QUALCUNO LO ASCOLTI
MARIO DRAGHI METTE IN GUARDIA SUL FUTURO COMPROMESSO DEI GIOVANI… I PARTITI APPLAUDONO INERTI E SI PERDONO IN BEGHE ELETTORALI
Sembra di essere tornati a qualche lustro fa, quando il Meeting di Rimini era il centro della politica di fine agosto. Dopo l’appello alla responsabilità di Sergio Mattarella, ecco lo speech di Mario Draghi, che rompe mesi di silenzio per confermarsi più quale riserva aurea della Repubblica che come alternativa a Giuseppe Conte. Sembra di essere tornati a un lustro fa, quando Giorgio Napolitano veniva rieletto e la sua invettiva contro i partiti incapaci di trovargli un’alternativa veniva applaudita da torne di parlamentari in adorazione mentre venivano bastonati.
Quello scenario sgangherato si è andato deteriorando invece di rattopparsi, e l’ex banchiere centrale è volato alto, si è tenuto tanto prudentemente quanto legittimamente lontano dalla tenzone quotidiana, da una politica che si affanna intorno agli accordi elettorali per Pomigliano e per le Marche o per i patti anti-inciucio, e che cicaleggia dai luoghi di vacanza rimandando a settembre il districarsi di nodi che potrebbero strozzare il paese.
C’è una sorta di “Quirinal mind” nel discorso costellato di applausi dell’ex banchiere della Bce. Il suo monito informale lega il tema del debito a quello dei giovani, sprona a una politica economica razionale, diffida del reiterato utilizzo dei sussidi a pioggia, tiene lo sguardo fisso sull’Europa, e su un orizzonte che non si limiti al raggranellare consenso all’interno del caos emergenziale. C’è da che riflettere per tanti, da Palazzo Chigi in giù, con Giuseppe Conte che tace per non dar l’impressione di voler inseguire un concorrente scomodo, nella speranza che qualcuno ascolti. Perchè, senza voler fare l’esegesi del testo, i messaggi lanciati da Draghi sono precisi, e toccano nel vivo la cosa giallorossa, le sue contraddizioni, i suoi rinvii e le sue giravolte. “I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire”, concede l’ex governatore della Banca d’Italia. Poi scarta: “Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuro”.
Per questo “dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. Altrimenti finiremo per essere controllati dall’incertezza invece di esser noi a controllarla. Perderemmo la strada”. E invece “ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire”.
E giù gli applausi, da Italia viva (che chiede subito l’abolizione di Quota 100 e del reddito di cittadinanza perchè altrimenti “sarebbe da ipocriti applaudirlo”) così come dal Partito democratico, mentre i 5 stelle vorrebbero ma non possono, perchè a batter le mani a un esponente di una categoria (i banchieri) da sempre nella lista nera del grillismo ci si rischia di scottare le mani.
“Il futuro è nelle riforme anche profonde dell’esistente. Occorre pensarci subito”, dice Draghi, sottolineando che sarà inevitabile gravarsi di ulteriore debito. Con un distinguo fondamentale: “Sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè debito buono”. Tradotto: se il Governo continuerà con i sussidi, con un caos disorganizzato nella programmazione, con la distribuzione dei soldi del Recovery fund, metterà una seria ipoteca sul futuro del paese.
È rivelatrice una coincidenza: nel giorno in cui l’esecutivo si incarta ancora una volta sulla gestione della ripartenza dell’anno scolastico, l’ex governatore della Bce batte il tasto proprio su questo: “Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato – dice alla platea ciellina – dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani”. Un obiettivo tanto concreto quanto “morale, perchè “privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
La speranza è che, nel calendario fittissimo delle cose rinviate e da affrontare a settembre, qualcuno lo ascolti. Per ora in agenda non c’è neanche una data cerchiata di rosso per discutere e farsi trovare pronti con la lista delle cose da fare all’appuntamento con i fondi europei.
(da “Huffingtonpost”)
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