PONTE SULLO STRETTO, VIETATO PROTESTARE
UN EMENDAMENTO DELLA LEGA AL DDL SICUREZZA MIRATO A COLPIRE CON UNA AGGRAVANTE CHI PROTESTA… RABBIA TRA LE DUE SPONDE
Con un emendamento presentato al ddl sicurezza dal deputato Igor Iezzi, attualmente in discussione in commissione Affari Costituzionali, la Lega propone l’inserimento di una nuova aggravante dei reati contro la pubblica incolumità che sembra ritagliata sulla variegata rete di attivisti che da mesi protesta contro la maxi opera. La nuova fattispecie prevede un aumento “da un terzo a due terzi della pena” nel caso in cui “la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.
L’emendamento andrebbe a integrare il comma 1 lettera b che si propone di punire l’ennesimo nuovo delitto contro la pubblica incolumità mirato a perseguire quello che il governo definisce “terrorismo della parola” cioè non solo chi “si procuri o detenga materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose”, ma anche “ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo, ovvero di sabotaggio di uffici e servizi pubblici o servizi di pubblica necessità”. Una definizione assai vaga secondo i giuristi, che soprattutto sotto l’ombrello del sabotaggio potrebbe inglobare anche atti di resistenza pacifica o materiali di propaganda che invitano a farli.
Bonelli: “La Lega vuole intimidire chi protesta”
Indignato il leader dei Verdi e parlamentare di Avs Angelo Bonelli, che da tempo contro il Ponte ha avviato una battaglia anche legale a colpi di esposti. “La Lega vuole mandare in carcere chi protesta contro il Ponte sullo stretto di Messina. Questa è la conferma della svolta autoritaria e repressiva nei confronti di chi dissente dalle folli politiche di questo governo. Quello di Iezzi é un emendamento che vuole intimidire la legittima protesta contro il ponte e se fosse approvato verrebbe previsto il carcere da 4 a 20 anni anche a chi con immagini o atti simbolici possa minacciare il blocco di opere infrastrutturali. Per chi protesta quindi è prevista una pena tripla rispetto alla corruzione e altri reati gravi come rapina e altro. Siamo in una vera emergenza democratica”.
Rabbia e indignazione fra i NoPonte
La notizia è arrivata in fretta negli ambienti del movimento No Ponte delle due sponde, che non ci hanno messo molto a leggerlo come una risposta alla grande manifestazione che sabato scorso ha sfilato per le strade di Villa San Giovanni. “Regime”, si commenta nella chat, “questo dimostra che hanno paura”, fa notare un altro.
“Matteo Salvini continua nella deriva securitaria avviata con i decreti sicurezza già al suo primo mandato da ministro. Nell’immaginario collettivo si trattava di misure esclusivamente relative alle migrazioni, ma in realtà sono stati colpiti anche attivisti e sindacalisti con una stretta su blocchi stradali, picchetti, libertà di manifestare e protestare”, osserva Peppe Marra, dirigente regionale dell’Usb e storico attivista del movimento No Ponte. “L’obiettivo – sottolinea – è tentare di criminalizzare il movimento No Ponte, che è sempre stato un movimento plurale, ed è paradossale che arrivi proprio a pochi giorni dalla manifestazione”:
In 5mila a Villa San Giovanni
A quindici anni dall’ultimo corteo sulla sponda calabrese, sabato scorso oltre cinquemila persone sono scese in piazza a Villa San Giovanni per dire No al ponte sullo Stretto. In piazza, una galassia variegata di sigle, comitati, associazioni, dalla storica rete No Ponte agli scout, dai centri sociali alla chiesa valdese, passando per associazioni ambientaliste, gruppi organizzati di cittadini delle due sponde, partiti – Pd, Avs, Movimento 5s, Rifondazione comunista, Potere al popolo e la galassia di formazioni della sinistra radicale – sindacati – Cgil e Usb – senza contare i sindaci, non solo di Villa San Giovanni, ma di tutta la fascia tirrenica calabrese.
“Questo è un segnale evidente delle difficoltà crescenti del ministro Salvini sia dal punto di vista tecnico, con un progetto che sempre di più dimostra di fare acqua da tutte le parti, sia dal punto di vista del consenso – tuonano gli attivisti – È un atto senza senso che dimostra la volontà di questo governo di passare sulla testa e sulla volontà delle persone”.
La sindaca Caminiti: “Emendamento contro i baluardi della democrazia”
Insorge anche la sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti: “Nessuno può impedire o imbavagliare la libera e democratica manifestazione. Per tale ragione sembra a me davvero impossibile che un parlamentare abbia presentato un emendamento di questo tenore: non contro questo o quello, ma contro i capisaldi della Repubblica italiana, democratica ed antifascista – tuona Caminiti – Occupiamoci noi istituzioni, per prime, di principi e valori: i beni immateriali di questo Paese valgono incommensurabilmente più di qualunque opera strategica, perché la prima infrastruttura è la garanzia delle libertà democratiche e dei principi irrinunciabili della nostra carta costituzionale”.
Sulle due sponde, montano rabbia e indignazione. “L’attacco a mezzo emendamento” ai manifestanti arriva mentre il ministero di Salvini continua a tacere sulla richiesta di sospensione della conferenza dei servizi formalmente presentata oltre una settimana fa dai sindaci delle due sponde.
Alla luce della proroga concessa alla Stretto di Messina per cercare di mettere una pezza alle quasi 240 criticità evidenziate dal ministero dell’Ambiente, le amministrazioni chiedono di avere il tempo necessario per poter analizzare i nuovi documenti e formalizzare le proprie osservazioni, altrimenti da consegnare entro il 2 giugno. “Ma come si fa ad esprimersi su studi che di fatto ancora non ci sono?”, è la domanda che arriva dai territori interessati dalla maxiopera. Traduzione, una questione non semplicemente tecnica, ma politica: alle amministrazioni il ministero ha intenzione di concedere i medesimi diritti e deroghe concessi al suo contraente generale?
Da Roma sulla questione arriva solo silenzio, mentre riverbera l’eco del nuovo emendamento presentato in commissione che sul movimento No Ponte sembra ritagliato.
(da agenzie)
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