QUANDO RENZI PROMETTEVA CONTANTE A 500 EURO E TAGLI AGLI SPRECHI PER 40 MILIARDI
ECCO COSA SOSTENEVA DURANTE LE PRIMARIE 2012
“Occorre abbassare la soglia di tracciabilità dei pagamenti fino a 500 euro, dando incentivi alla diffusione di strumenti alternativi al contante”.
Di Matteo Renzi ce ne sono due.
Uno, premier, pronto anche a mettere la fiducia sul tetto al contante a tremila euro. L’altro, candidato alla segreteria Pd, che si impegna ad abbassare quello stesso tetto a 500 euro.
Ce n’è uno, premier, che dopo il lavoro di vari commissari alla spending review, accompagnati gentilmente (o in procinto di esserlo) fuori da Palazzo Chigi, propone un taglio della spesa di soli 5,8 miliardi in legge di stabilità .
L’altro che, in campagna elettorale per le primarie, promette tagli degli sprechi per quasi 40 miliardi.
Ce n’è uno, di Renzi, che ospite in tv di Lilli Gruber per presentare la manovra, afferma che l’evasione fiscale non è quantificabile e che tutte le stime sulle risorse sottratte illegalmente al fisco sono numeri “buttati lì”.
E un altro invece che, nero su bianco, quantifica l’evasione fiscale in 120 miliardi, dai quali conta addirittura di recuperarne tra i 30 e i 36.
C’è un Renzi premier, infine, che difende una manovra finanziaria fatta per lo più in deficit (14,6 miliardi di flessibilità Ue) e l’altro che prometteva di non scaricare i guasti di ieri sulle generazioni del domani.
Leggendo il programma di Matteo Renzi allora sindaco di Firenze, quando girava in camper per l’Italia nella sfida contro Pier Luigi Bersani, si possono notare alcune, evidenti, contraddizioni.
La più eclatante riguarda una delle misure più contestate della legge di stabilità : l’innalzamento del tetto per il contante a tremila euro.
Nonostante gli allarmi lanciati da Raffaele Cantone e dai magistrati Nino Di Matteo (Palermo), Franco Roberti (Antimafia) e Nello Rossi (Avvocato generale in Cassazione), Matteo Renzi ospite di Otto e Mezzo su La7 ha annunciato di essere pronto a porre la fiducia sul provvedimento: “La norma sui contanti non cambia, stiamo rimettendo gli italiani in condizione di spendere”.
Si tratta dello stesso Renzi che, come ricorda puntualmente l’economista Mario Seminerio, il 13 settembre 2012 scriveva nel suo programma alle primarie: “Occorre abbassare la soglia di tracciabilità dei pagamenti fino a 500 euro, dando incentivi alla diffusione di strumenti alternativi al contante”.
E’ solo l’ultimo dietro-front rilevato sulla questione spinosa del limite ai contanti.
Lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato di aver cambiato idea rispetto al passato, quando anche lui sosteneva la necessità di limitare la circolazione del contante per combattere evasione e riciclaggio.
Ma la via delle primarie è lastricata di buone intenzioni.
Come quella di arrivare a un taglio della spesa di circa 40 miliardi, senza contare i 30-36 miliardi recuperabili dall’evasione fiscale, secondo il premier. “Riteniamo realistici i seguenti obiettivi”, scriveva sicuro Renzi:
Una riduzione del 10% dei consumi intermedi dalla quale ricavare 12 miliardi; una riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese, obiettivo di risparmio 12-16 miliardi.
E ancora: una “riallocazione produttiva” di 50% dei fondi europei: obiettivo risparmio: 7-10 miliardi; una riduzione dell’area del pubblico impiego: “Obiettivo di risparmio 4 miliardi”. Per un totale di circa 40 miliardi circa.
Poco cambia che nella sua ultima legge di stabilità , pur godendo dell’aiuto di Carlo Cottarelli prima e di Roberto Perotti (in uscita) e del fidato Yoram Gutgeld, sia riuscito a mettere insieme una spending review di 5,8 miliardi.
A proposito di evasione: “In Italia 180 miliardi di evasione? I dati sull’evasione e corruzione sono totalmente inventati… buttati lì… Ma come fai a dirlo?'”, ha risposto Renzi a Lilli Gruber.
Eppure, sempre nel programma per le primarie di Renzi, è lui stesso a quantificare i soldi sottratti illegalmente al fisco italiano: la cifra è di 120 miliardi di euro.
Non solo: il 27 novembre dell’anno scorso esprimeva sconcerto per i dati sull’evasione fiscale durante l’inaugurazione dell’anno accademico della scuola di polizia tributaria della Guardia di Finanza: “Impressionante il numero di 91 miliardi stimati” di evasione fiscale, “qualcosa come sei punti di Pil”.
A voler mettere il dito nella piaga, si potrebbe fare un ultimo appunto al presidente del Consiglio sul programma presentato alle primarie 2012: quando, in un passaggio, scrive che “chi vuole governare deve prendersi un impegno chiaro di non scaricare sulla prossima generazione il peso dell’aggiustamento, come ha fatto chi ha governato in passato”.
La domanda sorge spontanea: i 14 miliardi di deficit della manovra, su chi verranno scaricati?
(da “Huffingtonpost”)
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