PURA RAZZA PADAGNA: IL MANIFESTO ETNICO DELL’ARIANO ATTILIO FONTANA CHE IN GERMANIA STASERA SAREBBE UN EX CANDIDATO
LA DESTRA DELLA PAURA E DELLA BAVA ALLA BOCCA, DAI MIGRANTI “DELINQUENTI” DI BERLUSCONI ALLA DIFESA DELLA RAZZA DEL TIPICO FUSTO ARIANO… TRA IMBARAZZI E SILENZI, NESSUNA VERA PRESA DI DISTANZA
Eccolo il volto duro della destra, in un gioco al rialzo che culmina in una sorta di manifesto in difesa della razza, proclamato da Attilio Fontana, il candidato leghista con il curriculum di moderato: “Dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate”.
Un linguaggio da anni Trenta affidato a un ragionamento, dai microfoni di Radio Padana, non breve, segno di una profonda convinzione, non voce dal sen fuggita: “Se la maggioranza degli italiani dovesse dire noi vogliamo autoeliminarci vorrà dire che noi che non vogliamo autoeliminarci ce ne andiamo da un’altra parte”.
Proprio così: difesa della razza bianca, etnia a rischio eliminazione.
Il tema immigrazione piomba sulla campagna elettorale, dopo giorni di trovate fantasiose (e senza coperture) sull’economia — Fornero, flat tax, pensioni per tutti – nel modo più inquietante (e senza limiti).
In una sorta di competizione, a destra, tra imprenditori politici della paura.
Paura, da coltivare e alimentare fino al parossismo, perchè frutta in termini di consenso. Silvio Berlusconi, ospite dalla D’Urso aveva parlato di “mezzo milione di migranti che vengono in Italia solo per delinquere”.
Oggi il salto di qualità , dalla minaccia in termini di sicurezza alla difesa della purezza etnica che sposta odio e paura su terreno antropologico.
Parole che ad Arcore suonano come una conferma dei limiti del candidato, ma non producono un sincero moto di indignazione pubblica e neanche un distinguo tangibile, in un partito che si definisce moderato e “baluardo della democrazia e dalla libertà “.
Anzi, il tentativo è quello di minimizzare, derubricare a “gaffe” l’uscita di Fontana, e chiudere al più presto un caso che rischia di diventare tatticamente imbarazzante.
La Gelmini, più per dovere che per convinzione, dice sbrigativamente: “La frase è infelice, ma Fontana si è scusato”.
Imbarazzo, neanche eccessivo. Non presa di distanza valoriale, politica, di fronte a una frase che avrebbe portato al ritiro del candidato nei partiti moderati e antirazzisti davvero, come la Cdu di Angela Merkel, invocata come modello quando c’è da parlare di grande coalizione, ma dimenticata, come la lezione della storia che in Germania è ben presente, quando non conviene perchè la Lombardia val bene qualche delirio razzista.
La natura dell’allarme, scattato ad Arcore, è tutta elettorale più che sulla “presentabilità ” del candidato: “Presidente — suggerisce un fedelissimo – deve mettere il bavaglio a questo improvvisato, ci fa perdere voti”. Risposta: “Come darti torto”.
Perchè Attilio Fontana, candidato con un deficit di “notorietà “, si è fatto conoscere nel peggiore dei modi.
Con una di quelle frasi che ti marchia a vita. Parole che, d’un tratto, fanno sprofondare l’immagine di un candidato moderato, con cultura istituzionale ed esperienza di governo nella civile e cattolica Lombardia.
Il risultato elettorale non è in discussione, perchè il vantaggio della coalizione è ampio e la sinistra è divisa, e poi c’è il traino del voto politico nazionale, però è anche vero che di enormità in enormità , si presenta poi sempre una soglia di rischio.
Anche in termini di immagine complessiva, perchè è evidente che è già caduto l’appello del capo dello Stato a una campagna elettorale civile, su contenuti e proposte serie e credibili.
A cinquanta giorni dal voto, dopo la fase delle promesse da Bengodi, il candidato a governare la regione più europea parla come neanche Casapound.
Avanti così prima o poi una bacchettata quirinalizia può arrivare.
E in molti si stupiscono che non sia ancora arrivata.
(da “Huffingtonpost”)
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