullah vengono detenuti dalle autorità israeliane, e sono gli unici al mondo a essere sistematicamente perseguiti attraverso un sistema giudiziario militare invece che civile. Al momento sono 160. L’accusa più comune è il lancio di pietre, per il quale la pena massima è 20 anni di carcere
Dopo il loro arresto, i minori vengono trasferiti in centri dove vengono interrogati. Secondo le testimonianze raccolte nel rapporto visionato in esclusiva da TPI i detenuti sono costretti a giacere a faccia in giù sul pavimento di metallo di veicoli militari, senza poter usare il bagno, privati di cibo e acqua, aggrediti fisicamente.
“Mi hanno arrestato mentre andavo a scuola a un posto di blocco militare. Hanno perquisito la mia borsa e mi hanno parlato in ebraico, una lingua che non capisco. Mi hanno ammanettato, buttato a terra e calpestato sulla schiena”, ha raccontato Fatima (nome di fantasia), arrestata quando aveva 14 anni.
Per i ragazzi intervistati dagli operatori umanitari di Save The Children, l’esperienza della detenzione è stata “crudele”, “disumanizzante”, “umiliante” e “terrificante”. Secondo Amina (nome di fantasia) arrestata a 15 anni, in carcere “non ti senti un essere umano”. “Siamo stati trattati come animali”, ha raccontato.
Anche Issa, come gli altri, è stato arrestato all’età di 15 anni. Nella sua brutale testimonianza, racconta di essere stato aggredito verbalmente dai militari durante tutto il tempo dell’interrogatorio. “Hanno messo una pistola sul tavolo per spaventarmi. Hanno detto brutte parole, parolacce. Non voglio pensare a quelle parole…La prigione era un posto orribile. Suonavano le sveglie a mezzanotte, alle 3 e alle 6, per non farci dormire a lungo, e se non ti svegliavi venivi picchiato. Sono stato picchiato più volte con bastoni di legno. Ho ancora mal di schiena a causa di un pestaggio particolarmente duro”, ha raccontato.
Fino alla metà dei minori intervistati da Save the Children per il rapporto visionato in esclusiva da TPI ha riferito di essere stato tenuto in isolamento, a volte per diverse settimane.
Più della metà di questi ha affermato di non essere stato autorizzato a vedere le proprie famiglie e in alcuni casi è stato fatto credere loro che le famiglie li avessero abbandonati, facendoli sentire spaventati, soli e rifiutati.
Oltre a raccontare in modo dettagliato l’esperienza dei bambini all’interno del sistema detenzione israeliano, il rapporto “Senza Difesa” rivela anche il profondo impatto della detenzione sulle vite dei ragazzi sin dal loro rilascio, con la stragrande maggioranza che afferma che queste esperienze li hanno cambiati per sempre.
Anche dopo la scarcerazione, i minori spesso lottano con insonnia, incubi, disturbi alimentari, cambiamenti comportamentali, rabbia o sentimenti di depressione, nonché strascichi fisici come stordimento, dolori muscolari cronici, mal di testa e tremori incontrollabili.
Una delle conseguenze più gravi denunciate dal dossier di Save The Children è la “normalizzazione” dell’esperienza detentiva. “La frequenza con cui avvengono gli arresti e le detenzioni fa sì che alcuni bambini finiscono per vedere la detenzione come normale o inevitabile”, si legge nel rapporto.
“La stragrande maggioranza (il 96 per cento) di ex detenuti crede che tutti i bambini palestinesi alla loro età rischino di essere incarcerati. Alcuni dichiarano che finire in carcere è ‘inevitabile’ data l’occupazione”.
“Non ricordo tutti i dettagli della mia detenzione, solo alcune parti. Cerco di non pensarci, è normale per me. Ci sono passato così tante volte che è diventato parte della mia vita”, racconta Rami (nome di fantasia), detenuto a 17 anni.
(da TPI)
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