PRENDE FORMA IL PIANO B E A SORPRESA SPUNTA IL CANTO DEL GALLO
IL PRESIDENTE DELLA CONSULTA SAREBBE UNA FIGURA IDEALE PER RIFORMARE
La revoca del pre-incarico a Pier Luigi Bersani apre la strada ad un incarico pieno che il Capo dello Stato conferirà al termine del nuovo giro di consultazioni che avrà inizio questa mattina.
È per questo motivo che da ieri sera nel Palazzo è ripartito il tam-tam delle voci e delle indiscrezioni sui papabili, sui possibili incaricati a guidare il primo governo post-elettorale.
Voci flebili e senza gran fondamento per una ragione paradossale: l’incarico di formare un governo sarà conferito molto celermente, ma a Napolitano mancano ancora gli ultimi elementi per una scelta ponderata.
La prima questione che il Capo dello Stato dovrà risolvere riguarda la forza della pregiudiziale del Pdl sul prossimo inquilino del Quirinale: è vero o no che Berlusconi è disposto a votare candidati alla presidenza della Repubblica soltanto di provenienza di centro-destra?
È vero o no che, una volta risolta questa querelle, per il Pdl un premier vale l’altro?
E dunque, anche Bersani?
Soltanto al termine del nuovo giro di consultazioni, il Capo dello Stato sarà in grado di avere tutti gli elementi per poter calibrare l’incarico.
Anche se gli eventi degli ultimi giorni e il riaccendersi di focolai speculativi hanno risollevato le quotazioni di personalità come Fabrizio Saccomanni e Giuliano Amato, mentre per un governo di breve durata (riforma elettorale, misure essenziali per l’economia, elezioni in ottobre) ha preso quota l’ipotesi di una figura di assoluta garanzia come quella del Presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo.
Si sono invece ristretti i margini per un incaricato di area Pd.
Nelle ultime settimane, dopo il risultato incerto delle elezioni e attendendo le determinazioni dei principali partiti, il Capo dello Stato nella più assoluta riservatezza ha studiato profili, scenari, immaginato soluzioni.
Per non farsi trovare impreparato nella malaugurata ipotesi che le esplorazioni degli incaricati si concludessero con un nulla di fatto.
In una prima fase è stata valutata l’ipotesi di un premier di forte caratura economica e di prestigio internazionale – il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco – ma una catena di controindicazioni hanno rapidamente indotto a cercare nuove strade.
Nelle settimane scorse, al Quirinale hanno preso in considerazione anche un’ipotesi molto spiazzante, rimasta copertissima, la ulteriore prova della fantasia politica del Capo dello Stato: quella del presidente dell’Anci Graziano Delrio.
Sindaco di Reggio Emilia (provincia nella quale il Pd ha ottenuto la percentuale più alta d’Italia), cattolico, padre di 9 figli, medico internazionale, eletto da una maggioranza bipartisan alla presidenza dell’Anci (gestita con un piglio indipendente apprezzato dai sindaci di centrodestra), Delrio è un personaggio nuovo, estraneo alla «vecchia politica» ma con un profilo istituzionale e, avendo parteggiato per Renzi alle Primarie Pd, anche una personalità che – vista con gli occhi degli ex Ds – capace di garantire un’alternativa al sindaco di Firenze.
Ma negli ultimi giorni il riaccendersi di segnali speculativi hanno preoccupato il Capo dello Stato, riportando i riflettori su personalità capaci di «parlare» ai mercati, anche nel caso di un governo di breve durata.
Ecco perchè è riaffiorato il nome di Fabrizio Barca, ministro alla Coesione nel governo Monti. Cinquantotto anni, ex Fgci, laurea in Scienze Statistiche a Roma, master (vero) a Cambridge, una carriera in Banca d’Italia interrotta dalla chiamata di Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro, «Barca potrebbe essere un Prodi numero due», ha detto di lui Angelo Rovati, uno dei migliori amici dell’ex premier.
Ma una serie di motivi, interni ed internazionali, e l’impossibilità di «provocare» il Pd, nelle ultime ore sembrano riavvicinare la candidatura di Fabrizio Saccomanni, direttore della Banca d’Italia, di cui è stato per anni lo sherpa nei grandi summit internazionali, una grande conoscenza del mondo finanziario.
Ma ieri sera è rientrato a Roma da Ansedonia, dove si trovava, Giuliano Amato, di cui tutti – in Italia e all’estero – conoscono l’esperienza politica, la cultura giuridica ed economica.
Anche se l’apprezzamento internazionale gioca a favore pure di una personalità poco citata nel toto-premier di questi giorni: Emma Bonino.
Una radicale amica del Pd ma che nel 1995 è stata indicata da Berlusconi per la Commissione europea.
Fabio Martini
(da “La Stampa“)
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