PISA, GLI STUDENTI PICCHIATI PER “PROTEGGERE LA SINAGOGA”: BALLE, ANDAVANO IN DIREZIONE OPPOSTA
I FAMILIARI: “FAREMO CAUSA E CHIEDEREMO I DANNI”
Non è vero che gli studenti manganellati dalla polizia a Pisa volessero raggiungere la sinagoga. Né che avessero in mente di arrivare ad altri «obiettivi sensibili», come li ha definiti ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
La sinagoga, tra l’altro, non era nemmeno presidiata dalle forze dell’ordine. Mentre in piazza dei Miracoli, altro punto a rischio, c’era un solo veicolo della polizia.
E mentre i video delle cariche sono al vaglio della procura e dei carabinieri, dopo l’intervento di Sergio Mattarella si fanno sentire anche i genitori dei ragazzi. Che chiederanno i danni per la carica che ha mandato all’ospedale i figli.
La Repubblica spiega oggi che da via San Frediano, luogo delle cariche, gli studenti volevano arrivare in piazza dei Cavalieri. La sinagoga dista da lì 600 metri (in direzione opposta). Mentre piazza dei Miracoli è lontana 800 metri.
«Non avevamo un’idea precisa del percorso, volevamo camminare per la città e farci sentire, per poi fare la nostra assemblea al polo di San Rossore ma loro ci hanno impedito anche di entrare in piazza dei Cavalieri», dice uno degli studenti al quotidiano.
Intanto si cerca di capire chi abbia dato l’ordine di caricare. Il questore Sebastiano Salvo quel giorno era impegnato in un altro evento in città. Mentre il reparto mobile è arrivato da fuori. Ma il coordinamento dell’ordine pubblico spetta sempre e comunque a un funzionario della Questura.
Le famiglie intanto stanno valutando la querela. «Poco fa mia figlia è stata dimessa dall’ospedale. Ringrazio il personale dei reparti di Radiologia e Ortopedia dell’ospedale Lotti di Pontedera, per averla sostenuta con grande affetto e professionalità. Mia figlia minorenne ha fatto accertamenti per le ecchimosi dovute alle botte che ha preso. Caduta in terra per le spinte ricevute, è stata investita da un poliziotto che ha preso di mira la sua gamba destra a manganellate. Mia figlia non poteva difendersi, ha detto al poliziotto di fermarsi, ma non è stato così. Poliziotti, non so come stasera guarderete in faccia i vostri figli. Ho il disgusto e i brividi», ha scritto una mamma su Facebook secondo quanto riporta il Quotidiano Nazionale.
Botte alle spalle, alla testa, alle gambe
Un’altra madre parla oggi con Repubblica delle condizioni del figlio, che ha 16 anni ed è ancora sotto shock. «Gli hanno dato cinque giorni di prognosi per contusioni multiple: ha preso botte alle spalle, alla schiena, alla testa e alle gambe», ha raccontato.
La donna ha parlato anche della causa collettiva: «Io ho parlato con quelle che si trovavano in ospedale e sono tutte della stessa idea. Bisogna individuare i colpevoli, non c’erano motivi per agire così. Era una manifestazione pacifica».
Nei video si vede anche chiaramente che nessuno dei giovani ha in mano bastoni, pietro o altri oggetti pericolosi. «Un’amica di mio figlio è rimasta in osservazione per un trauma cranico, un altro è stato colpito all’addome e aveva sangue nelle urine, si temeva un’emorragia interna. Stiamo parlando di ragazzini, li hanno curati in pediatria», aggiunge la donna.
Lo studente picchiato
Uno studente picchiato invece parla oggi con il Qn. Si tratta di Francesco, studente 18enne dell’Itis da Vinci. «In generale volevamo solo salvaguardarci. Una ragazza, le immagini hanno fatto il giro del web, è stata manganellata forte in testa e sanguinava. È arrivata l’ambulanza». I ragazzi hanno alzato le mani davanti alle forze dell’ordine «prima» della carica, spiega il ragazzo. «È stata la prima volta che mi sono ritrovato in una situazione del genere. Ci aspettavamo la Celere, che è stata presente nelle ultime manifestazioni simili. È successo perché l’iniziativa era pro Palestina, altrimenti non sarebbe andata così».
(da agenzie)
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