PROCESSO AI SOCCORSI E GIUDICI POLITICIZZATI: ACCUSE CHE NON STANNO IN PIEDI ALLA “MARE JONIO”
DOPO AVER LASCIATO PER OLTRE 30 GIORNI 26 MIGRANTI A BORDO DI UN MERCANTILE ETIENNE MAERSK, OMETTENDO IL DOVERE DI PORTARLI A POZZALLO, ORA ACCUSANO LA ONG DI AVER FATTO QUELLO CHE AVREBBE DOVUTO FARE LO STATO ITALIANO… L’ARMATORE E’ LIBERO DI FARE UNA DONAZIONE A CHI CAZZO GLI PARE
Il Gup del Tribunale di Ragusa Schininnà ha rinviato a giudizio tutti gli imputati del caso Mare Jonio. Gli imputati devono rispondere del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato appunto dal trarne profitto. Oltre al comandante della nave della Ong Mediterranea Saving Humans, Pietro Marrone, vanno a processo Alessandra Metz, legale rappresentante della società armatrice Idra Social Shipping, Giuseppe Caccia vicepresidente Cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans, e tre componenti dell’equipaggio, il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo, Geogios Apostolopoulos.
L’indagine scattò nel settembre del 2020 in seguito al trasbordo di 27 naufraghi dalla nave cargo danese Etienne Maersk alla nave umanitaria Mare Jonio, che li fece poi sbarcare a Pozzallo (Ragusa).
Due mesi dopo la società armatrice della Maersk versò 125mila euro all’armatrice della Mare Jonio, ossia la Idra Social Shipping. Di qui l’aggravante di avere tratto profitto dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La prima udienza del processo si terrà il 21 ottobre prossimo davanti al tribunale di Ragusa.
Immediata la reazione di Luca Casarini, che prova a ribaltare le accuse. “Non ci faremo spaventare da nessuno. Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone, lasciate in mezzo al mare per 38 giorni. Questo processo diventerà l’occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità, sul perché queste persone sono state abbandonate. Diventerà un processo all’omissione di soccorso”.
Una linea ribadita anche da uno difensori della Ong, l’avvocato Serena Romano. “Sentiremo in aula anche i vertici della Maersk che ci diranno che non c’è stato nessun accordo economico con la Mare Jonio, poi porteremo in aula anche i naufraghi per raccogliere la loro. Questo è un processo ai soccorsi”.
Maersk smentisce: “Nessun accordo con Mare Jonio. Sosteniamo le Ong”
La compagnia danese, che non è indagata, nega che vi sia stato un accordo economico per il trasbordo dei migranti. “Pronti a spiegare agli inquirenti, ma non ci hanno contattati”
La petroliera Maersk Etienne, bloccata per 38 giorni con 27 migranti
L’inchiesta della procura di Ragusa sul trasbordo di 27 migranti dalla petroliera “Maersk Etienne” alla nave umanitaria “Mare Jonio” dovrà adesso affrontare una ricostruzione alternativa. Fornita direttamente dal gigante della navigazione commerciale danese.
Da Copenaghen un portavoce della compagnia ha inviato una lunga nota per ricostruire i fatti. Un racconto che pone a questo punto nuovi interrogativi. Già ieri Maersk in una dichiarazione ad “Avvenire” aveva precisato di non essere stata mai contattata dagli investigatori, nonostante il bonifico da 125mila euro in favore dell’armatore di “Mediterranea Saving Humans” provenisse proprio dalla compagnia, un colosso che fattura oltre 36 miliardi di euro all’anno.
Ecco cosa scrive Maersk: “Il 5 agosto 2020 l’equipaggio della Maersk Etienne (la nave petroliera di proprietà del gruppo danese, ndr) ha salvato 27 persone in difficoltà in mare su richiesta delle autorità maltesi. Una volta salvati, loro e l’equipaggio sono stati lasciati bloccati per 38 giorni, senza che nessuna autorità fosse disposta a permettere alla nave di fare scalo e consentire lo sbarco in sicurezza delle persone salvate”.
Si è trattato del più lungo stop mai registrato in epoca recente nel Canale di Sicilia.
“Dopo diverse richieste di assistenza rimaste senza risposta, la situazione – si ricorda nella nota – è diventata terribile dal punto di vista umanitario. Abbiamo concordato con Mediterranea che avrebbero condotto una valutazione sanitaria utilizzando il team medico a bordo della Mare Jonio”.
A questo punto il comandante della petroliera, in accordo con l’armatore, ha dato l’ok al trasbordo. “Il trasferimento sulla nave è avvenuto in seguito alla loro valutazione che le condizioni delle persone salvate richiedevano cure immediate in strutture mediche adeguate. Era una situazione umanitaria – insiste Maersk – vogliamo chiarire che in nessun momento prima o durante l’operazione è stata discussa o concordata una compensazione o un sostegno finanziario”.
.Il bonifico, come indicato dagli inquirenti, è stato incassato da “Idra”, proprietaria di Mare Jonio, due mesi dopo l’arrivo dei migranti in Sicilia. “Mesi dopo l’operazione di salvataggio, Maersk Tankers – si legge ancora nella dichiarazione del gruppo navale – ha incontrato i rappresentanti di Mediterranena per ringraziarli della loro assistenza umanitaria. In seguito a questo incontro, abbiamo deciso di dare un contributo a Mediterranea per coprire alcuni dei costi sostenuti a causa dell’operazione. Questo è stato effettuato per un importo di 125.000 euro e con il pieno sostegno della
direzione di Maersk Tankers”.
Prima di chiudere la nota Maersk tiene a precisare che il sostegno a Mediterranea non è una scelta dettata da un singolo episodio ed anzi fa parte di un impegno più ampio: “Continuiamo a spingere per un’azione politica decisiva per evitare il ripetersi dell’incidente della Maersk Etienne. Il lavoro maggiore sulla questione avviene attraverso Danish Shipping (l’associazione degli armatori della Danimarca, ndr) che sta dialogando con le autorità danesi, l’Unione europea, l’Organizzazione marittima internazionale e altre parti interessate”.
(da agenzie)
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