PIL, ITALIA A DUE FACCE: EMILIA ROMAGNA SOPRA L’1%, CALABRIA IN CODA
IL SUD CRESCE LA META’ DEL NORD MA HA PUNTI DI ECCELLENZA IN PUGLIA E CAMPANIA
Si fa presto a dire Pil. A guardare il solo dato numerico, l’Italia non avrebbe scampo. Secondo l’ultimo rapporto del Fondo Monetario, nel 2016 crescerà dello 0,8%.
Il che ci pone ultimi tra i paesi più industrializzati – a parte il Giappone – e sotto la media Ue (+1,7%).
Ma scomponendo il dato del Pil su base regionale, a seconda dell’andamento dei distretti industriali, nonchè al netto delle varie voci di spesa (famiglie e pubblica amministrazione), si scopre una realtà più complessa.
Con l’Italia che va meglio della Germania, da tutti presa a esempio per la sua crescita, prevista nel corso dell’anno all’1,7%, ma in calo all’1,5 nel 2017.
Regioni a due velocità .
In base ai dati aggiornati al luglio scorso, l’Italia si conferma a due velocità , con un Mezzogiorno che cresce della metà rispetto al Nord.
La regione leader per una volta non è la Lombardia (+1%), ma l’Emilia Romagna (+1,1%), in pratica ai livelli della Francia (+1,3%).
Fanalini di coda Calabria e Sardegna (+0,3%).
Ma anche il dato lombardo andrebbe scorporato: Milano e il suo hinterland si confermano tra le aree metropolitane più ricche d’Europa: secondo la Camera di Commercio, al quarto posto, alle spalle di Londra, Parigi e Madrid.
Il resto della regione soffre. “Ma si tratta di un rallentamento congiunturale – spiega Alessandra Lanza, partner dalla società di consulenza Prometeia – perchè la Lombardia è ricca di realtà votate all’export, in questo momento sofferenti per il rallentamento dell’economia mondiale. Saranno le prime a riagganciare la ripresa”.
Distretti contro la crisi.
La conferma di una Italia che cresce a macchia di leopardo arriva dai distretti industriali, fiore all’occhiello della manifattura. Nel secondo trimestre del 2016 – secondo l’ultimo rapporto di Intesa Sanpaolo – hanno cominciato a dare un primo segnale di ripresa le esportazioni (+0,2%); che diventa un +1,3% al netto dei distretti orafi che stanno risentendo del crollo della domanda di gioielli da parte dei paesi emergenti.
Tra i settori in crescita oltre all’agroalimentare, le ceramiche in Emilia, l’imballaggio nel bolognese, la termomeccanica a Padova e Verona. Bene anche qualche realtà del sud, come le conserve in Campania e l’elettromeccanica nel barese. Male sistema moda e metallurgia.
Meglio della Germania.
Ma secondo Marco Fortis direttore della Fondazione Edison “c’è una contraddizione tra il dato del Pil e le condizioni economiche complessive degli italiani migliorate, sia in termini di potere di acquisto, sia di reddito disponibile”.
Perchè allora l’Italia non cresce come la Germania? La differenza è data dai consumi della Pubblica amministrazione: dalla fine del 2014 al giugno scorso, in Germania è cresciuta del 5,4% e in Italia è calata dello 0,5%.
Al netto della Pa, la crescita cumulata del Pil italiano negli ultimi sei semestri sarebbe stata dell’1,3% e quello della Germania dell’1,4%.
(da “La Repubblica”)
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