PRIMARIE PD, ALLA CONVENTION RENZI PARLA GIA’ DA SEGRETARIO PD
E SULLA LEGGE ELETTORALE DEPONE L’ARMA DEL MATTARELLUM
Andrea Orlando e Michele Emiliano criticano Matteo Renzi. Lui a stento risponde, piuttosto rivolge la critica al M5s, il convitato di pietra della convenzione nazionale che oggi all’Hotel Ergife di Roma ha ratificato i risultati dei congressi di circolo e avviato la corsa per le primarie del 30 aprile.
Orlando, Emiliano, Renzi: un Pd alla ricerca di audience per evitare il flop ai gazebo, portare gente a votare, non soccombere di fronte alla concorrenza pentastellata.
All’indomani della kermesse grillina di Ivrea, seguitissima dai media, il Pd cerca il rilancio e lo smalto.
Prima dell’intervento dei tre candidati, il presidente della Commissione congresso Roberto Montanari mette da parte le polemiche sui dati delle assise locali.
Il Pd ha più iscritti dei socialisti francesi o spagnoli, è il senso del suo ragionamento che vuole inquadrare tutta la discussione all’interno di un quadro sistemico di crisi dei partiti tradizionali, in tutt’Europa.
Oggi anche il Pd di Renzi è messo così. E allora c’è Orlando che tenta la sua ricetta. “Attenti che il Pd rischia di diventare il primo fattore di stabilità in Italia”.
Oppure: “Noi siamo nati per essere il partito del riscatto, non possiamo diventare il partito della rivincita. Matteo si è dimesso dopo il 4 dicembre, ma il messaggio è lo stesso…”.
Insomma: “E’ vero che stiamo uscendo dalla crisi, ma a una famiglia con un figlio senza lavoro, se dici ‘ce l’abbiamo fatta’, quella famiglia ti sente distante e si incazza”. Ancora: “Va bene parlare con Marchionne, ma con gli operai ci vogliamo parlare?”.
E infine: “Evitiamo uno smarcamento quotidiano da un governo e un premier che in una situazione difficile sta proseguendo il lavoro del governo precedente. Non giova al Pd e non giova al governo”.
Paolo Gentiloni è in sala all’Ergife. Anche perchè, continua il Guardasigilli, non va bene “inseguire le nuove formule della destra. Dei populisti. Ogni volta che diventiamo la copia sbiadita dell’originale, è l’originale a prevalere”.
Dopo Orlando parla Emiliano, dal letto di ospedale dopo l’incidente che si è procurato in Calabria ballando la tarantella ad un’iniziativa elettorale.
Scomparsa la canottiera a costine dei primi videomessaggi che hanno fatto il giro del web subito dopo il ricovero, il governatore si presenta in polo blu.
Alle sue spalle, l’asta per flebo non è in funzione, ma sta lì a ricordare che Emiliano si trova in ospedale. “La comunicazione senza contenuto può irritare”, attacca. “Bisogna uscire dalla logica di un uomo solo che salva tutti e entrare nella logica di tutti che salvano ciascuno”, continua dopo aver parlato di petrolio e battaglie ambientaliste.
L’assemblea inizia con scintille appiccate dai suoi (i deputati Ginefra, Boccia) che provano a chiedere il rinvio delle primarie per via dell’infortunio capitato al loro candidato. “C’è un uomo a terra”, si allarma Ginefra. Renzi non raccoglie, Orlando sì. Emiliano: “Grazie Orlando, non chiedo il rinvio”.
Buona la prima, si vota il 30 aprile senza proroghe.
Renzi chiude l’assemblea dell’Ergife parlando già da vincitore, nei congressi dei circoli e nei sondaggi. E’ già in campagna elettorale contro il Movimento 5 stelle.
Per votare al più presto possibile. “Basta parlare al nostro interno, la gente non ci segue più perchè è già avanti e aspetta che finiamo di litigare. Le primarie non servono a farci i selfie ma per guardarci intorno…”.
E quindi la giornata del M5s a Ivrea entra nel mirino dell’Ergife.
Il Movimento cinque stelle “è una dinastia, noi usiamo la democrazia”, scandisce Renzi parlando di Davide Casaleggio, il figlio di Gianroberto fondatore del movimento, “finalmente i cinquestelle hanno indicato il loro capo”.
“Parlando di reddito di cittadinanza e pensano di finanziarlo tagliando le pensioni d’oro e i vitalizi… Fake news che però passano: dobbiamo lavorarci meglio di come ho fatto io, lo ammetto”.
Il resto è orgoglio del suo Pd, soprattutto del suo governo. “Siamo passati dal Pd dei convegni al Pd delle leggi”.
E: “Andrea, bella la tua idea di andare davanti ai cancelli delle fabbriche, ma non ti hanno preso a calci perchè le abbiamo tenute aperte noi con Marchionne… Siamo noi il partito del lavoro”.
L’inchiesta Consip: “Non saremo mai il partito dei giudici, ma della giustizia. Io ho tatuate addosso le cose che sono successe negli ultimi 4 mesi, tutte le settimane saremo lì a chiedere di fare luce, siamo dalla parte dell’onestà , parola che non lasciamo a nessun altro”.
E se Orlando ha promesso di riunire “la segreteria a Bruxelles periodicamente, se vinco”, Renzi annuncia “il veto italiano all’inserimento del fiscal compact nei trattati europei”. Sempre se vince le prossime elezioni. Più che sulle primarie, la convenzione pare proiettata su quelle.
“Il caso Torrisi è un fatto enorme”, dice Renzi riferendosi all’incidente della scorsa settimana in Senato. Certifica che sulla legge elettorale “in Parlamento c’è la stessa maggioranza che c’è stata al referendum”, vale a dire proporzionalista e frastagliata. “Quindi la responsabilità di una iniziativa, di avanzare una proposta spetta a loro”.
Suona come un abbandono del campo di proposta maggioritaria.
Se ieri si diceva Mattarellum, ora si dice ‘accada quel che accada’. “Basta con chi ha sempre da ridire. Chi perde non bombardi il quartier generale”, chiude Renzi che solo la scorsa settimana ha cominciato a ‘terremotare’ il governo.
(da “Huffingtonpost“)
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