PINA PICIERNO, IL DESERTO DIETRO LA FONDERIA
DEMITIANA, POI VELTRONIAN-FRENCESCHINIANA, ORA RENZIANA D’ASSALTO: LA RESISTIBILE ASCESA DI UNA COLLEZIONISTA DI GAFFE
Per riassumere le opere di questa intraprendente europarlamentare, dicono i suoi detrattori, si potrebbe lasciare uno spazio bianco in pagina, non lungo, e poi scrivere una postilla, molto breve: questa è la carriera di Pina Picierno.
Oppure si può riportare un elenco, una summa ideologica e culturale che racchiude lo spessore e il pensiero di Pina da Teano, provincia di Caserta, classe 1981: “Tre litri di latte, cinque baguette, due confezioni di fette sceltissime da 400 grammi l’una, macinato per il ragù, bocconcini di vitello, rucola, saccottini per la colazione. E ancora: tortellini, pane, biscotti, uova, salmone affumicato, parmigiano, pasta sfoglia, zucchine, mele, succhi di frutta, olio, coca cola, polpa di pomodoro, tarallucci”.
Non è finito con il vino, ma la lettura di questo scontrino — per dimostrare l’effetto miracoloso degli 80 euro di Matteo Renzi nei carrelli degli italiani — è il discorso più complesso che la Picierno abbia mai pronunciato in tv, dove si esibisce in sbuffi, smorfie, appelli, giudizi, proiezioni-segrete che persino i tecnici di Bruxelles ignorano.
Con la sicumera di un premio Nobel, l’improvvisata analista ha rivelato un aumento dei consumi del 15%: merito degli 80 euro e di tanta fantasia.
E di una generosa considerazione di sè: ora vuole governare la regione Campania.
In principio, era Pina, la tifosa di Ciriaco De Mita.
L’ambiziosa Pina (nel 2003) firmò una tesi sul linguaggio di Ciriaco De Mita, affabulatore irpino, già allora regnante in decadenza, sempre splendente icona del clientelismo e “salige piancente” (invertite le c con le g) cui aggrapparsi: “Ho scoperto che adopera una struttura argomentativa a catena logica. E che non rinuncia, e questa è la novità , a una componente emotiva”.
A una “componente emotiva”, a una riconoscenza minima, la Picierno ha rinunciato presto.
Scordati nel passato i viaggi a Strasburgo o a Bruxelles con i giovani popolari organizzati anche per omaggiare De Mita, la Picierno ha inaugurato la stagione Dario Franceschini.
Quando ci sono da compilare le liste, la Picierno è il Pier Luigi Pizzaballa, ex portiere di Roma e Milan, l’ultima figurina che mancava ai collezionisti negli anni 70-80.
A Walter Veltroni, usurato dai cacicchi locali, serviva un Pizzaballa, una riserva da schierare titolare, un gregario o uno sconosciuto da convertire in (finto) campione.
Un giovedì sera, erano le Politiche 2008, a pochi giorni da una disastrosa campagna elettorale contro Silvio Berlusconi, Franceschini suggerì a Veltroni di piazzare capolista Giuseppina detta Pina Picierno e di pensionare l’anziano De Mita.
I rischi erano limitati: liste bloccate, seggio blindato. Oltre a cincischiare sulle fossette che le tracciano il viso appena sorride — è una parafrasi degli articoli di quelle settimane — la Picierno fu interpellata su De Mita: “È stato importante nella storia degli anni 80, ma non si va via da un partito perchè il segretario decide di investire sui giovani”.
Qualche mese prima, la medesima Picierno battagliava contro il repulisti anagrafico di Veltroni: “Non si può buttare dalla finestra la storia di chi è stato protagonista delle generazioni precedenti”.
Picierno è una generatrice automatica di polirematiche, frasi fatte, a volte assertive per entusiasmare, a volte dubitative per compiacere. Non ha simpatie o antipatie, piuttosto ha convenienze: “Lo slogan Adesso di Renzi? L’ha lanciato Franceschini nel 2009, ‘mazza che svolta! ”.
Quando c’era Pier Luigi Bersani, era bersaniana. Quando c’era Enrico Letta, era bersaniana e lettiana. Ora che c’è Renzi, è renziana rancorosa con i bersaniani e i reduci lettiani.
Con l’auspicio che Denis Verdini non prenda mai un formale potere al Nazareno, la Picierno è fedele soltanto a Franceschini, uno dei politici più infedeli dei democratici, il ministro che rassicurava Letta mentre spalancava il portone di Palazzo Chigi a Renzi.
Un paio di anni fa, un po’ assente in tv, Picierno s’inventò movimentista, da striscione, da protesta e da corteo.
Era per una causa nobile: liberare Scampia, cacciare la camorra. È una dimensione che sfrutta, da casertana, giovane, dem.
E con lo zio Raffaele Achille Picierno, ex sindaco di Teano, coinvolto in un’inchiesta per associazione a delinquere, abuso d’ufficio e certificazioni illegittime.
La Picierno vuole occupare Scampia, perchè in quel periodo la moda era occupare: Wall Street, Madrid, ovunque. Dove ci sono le orribili case a vele, Picierno voleva piantare le tende. Risultato: una sfilatina di 10 persone.
Riesce a entrare per il secondo giro in Parlamento: ormai una veterana. Quando ha avvertito la debolezza dei bersaniani, si è avvicinata al renzismo.
Pur di punire Rosy Bindi, un pezzo del partito la propose per la presidenza in Commissione Antimafia e tra i meriti citavano il suoi impegni nelle associazioni. Roberto Saviano, con la galanteria di un uomo che fa investiture senza essere troppo esplicito, fece intuire la sua preferenza per la Picierno. Sarà per la prossima.
Pina ha la testa dura, e non s’arrende. Vuole fare “ammuina”.
E urlò con un cinguettio su Twitter: “Il gassificatore di Capua non s’adda fare”. Il fiume Adda non c’entra nulla, semmai c’entra il lago di Como, perchè Giuseppina detta Pina voleva citare Alessandro Manzoni, “non s’ha da fare”.
Sul comodino, a casa, dice di avere sempre le poesie di Neruda e il Pinocchio di Collodi. E forse anche Topolino.
Perchè una volta in radio, interrogata su un’alleanza con l’Udc, rispose giammai: “Solo se smettono con la politica del dolce forno”.
Ma erano i due forni, quelli di Casini. E non il forno elettronico, reclamizzato su Topolino, per scaldare i cornetti, fa notare Lanfranco Palazzolo.
Per le Europee, Renzi voleva una donna per ogni circoscrizione. Solito dilemma Pizzaballa al Sud, Picierno presente: sarà l’unica capolista ad arrivare seconda.
Ma Strasburgo è riduttiva per Pina. Questo fine settimana, dopo che Landini e Sgarbi l’hanno sbertucciata in tv, celebra le “Fonderie” a Bagnoli di Napoli, 72 ore di incontri per ricevere gli omaggi di un gruppo di sottosegretari e ministri (Delrio, Martina, Orlando) capitanati da Franceschini (ovvio) e buttar giù un programma per la regione Campania.
Sarà molto complicato tenere a casa Vincenzo De Luca e poi correre per la Regione, fare ambo con Gennaro Migliore, l’ex di Sel che vuole scalzare De Magistris.
Non è facile rottamare De Luca. Impossibile rottamare Giuseppina detta Pina: non c’è nulla da rottamare.
Ma questo lo dicono i detrattori.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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