PRIMARIE DEM USA, IN IOWA SI PROFILA LA CLAMOROSA VITTORIA DEL GIOVANE PETE BUTTIGIEG
MODERATO, SEI LINGUE, UFFICIALE IN AFGHANISTAN, COMPETENTE, GAY DICHIARATO, E’ IN TESTA CON IL 27% DEI VOTI QUANDO SONO STATE SCRUTINATI IL 62% DEI SEGGI
Arrivano con un giorno di ritardo e sono ancora parziali (solo il 62% dei seggi) ma i primi dati sulla primaria dell’Iowa danno una clamorosa vittoria al più giovane di tutti i candidati, il 38enne Pete Buttigieg, sindaco di South Bend, Indiana. E’ lui in testa con il 26,9% davanti a Bernie Sanders (25,1%).
Terza Elizabeth Warren col 18,3% mentre l’ex vicepresidente Joe Biden deve accontentarsi di un umiliante quarto posto con il 15,6%.
La dèbacle organizzativa del partito democratico in Obama (“un disastro, proprio come quando governano” ha commentato Donald Trump) continua a far discutere, ma a questo punto la novità è l’ascesa spettacolare di Buttigieg. I dati finali potrebbero cambiare questa classifica almeno per i due primi posti. Inoltre Sanders è leggermente in vantaggio su di lui nel voto popolare, cioè nel conteggio del numero assoluto di consensi.
Ma Sanders era già un favorito nei sondaggi, e l’anno scorso sfiorò la vittoria nella stessa sfida contro Hillary. Pete è l’uomo nuovo, improvvisamente i riflettori sono su di lui. “Elettori dell’Iowa, avete dato uno shock alla nazione”.
Così esultava già lunedì sera Buttigieg, protagonista di un exploit clamoroso: già si vede potenzialmente come un nuovo Barack Obama, la rivelazione, l’outsider che può sconvolgere tutti i pronostici.
Dall’Iowa, Buttigieg esce come il candidato in crescita nell’ala moderata del partito. Non che sia “moderato” in senso classico, la sua agenda riformista per esempio è favorevole al Green New Deal.
Non segue però l’anti-capitalismo di Sanders; nè approva il progetto di sanità statale della Warren che ha un costo dichiarato di 20.000 miliardi di dollari in un decennio. Buttigieg si vanta di essere “il più bravo a moltiplicare i numeri degli ex-repubblicani”, conquistando una parte di coloro che votarono Trump.
Da questo momento il dibattito sulla “eleggibilità ” si sposta in suo favore. In fondo nessuno ha mai provato un entusiasmo folle per Joe Biden, 77enne in evidente calo di energia.
L’appeal di Biden era la convinzione — confermata dai sondaggi — che lui sia il più rassicurante per riportare all’ovile democratico frange di operai delusi; senza spaventare il ceto medio con le supertasse di Sanders e Warren.
Buttigieg ora può argomentare di essere lui il centrista giusto: giovane, brillante, competente (parla sei lingue), ex ufficiale che ha servito in Afghanistan. Non tutti sono convinti che l’America sia “pronta” a eleggere presidente un gay dichiarato, sposato con un uomo (che appare sempre a fianco a lui nei comizi). Però, ribatte Buttigieg, “ricordatevi cosa dissero quando Obama osò dichiarare la sua candidatura nel 2007”. E’ vero, anche allora a molti sembrò fanta-politica un afroamericano alla Casa Bianca. L’America non era pronta, si disse.
E proprio nell’Iowa la stella di Obama cominciò la sua ascesa nel 2008, con un sorprendente sorpasso su Hillary Clinton. L’altra cosa che Buttigieg si diverte a ricordare: “Tutti scherzavano sul suo nome. Dicevano: mai l’America avrà come presidente uno che si chiama Barack Hussein Obama. Nel mio caso, ho preso più voti di quanti siano gli elettori che hanno imparato a pronunciare il mio cognome”. Già ci scherza sopra Trump, su quel cognome cacofonico, storpiandolo a piacere. Il limite vero di Pete è un altro. Buttigieg ha avuto delle performance eccellenti in tutti i dibattiti televisivi perchè è preparato su ogni dossier, ha uno stile di comunicazione efficace e incisivo, ha i nervi saldi e non tradisce emozioni quando lo attaccano. Ha però come unica esperienza un mandato di sindaco di una cittadina di centomila abitanti. Obama al suo debutto nel 2008 aveva dieci anni più di lui, e una legislatura al Senato di Washington.
(da “La Repubblica”)
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